SCACCO MATTO ALL’EX RE DI HOLLYWOOD
Con l’accusa di stupro ed atti sessuali, Weinstein sarà trattenuto in carcere almeno fino alla sentenza definitiva. Rischia 25 anni di reclusione
A distanza di quasi tre anni dal terremoto mediatico che sconvolse il mondo di Hollywood, si è aperto ieri un nuovo capitolo della vicenda Weinstein. Il 67enne è stato condannato in primo grado per atti sessuali nei confronti dell’ex assistente di produzione del reality “Project Runway”, Miriam Haleyi, ed in terzo grado per lo stupro della hairstylist Jessica Mann. Rischia ora da 5 a 25 anni di reclusione per la prima accusa, e fino a 4 anni di libertà vigilata per la seconda.
La stessa Corte Suprema di Manhattan ha respinto, invece, altri tre capi d’imputazione, tra cui anche quello di aggressione sessuale predatoria, che avrebbe esposto l’ex produttore cinematografico al pericolo di un possibile ergastolo.
Ben 28 testimoni, tra cui 5 donne visibilmente provate dal ricordo delle molestie subite, hanno raccontato le loro esperienze con il fondatore di Miramax. “Quando il carnefice è un gigante, qualcuno in grado di parlare al telefono con presidenti ed altri personaggi di enorme rilievo, si è esitanti nel denunciare” ha spiegato l’assistente procuratore distrettuale di Manhattan, Joan Illuzzi-Orbon, in riferimento a tutte le vittime che non si sono mai rivolte alle autorità per segnalare le violenze.
Dal canto loro, gli avvocati della difesa, Donna Rotunno e Damon Cheronis, hanno sostenuto l’innocenza del loro assistito asserendo che si sarebbe trattato di rapporti consensuali, denunciati come molestie da tutte le occasionali partner “pentite” per averli consumati. “Questa, volta, sono state le accusatrici ad aver scritto una sceneggiatura. - ha ribattuto la Rotunno - Nella loro storia, hanno creato un universo che spoglia le donne adulte di buon senso, autonomia e responsabilità. In questo copione, un uomo potente è il cattivo, ed è così poco attraente e grande che nessuna donna vorrebbe mai dormire con lui volontariamente. Il rammarico non esiste nel loro mondo: il rimpianto è stato ribattezzato come stupro”. Argomentazioni che non hanno convinto i giudici, i quali, in soli 5 giorni, hanno raggiunto l’unanimità circa le decisioni illustrate poc’anzi. Ma c’è di più: sebbene gli stessi difensori avessero implorato clemenza, appellandosi alle precarie condizioni di salute e alla buona condotta del magnate d’Oltreoceano, il giudice Jason Burke ne ha disposto la custodia preventiva sino al prossimo 11 marzo, data in cui sarà pronunciata la sentenza definitiva. L’imputato ha seguito impassibile la lettura del verdetto, al termine del quale è stato ammanettato e trasportato in carcere dalla polizia di New York.
Una vittoria parziale, sì, ma pur sempre considerevole per il movimento Me Too. "E’ un nuovo giorno per le coraggiose donne che hanno denunciato Weinstein. Abbiamo un debito di riconoscenza nei vostri confronti" ha commentato Cyrus Vance Jr., procuratore di New York. Numerose celebrità hanno espresso sui social il loro entusiasmo per una sentenza di portata rivoluzionaria, in grado di smantellare il muro di maschilismo, prevaricazione e omertà che circonda Hollywood. Ricordiamo che anche star del calibro di Rose McGowan, Gwyneth Paltrow, Angelina Jolie, Rosanna Arquette, Mira Sorvino, Asia Argento e Cara Delevingne hanno mosso pesanti accuse nei confronti di Weinstein, il quale le avrebbe importunate con ripetuti tentativi di approccio in diversi frangenti: sia sul set che durante presunti incontri di lavoro, organizzati ad hoc affinché le donne non potessero sottrarsi alle sue avances.
Che sia l’inizio di una nuova era? Difficile stabilirlo. Di certo, questa vicenda contribuirà ad indebolire il circolo vizioso che contamina da decenni il mondo del Cinema internazionale, favorendo immeritatamente uomini ricchi, potenti e senza scrupoli a svantaggio di artiste talentuose ma spesso prive di risorse. A tal proposito, si è evidenziato da più parti che le attrici protagoniste riscuotono guadagni consistentemente più bassi rispetto loro colleghi maschi, anche quando questi ultimi rivestono il ruolo di co-protagonisti. Un fenomeno ribattezzato con l’espressione gender pay gap, che interessa non solo lo spettacolo ma, più in generale, gran parte del mondo del lavoro, influenzando pervasivamente la vita quotidiana del genere femminile. La battaglia verso una parità di genere concreta e sostanziale si combatte anche - e soprattutto - nelle aule di tribunale, luoghi in cui la voce di una donna dovrebbe essere accolta con attenzione e rispetto, abbandonando il bigottismo di una società ancora intollerabilmente patriarcale.
Lascia un commento
NB: I commenti vengono approvati dalla redazione e in seguito pubblicati sul giornale, la tua email non verrà pubblicata.