SIRIA, NUOVI SCONTRI
Decine di morti, 150.000 sfollati
Ancora violenza e morti in Siria, negli scontri tra il regime di Assad e le milizie turche.
Nella provincia di Idlib, secondo quanto riportato dall’Osservatorio siriano per i diritti umani, hanno perso la vita almeno 6 soldati turchi e oltre 30 siriani.
Erdogan chiede a Mosca di "non opporsi" alla rappresaglia militare turca, in quanto il bersaglio “non sono le autorità russe, ma il regime”. Il Cremlino replica osservando che i militari turchi non hanno avvertito la Russia dei loro movimenti.
Dopo aver di fatto deportato i curdi dal loro territorio, dunque, Erdogan non intende fermarsi, e prosegue nell’invasione della Siria, azione che ha, per lui, una duplice valenza: da un lato, quella di riunire la popolazione turca sotto il mito dell’uomo forte alla guida dell’azione militare, nel periodo di maggiore crisi della leadership del Sultano di Ankara, che nelle recenti elezioni amministrative ha dovuto cedere Istanbul e anche la stessa capitale all’opposizione; dall’altro lato, gli interessi economici in ballo sono enormi. L’idea di rimandare almeno due milioni di profughi siriani, attualmente in Turchia, nella sottile striscia di territorio (profonda circa 30 chilometri e lunga 480 fino all’Iraq) fino a pochi mesi fa amministrata dai curdi, sostenuta da progetti di villaggi, scuole, moschee ed ospedali che saranno costruiti per ospitare il ritorno in patria dei rifugiati rappresenta un disegno da 27 miliardi di dollari, per cui il presidente turco ha chiesto il contributo anche dell’Unione europea.
La cosiddetta “zona cuscinetto”, insomma, che ricorda tanto ciò che i nazisti volevano inizialmente fare degli ebrei, confinandoli in Madagascar. La soluzione finale, infatti, fu decisa solo una volta verificata l’impossibilità di quel trasferimento.
Intanto, sono 151 mila i civili sfollati da Idlib solo nell’ultima settimana e diretti verso la frontiera turca. Lo riferisce Muhammad Hallaj, direttore del Coordinamento per la risposta alle operazioni in Siria, organizzazione vicina ad Ankara. Da inizio novembre, quando è ripresa l’offensiva governativa, gli sfollati sono in tutto 692 mila, secondo la stessa fonte.
Se torniamo invece al 2011, la conta è terrificante: mezzo milione di morti e oltre 6 milioni di sfollati, a cui vanno aggiunti altrettanti profughi. Un vero e proprio esodo, una vergogna che investe l’intera umanità e che probabilmente, tra qualche decina d’anni, i nostri nipoti leggeranno con orrore sui libri di storia. Cosa risponderemo quando ci chiederanno dove eravamo?
Lascia un commento
NB: I commenti vengono approvati dalla redazione e in seguito pubblicati sul giornale, la tua email non verrà pubblicata.