SAN GERARDO DEI TINTORI

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Gerardo nasce a Monza nel 1134 dalla famiglia detta "dei Tintori”; questa era infatti la loro redditizia attività - tintura dei pannilana - molto diffusa all’epoca.

La casa paterna sorgeva dove oggi c’è la chiesa di San Gerardino a lui dedicata, non lontana dal Ponte Arena, vestigia romane ancora visibili presso il cosiddetto Ponte dei Leoni.

«Fratello, non essere di poca fede. Dice il Vangelo: chi per amor di Dio darà uno, il centuplo riceverà. Cristo non abbandona coloro che fanno il bene e sperano in lui. Va dunque e distribuisci tutto ciò che puoi ai poveri di Cristo.» Queste le parole del Santo ad uno dei suoi confratelli che, con lui, si impegneranno ad assistere la popolazione monzese.

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San Gerardo dei Tintori, co-patrono di Monza insieme a San Giovanni Battista

Le guerre tra Federico Barbarossa e i Comuni lombardi segnano molto il ventenne Gerardo che, fortunatamente, non ha parte attiva alle battaglie. Dieci anni dopo, assiste alla distruzione di Milano, toccando con mano lo strazio delle famiglie: bimbi rimasti orfani e abbandonati a loro stessi, vedove senza più sostegno economico e morale, anziani abbandonati. Prende dunque la decisione di prendersi cura dei poveri e dei malati facendo costruire un ospedale nelle sue terre, al di là del fiume Lambro.

A quel tempo gli ospedali sono in gran parte opera di Ordini religiosi, ma non il suo, che vede i natali nel 1174. Investe in questo progetto tutta la sua fortuna - l’eredità lasciatagli dal padre - e ne affida la conduzione al Comune e ai canonici della basilica di San Giovanni Battista (Duomo): il primo ne assume la tutela giuridica e il secondo quella pratica. L’unico “onore” che si riserva è quello di raccogliere per le strade i poveri e gli ammalati e di prendersene cura nel suo ospedale.

Nonostante sia un uomo di grande spiritualità e fede, non prende i voti né diventa sacerdote: tuttavia fonda un ordine di conversi laici che, dopo aver giurato fedeltà alla Chiesa e promesso di vivere in castità, vivono insieme prestando servizio nell’ospedale.

Gerardo è, ovviamente, uno di loro e svolge l’incarico di "ministro" - direttore dell’ospedale - fino all’ultimo giorno della sua vita terrena, avvenuta il 6 giugno 1207.

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Chiesa di San Gerardo al Corpo, a Monza

I monzesi, che lo ritenevano santo già da vivo, non tardano ad inoltrare le pratiche per il riconoscimento delle sue virtù eroiche. Così, quaranta giorni dopo essere stato sepolto nel cimitero dell’antica chiesa di Sant’Ambrogio (oggi San Gerardo al Corpo), le sue spoglie mortali vengono riesumate e collocate in un sarcofago di pietra presso l’altare della chiesa. Nel 1740, il sarcofago viene sostituito da un’urna di cristallo (ulteriormente sostituita nel 1900) dove il corpo del santo è tutt’oggi visibile ai fedeli.

Alcuni documenti della prima metà del XIII secolo lo dicono “beato” e “santo” ma è San Carlo Borromeo che ne conferma ufficialmente il culto nel 1583.

Il primo a raccontare per iscritto la vita di San Gerardo è Benincontro Morigia, che raccoglie le informazioni dalla viva voce da «... persone anziane della nostra città di Monza ai quali i conversi ed altri religiosi di buona reputazione e degni di fede, amici intimi e conoscenti del Beato, riferirono ciò che videro con i propri occhi.»

Tra le testimonianze vengono riportati anche alcuni miracoli che, oggi ancora, fanno parte del culto e del folklore legato al Santo.

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Il più famoso è di certo quello dell’attraversamento del Lambro. Mentre Gerardo si trova in Duomo per pregare, il fiume si ingrossa improvvisamente rompendo il ponte che collega l’ospedale con la città. Naturalmente anche l’ospedale rischia di essere allagato così il Santo, steso il suo mantello sull’acqua, attraversa il fiume per raggiungere i suoi malati. Ordina anche alle acque di non invadere l’ospedale né le case, cosa che effettivamente avviene nonostante superassero di oltre 20 cm quella delle soglie.

Un altro miracolo è quello, cosiddetto, “delle ciliegie”. Gerardo chiede ai sacrestani di lasciarlo pregare in Duomo per tutta la notte e per convincerli, promette - ed effettivamente offre - a ciascuno di loro un cesto di ciliegie: era il mese di dicembre!

Iconograficamente, San Gerardo è rappresentato come un uomo anziano, con una folta barba bianca, vestito di saio e mantello, con simboli che richiamano i suoi miracoli (le ciliegie) e la sua attività caritativa (pane, vino e uova, o una scodella con un cucchiaio).

San Gerardo è il santo patrono degli ammalati e delle partorienti ed è anche patrono della città di Monza, insieme a San Giovanni Battista.

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Ospedale “vecchio” San Gerardo - Monza

La memoria liturgica è il 6 giugno, anniversario della sua morte. In questo giorno nella città di Monza si svolge una sagra in suo onore e si riproduce il più famoso miracolo a lui attribuito: l’attraversamento del fiume Lambro a bordo del mantello.

L’ospedale fondato da San Gerardo prosegue la sua missione fino al XVIII secolo, quando il governo austriaco lo accorpa ad altri istituti di cura. Il Re Umberto I fa costruire un altro ospedale più moderno che viene intitolato al Santo, così come l’Ospedale nuovo, costruito negli anni ’70, che ospita la facoltà di medicina dell’Università Milano-Bicocca.

Simona HeArt

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