SE LA MONTAGNA NON VA A MAOMETTO…

Fashion news

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La pandemia aveva messo tutti d’accordo, era tempo di rallentare, di ridurre le collezioni e le sfilate, il post pandemia doveva essere più cauto, più attento alla qualità che alla quantità, più attento all’ambiente. Ma come recita il proverbio: “di buone intenzioni è lastricato l’inferno”, il fashion system, complice la crisi finanziaria, non ci ha messo molto a ritornare ai ritmi pre pandemia. Quante volte abbiamo sentito dire che le sfilate in luoghi lontani dovevano diventare un lontano ricordo, perché non sostenibili in termini ambientali a causa degli spostamenti in “massa” di ospiti, addetti ai lavori che prendono voli o noleggiano jet privati. Oggi però si scopre che i “very important client” sono sempre più restii a raggiungere le grandi capitali dello shopping, chiusi nelle loro magioni dorate in Cina, Giappone, Corea, Arabia Saudita e un tempo che fu in Russia…et voilà le jeux son fe. Oggi è il fashion system ad arrivare da loro con grandi fashion show accompagnati da un parterre di star che sono delle vere e proprie vetrine, perché la vera verità è che se i ricchi non esistessero, nemmeno il fashion system, soprattutto l’haute couture, esisterebbe con buona pace dell’ambiente, della moderazione e del poco, ma meglio. Oggi i percorsi della moda sono inediti e hanno portato, in questi giorni, molte maison a sfilare in località frequentate da gente facoltosa e pronta, tra un impegno di lavoro e un aperitivo, a fare direttamente shopping a bordo passerella.

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La maison Chanel vola in Senegal, precisamente nella sua capitale Dakar per presentare la sua collezione Metier d’Art ’22-’23 scegliendo come location il Palais de Justice.La designer, Virginie Viard ha dichiarato: “volevo portare le cose oltre una normale sfilata di moda, ma piuttosto una serie di eventi. Sono tre anni che ci pensiamo. Voglio che sia un momento delicato, con un dialogo profondo e rispettoso”. Questa è stata la prima sfilata di Chanel in terra subsahariana, ma Dakar sta diventando sempre più un concentrato di arte, cinema, design che sta portando molta gente facoltosa a concentrare i loro affari e la loro vita privata nella capitale senegalese. La collezione è una fusione tra l’allure francese e la ricchezza dei ricami africani che ha dato vita a sessantatré outfit nei quali il sovoir faire francese nel creare abiti unici, abiti da sogno che solo poche elette potranno indossare è stato il motore principale. Il mood è inaspettatamente contemporaneo, anche se lo sguardo è rivolto agli anni ’70, fatto di stratificazioni, linee e volumi over, pelle, pattern leopardo e floreale, loghi in bella vista, plateau, collane di perline coloratissime, ricami carichi di perle e paillettes, una palette colori che va oltre il classico black and white di Chanel. Non potevano mancare i rimandi a Coco Chanel come l’iconico tweed, il tailleur pantalone e le perle sotto forma di macro bottoni.

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La maison Celine decide di giocare d’anticipo e vola a Los Angeles per presentare la sua collezione fall-winter ’23, quando la maggior parte delle maison presenteranno le loro collezioni tra gennaio e febbraio prossimo all’interno delle fashion week, Celine è già qui. La collezione dal nome evocativo: “The Age of Indieness” il designer, Hedi Slimane la manda in scena all’interno del Wiltern Theatre, palazzo in stile art Deco che ha ospitato molte leggende della musica rock americana. Una collezione che è stata una rappresentazione coerente ed efficace del rock, del lusso, del glamour della Hollywood che fu e che per molti very important client non è mai finita. La collezione ha avuto l’arduo compito di fondere il mood indie con il mood rock-glamour che ha dato vita a mini dress con frange scintillanti, blazer impreziositi da piume gold, jeans skinny, pantaloni in pelle, pattern leopardo, tanto nero accesso dall’oro e dall’argento, stivali neri, borse in suede. Outfit pensati per una vera donna che ama vestire rock, ma con glamour. Da prendere nota: in questi di giorni di shopping e per i prossimi saldi invernali le frange, lo sparkling, i mini dress, il blazer in velluto liscio, il plateau, il biker e lo stivale nero in generale saranno ancora grandi protagonisti il prossimo autunno-inverno, ma che non sarà difficile trovare oggi nei negozi…fashion addicted avvisata, mezzo portafoglio salvato.

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Quale location più consona, mondana e glamour di Saint Moritz si potrebbe immaginare per presentare una collezione dedicata allo sport all’aperto, agli outfit da sfoggiare sulle piste da sci o nel centro delle città montane più chic. La cittadina svizzera è stata la location perfetta per la maison Armani per presentare la sua linea Armani Neve, una linea nata quattro anni fa per andare incontro ad una sempre più grande richiesta di capi sportswear, ma glamour da parte di clienti facoltosi che amano passare le loro vacanze invernali sulla neve. Lo stesso designer, Giorgio Armani ha definito questa collezione come un perfetto equilibrio tra performance e stile, che garantisce un’ampiezza dell’offerta, che è dedicata sia allo sci che all’après ski”. Il tessuto d’elezione è quello tecnico, la palette colori è minimal in pieno stile Armani dove il tocco glamour è lasciato alle magnifiche eco pellicce che hanno chiuso un fashion show incantato grazie alla magia delle alpi svizzere e della luce magica che solo l’alta quota sa regalare.

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L’unico, per così dire, ritorno a casa è stato quello della maison Jacquemus, che dopo le candide spiagge hawaiane, torna a casa per presentare la sua collezione ready-to-wear spring-summer ’23 dal nome esplicito: “Le Raphia”. Nel Parc des exposition Le Bourget di Parigi le modelle hanno sfilato sotto una pioggia di rafia come chiaro riferimento al mondo campestre. L’elemento centrale della collezione è stata la rafia sotto le chiare spoglie di cappelli a tesa larghissima, sabot flat, borse che sembrano cestini da pic-nic. La palette colori è fatta prevalentemente da nuance morbide e campestri come il beige, il bianco, il giallo paglierino, l’arancio che ricorda il cielo al tramonto, ma non mancano il denim, il nero, i colori fluo che prendono vita soprattutto negli accessori. Il mood campestre dei capi, dato dal fitting morbido e pulito, si scontra con il mood anni ’90 dato del denim e degli accessori fluo, la stratificazione e l’oversize si scontrano con i mini dress, i blazer e i top in versione crop. La maison è pienamente riconoscibile grazie ai suoi codici distintivi come i tagli cut out, le linee pulite e oversize, i tagli strutturati che anche per la prossima estate non tradiranno gli estimatori della maison. Il designer ha trasmesso al suo pubblico la sua visione di mondo e ciò che ama: il bianco, il blu, la frutta, le righe, il sole, il grano, gli anni ’80, la poesia, tutto quello che ritroviamo sempre nelle sue sfilate. Simon Porte Jacquemus viene definito come il design delle cose semplici, ma se un a maison che in poco più di dieci anni ha raggiunto un fatturato di duecento milioni di euro, che piaccia o meno, è la prova che le cose semplici pagano sempre, anche nell’eclettico mondo del fashion system.

T. Velvet

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