SCONTRO NAVALE TURCHIA-GRECIA NELL’EGEO

Alta tensione a Rodi. “È stata urtata una fregata di Atene”

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Alzi la mano chi, nell’apprendere di una battaglia navale nel Mar Egeo, ha pensato alle gesta eroiche raccontate nei poemi epici greci. Purtroppo, però, non stiamo citando né l’Iliade né l’Odissea: la nuova escalation nel braccio di ferro tra Turchia e Grecia è più che reale. Nel Mediterraneo orientale ha avuto luogo l’ennesimo confronto diretto tra le navi da guerra dei due Stati, precisamente nelle acque ad est dell’isola di Rodi. In realtà l’incidente (diplomatico?) ha avuto luogo mercoledì, ma è venuto alla luce solo nell’arco delle ultime quaranta ore. E, ovviamente, sono in ballo varie versioni, tutte contrastanti tra loro. Secondo i turchi, la fregata greca Limnos ha attuato una manovra di disturbo nei confronti della nave Oruc Reis. L’imbarcazione turca era impegnata in attività di prospezione energetica nella cosiddetta ZEE, la Zona Economica Esclusiva della Grecia non riconosciuta da Ankara. Si sarebbe poi intromessa la nave di scorta Kemal Reis, che ha fronteggiato l’imbarcazione ellenica: l’urto e il successivo danneggiamento l’hanno costretta alla ritirata.

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La versione del giornale Ekatemirini, al contrario, attribuisce la collisione ad un apparente errore di manovra della nave turca, la quale, tra l’altro, avrebbe riportato i danni più consistenti. Dalla stampa greca, inoltre, si attribuisce che l’incidente non è passato inosservato al governo: il Ministro degli Esteri Nikos Dendias l’ha inserito in un fascicolo presentato, su richiesta di Atene stessa, al Consiglio straordinario per gli Affari Esteri dell’Unione Europea (richiesto da Josep Borrell, capo della politica estera). La risposta della Turchia in merito non si è fatta attendere a lungo: a parlare sono Mevlut Cavusoglu e Recep Tayyip Erdogan in persona. “Denunciamo atti unilaterali e alleanze di Grecia e Cipro che hanno escluso la Turchia, l’accordo marittimo tra Grecia ed Egitto viola le piattaforme continentali di Turchia e Libano e dimostra la riluttanza di Atene nell’avviare un dialogo onesto con la Turchia”. Il presidente (anche se fonti diplomatiche di Atene lo riportano come un tentativo di giustificare i danni riportati) rivendica l’incidente come una risposta alla “minaccia greca, lo avevamo detto: se ci attaccheranno pagheranno un prezzo altissimo e oggi hanno avuto la prima risposta”.

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Sulla questione è intervenuto Cem Gurdeniz, intervistato dall’AGI. L’attuale dirigente del centro di studi marittimi della Koc University, nonché ex contrammiraglio della Marina turca, non usa mezzi termini: “Una guerra nel Mar Egeo vorrebbe dire la fine della NATO e spingerebbe la Turchia, in via definitiva, nell’orbita della Russia”. Il laico e nazionalista ex militare spiega anche i riferimenti di questo scontro con la Grecia alla sua teoria della “Patria Blu”: “Mavi Vatan (nome turco della Patria Blu, ndr) descrive il ritorno della Turchia al mare, l’unione tra Anatolia e Mediterraneo orientale – asserisce – si tratta di una dottrina di ottomana memoria con cui la Turchia persegue i propri diritti nel Mediterraneo”. Nel 1920, infatti, l’impero ottomano fu scomposto in vari Paesi per volere delle altre potenze mondiali in gioco.

L’ammiraglio specifica che le parti devono trovare un accordo di pace il più velocemente possibile: “Il 75% dei proventi russi derivanti dal commercio marittimo passano dall’Egeo” specifica, chiarendo come un conflitto porterebbe al crollo definitivo della NATO.

Intervista completa a Cem Gurdeniz realizzata dall’AGI: https://www.agi.it/estero/news/2020-08-12/guerra-grecia-turchia-trivellazioni-cipro-9403144/

Francesco Bulzis

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