SARRAJ E HAFTAR DA PUTIN PER NEGOZIARE TREGUA
Al-Sarraj ha firmato l’accordo, mentre Haftar ha chiesto più tempo
Vladimir Putin ha preso in mano la gestione della crisi libica. Ieri, i due leader contrapposti, al-Sarraj e Haftar, si sono recati a Mosca, convocati dal capo del Cremlino, per consolidare il cessate il fuoco, dopo che vi erano state accuse reciproche di violazioni da parte delle due fazioni. In partenza per Mosca, Fayez al-Sarraj aveva dichiarato: "Chiedo a tutti i libici di girare la pagina sul passato, di rifiutare la discordia e di favorire la stabilità e la pace". L’incontro, diviso in due tranches separate in quanto i due leader libici si sono rifiutati di incontrarsi, ha portato ad una fumata grigia. Infatti, la bozza dell’accordo è stata effettivamente stilata, ed è trapelata anche una foto di essa. Tuttavia, mentre Sarraj ha accettato le condizioni e firmato, Khalifa Haftar ha invece chiesto più tempo per riflettere, ma dovrebbe comunque dare una risposta in mattinata, come affermato dal ministro degli esteri russo Lavrov. L’accordo punta a proteggere l’unità territoriale della Libia e a trovare una soluzione diplomatica, anziché militare, al conflitto.
Tra i partecipanti figurano, oltre a Haftar e al-Sarraj, anche il presidente della Camera dei Rappresentanti del parlamento di Tobruk, Aguila Saleh, il presidente dell’alto Consiglio di Stato Khalid El-Mashri e Sadiq el Khalily, Presidente della Camera dei Rappresentanti (Gruppo di Tripoli). Non vi è, invece, citato alcun Paese europeo. Sembra difficile che Haftar possa tirarsi indietro, vista l’enorme pressione internazionale riguardo l’accettazione di questo accordo. Intanto, c’è una data fissata per la Conferenza di Berlino sulla Libia. È il 19 gennaio, domenica prossima, l’ipotesi più concreta per la riunione che dovrebbe portare intorno a un tavolo Italia, Egitto, Turchia, Algeria, Germania, ma anche Russia, Cina, Regno Unito e Usa. La notizia è giunta ufficiosamente da fonti governative tedesche. In questa situazione così delicata, è quasi incredibile come l’Italia, che sarà uno dei Paesi più direttamente toccati da qualsivoglia evoluzione politica nell’area, si stia comportando passivamente, quasi senza prendere posizione, a parte generiche frasi di circostanza.
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