SIRACUSA IN ABITO D’ALTA MODA NELLA VETRINA DEL MONDO
Le celebrazioni per il decennale della maison Dolce e Gabbana

Siracusa, a breve distanza dall’essere universale ombelico oracolare, per la vita scenica sulle pietre millenarie del teatro greco, si è mostrata con veste preziosa, lussureggiante, per farsi ammirare nella vetrina del mondo. È stata scelta da Dolce e Gabbana come sito per festeggiare, dall’8 all’11 luglio, il decennale di alta moda della loro maison, la città fondata dai Corinzi ma attraversata da dominatori che hanno lasciato tracce variegate, rendendola un caleidoscopio formidabile di storia. Una lunga storia, “ascoltata” dal mare che la circonda, bagnandola col suo azzurro cangiante, e “osservata” dalla sua luce abbagliante. Una pietra preziosa incastonata dalla mano divina a farne un gioiello vivido, dai colori accesi, dai bagliori incantevoli, a celebrare le doti peculiari di una terra aspra e rigogliosa, combattente e remissiva, fatalistica ma accogliente, dalla rocciosità che racconta di fatica, sofferenza, ma anche di tenacia, dignità e passionalità. Grande fervore per un evento sensazionale che ha trasformato nell’arco di alcuni giorni, particolarmente il centro storico Ortigia, in una passerella metropolitana. Il teatro ci ha fatto scendere negli inferi e sollevare nell’olimpo, la maison D&G ci ha fatto sognare ad occhi aperti tra le stelle dei rotocalchi mondiali, facendo indossare vesti realizzate con doviziosa cura ai luoghi studiati per far collimare l’arte stilistica della moda con la tradizione, la storia, i colori, i miti, la sacralità locali. Particolare omaggio a Santa Lucia, patrona della città e alla tradizionale e sentita processione che vede nella settimana della passione, l’incontro tra l’Addolorata e il figlio, Gesù, morto. Una processione, sulla passerella, che, dopo il balletto di apertura con noti ballerini, preparati dal coreografo Peparini, si è svolta simulando la realtà, per le donne abiti D&G neri con il velo nero, in segno di lutto e devozione, mentre gli uomini in abito nero coprivano il capo con la coppola, emblema dell’homo siculus.
Il corteo si è mosso sulle note della Cavalleria rusticana, di Mascagni, creandosi una suggestiva atmosfera di verisimiglianza, come se tutto si verificasse nella realtà, con i suoi stilemi, drammi, parvenze, riservatezze tipici di un mondo a tratti ancora tale nel provincialismo immobile, come l’ostrica verghiana attaccata allo scoglio, per paura di cambiamenti e di essere divorata da un mondo vorace, sconosciuto, ignoto, o all’inverso si potrebbe dire sul solco di un immaginario collettivo che è rimasto fermo nel ritenere certi simboli della sicilitudine eterni, indissolubili. Effetti stranianti e nel contempo abituali, nel mischiare realtà e finzione della realtà… Santa Lucia avrà sorriso pensando che a sfilare non fosse il suo simulacro ma una bella e avvenente modella dall’abito non d’argento ma argenteo, impreziosito da gemme splendide, fluttuante a rivestire il corpo di una giovane in passerella. Davanti una platea di vip internazionali, del mondo del cinema, della musica, del calcio, magnati, ammirati della bellezza del Duomo, della piazza, dei palazzi, già noti cinematograficamente per l’ambientazione in essi del film Malena, con Monica Bellucci, diretto da Giuseppe Tornatore, entrambi presenti alla sfilata. Una piazza che reca l’impronta della mescolanza e dell’avvicendarsi di popoli, ovoidale sfavillante, come il nucleo vitale che racchiude in sé l’uovo, simbolo e datore di vita. Di luculliana bellezza gli abiti che sfilavano, per le fogge barocche, vaporosi, “nuvoleggianti”, resi peculiari al tema con richiami angioleschi, decori sbalorditivi, colori accesi nell’esprimere la gioia di vivere, opere d’arte che hanno reso omaggio, oltre alla sacralità, alle figure mitiche del territorio, come ad esemplificare in concreto la bellezza dell’incontro di tracce epocali diverse. Un evento particolare quale la celebrazione decennale non poteva esaurirsi in un giorno, e così esso si è snodato per quattro giorni tra siti archeologici, sacrali, castello federiciano, location balneari, borghi marinari, per l’occasione trasformati a firma Dolce&Gabbana… Alta gioielleria, alta moda femminile e maschile si sono dispiegate in un trionfo cromatico che ben si innesta in una natura dai colori accesi, in angoli millenari, con una organizzazione magistrale che non ha lasciato nulla al caso. È stato come assistere alla realizzazione di uno scenario di fiaba, un carosello incantato grazie alla bacchetta magica di maghi che hanno fatto cadere polvere di stelle su Siracusa. In linea con le origini del suo passato, la città si è trasformata anche in agorà politica, sociale, piazza della democraticità della polis ellenica, della facoltà di esprimere per chiunque la propria opinione. Naturalmente è emerso un turbinìo diversificato sull’evento: da una parte i sostenitori della ricaduta positiva sulla città, dall’altra le critiche sulla mancata inclusività in un evento pur privato che ha usufruito di siti pubblici. Le luminarie, i fuochi d’artificio, le strutture realizzate, modelle e modelli, cene, balli, coreografie, yacht, panfili… insomma, tutto dai colori e a firma D&G, è finito…le luci sul palcoscenico fantasmagorico si sono spente… come scrive Manzoni, dopo la morte di Napoleone, nel “Cinque Maggio”: “Fu vera gloria? Ai posteri l’ardua sentenza”. Altra situazione, di sicuro! Piace pensare che l’attenzione data dai nostri stilisti a Siracusa per le sue bellezze, per la sua storia, attraverso l’alta moda, vanto del Made in Italy, possa essere un trampolino di riflessione e di lancio per l’economia. La città si presta a tanto per le sue bellezze ed eventi di tal genere richiedono forze lavorative in campo.
Occasioni simili, frequenti e via via in connessione con le professionalità locali giovanili, potrebbero dar vita alla nascita dell’impresa a largo spettro. Intanto a livello internazionale si potranno osservare ovunque, per la forza che hanno i potenti social media, siti e scorci meravigliosi di una piccola città e di un borgo, Marzamemi, dell’estremo lembo d’Europa, mentre noi che abbiamo vissuto e convissuto con tale evento, abbiamo avuto la possibilità di vedere il “bello” estetico, di tale settore con tutto il corredo, anche snob e capriccioso, lussuoso di vip internazionali incantati dalla magia di Siracusa… come scrive Montale ne “I limoni”, “qui tocca anche a noi poveri la nostra parte di ricchezza ed è l’odore dei limoni”. Proprio i limoni hanno troneggiato sulla gradinata della passerella a Piazza Duomo, simbolo assieme a tanto altro della “vera” “autentica” bellezza della terra di Sicilia e nello specifico di Siracusa.
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