SERBIA-KOSOVO, PROSEGUE LA CRISI DELLA TARGHE

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cms_28387/2_1669170139.jpgContinua a preoccupare la situazione tra Serbia e Kosovo. Ad acuire il contesto già molto complesso, sono le parole del presidente serbo, Aleksandar Vucic, dopo la riunione d’emergenza convocatoa dall’UE: "Per motivi che non mi sono chiari, non siamo riusciti a raggiungere assolutamente alcun accordo".

Nello specifico la riunione era stata convocata dall’Alto rappresentante per l’Ue, Josep Borrell, e si è svolta alla presenza del premier del Kosovo, Albin Kurti, oltre che di Vucic, con l’obiettivo di scongiurare una nuova escalation nella crisi delle targhe.

Cercando di fare un po’ di chiarezza sulla situazione, tutto è legato agli eventi nel nord del Kosovo dopo l’introduzione del piano a tappe del governo di Pristina dal 1° novembre fino alla primavera 2023, per la re-immatricolazione delle auto con targa serba nel Paese. Tale piano è volto alla sostanziale divieto di circolare in Kosovo con veicoli targati in modo differente da quello kosovaro. In realtà la cosiddetta “guerra delle targhe” tra Serbia e Kosovo trova vita già un anno fa, quando anche la Serbia ha imposto lo stesso divieto.

Chiaro è come questo braccio di ferro, abbia fatto riaffiorare vecchie ruggini e tensioni tra i due Paesi balcanici confinanti, soprattutto fomentando le minoranze in ambo due gli Stati. La grande paura dell’Unione Europea, e non solo, è che la crisi delle targhe possa tramutarsi in una guerra etnica al pari di quella del 1998 o delle tensioni del 2013.

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Proprio per queste paure e timori, l’Unione Europa ha deciso di agire immediatamente con questi negoziati. Purtroppo, dopo otto ore di dibattito, i leader di Serbia e Kosovo, Aleksandar Vucic e Albin Kurti non hanno concordato una soluzione. L’Alto rappresentate dell’Ue per la politica estera, Josep Borrell, al termine della riunione ha spiegato: "Entrambi hanno la piena responsabilità per il fallimento dei negoziati odierni e per qualsiasi escalation e violenza che potrebbe verificarsi sul campo Abbiamo presentato una proposta che è stata accettata da Vucic, ma non da Kurti". Nello specifico l’UE aveva chiesto la sospensione del piano delle targhe al Kosovo, mentre alla Serbia di sospendere l’emissione di nuove targhe con la denominazione del Kosovo, inclusa la targa KM.

Dal canto suo, il leader kosovaro ha criticato aspramente la proposta fattagli durante i negoziati. Il Kosovo non avrebbe dovuto più infliggere multe per la mancata sostituzione delle targhe serbe, ma proseguendo solo con ammonimenti verbali. Nel mentre la Serbia non avrebbe più rilasciato targhe serbe. A detta di Kurti, tale proposta oltre che inaccettabile, non era accompagnata da un reale piano ed accordo definitivo per normalizzare definitivamente i rapporti tra i due Stati, come millantato e sollecitato dall’Unione Europea stessa.

Pare quindi lontano un accordo che ponga fine alla “crisi delle targhe”. Attualmente ne il Kosovo, additato da Borrell come maggiore causa del fallimento dei negoziati, ne la Serbia sono disposti a cedere su questo fronte, oltre che materiale anche pesantemente ideologico. L’Unione Europea monitora la situazione da molto vicino, preoccupata dai possibili risvolti. Contesto da tenere a mente, è che sia Pristina sia Belgrado hanno intrapreso un percorso di adesione all’UE, con corrispondenti obblighi internazionali, e un dialogo tra loro che porti alla normalizzazione dei rapporti. Questa crisi in atto però è un brusca frenata alle velleità europeiste di entrambi i Paesi.

Riccardo Seghizzi

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