SANT’AMBROGIO

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Nato a Treviri nel 339-340, Ambrogio non inizia la sua carriera come ecclesiastico, bensì come funzionario imperiale. È un politico, insomma.

Il suo vero nome è Aurelio Ambrogio e nasce in Germania da una famiglia romana di rango senatoriale. Suo padre è prefetto del pretorio delle Gallie e ciò incide profondamente sul suo percorso di vita.

Dopo la prematura morte del padre, Ambrogio frequenta le migliori scuole di Roma per prepararsi alla carriera amministrativa.

Va sottolineato che la sua famiglia professa la fede cristiana già da alcune generazioni. Ambrogio stesso vanta la sua parentela con Santa Sotere, vergine che subì il martirio sotto Diocleziano perché «ai consolati e alle prefetture dei parenti preferì la fede» (dal “De virginibus” e “Exhortatio virginis” di Sant’Ambrogio).

Marcellina e Satiro, rispettivamente sorella e fratello di Ambrogio, saranno in seguito venerati come santi dalla Chiesa Cattolica.

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Dopo aver esercitato per cinque anni come avvocato, nell’anno 370 l’Imperatore Valentiniano I lo nomina governatore della Lombardia, Liguria ed Emilia, con sede a Milano. Ambrogio ricopre questa carica per soli quattro anni ma la sua abilità di funzionario attira consensi da parte di tutti, compresi i cattolici e gli ariani, allora in forte contrasto tra loro.

Il neo-governatore è un uomo al di sopra delle parti, non gli interessa schierarsi con l’una o l’altra fazione. Ciò che gli sta a a cuore è il bene di tutta la popolazione, nessuno escluso. Anzi, se può privilegiare qualcuno, questi sono i poveri.

Così accade quello che Ambrogio non si aspetta.

Quando, nel 374, muore il Vescovo ariano Aussenzio di Milano, cattolici e ariani ricominciano a battersi tra loro per designare il nuovo vescovo. Ambrogio, preoccupato per la situazione si reca in chiesa e - racconta il suo biografo - a un certo punto si sente la voce di un bambino che grida: “Ambrogio vescovo!”. A questa voce se ne aggiungono moltissime altre, insistendo che sia lui ad occupare la sede vacante. Il governatore si rifiuta decisamente, tanto più che non ha ancora ricevuto il battesimo, né fatto studi di teologia.

Niente da fare: Ambrogio ha assolto talmente bene il suo compito di funzionario che il Popolo di Dio - inclusi l’Imperatore e il Papa - lo ritengono degno di fare il Vescovo.

A nulla valsero i suoi tentativi di sottrarsi alla vox populi: nel giro di una settimana, Ambrogio viene battezzato e consacrato Vescovo, il 7 dicembre 374.

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Divenuto Vescovo, Ambrogio si impone un cambio vita radicale: distribuisce tutti i suoi beni ai poveri - eccetto la parte spettante a sua sorella Marcellina - e intraprende una vita ascetica.

Non esita a vendere anche i beni della Chiesa per ottenere, con il ricavato, il riscatto dei prigionieri.

Molto criticato per questo gesto, Ambrogio risponde: «È molto meglio per il Signore salvare delle anime che dell’oro. Egli infatti mandò gli apostoli senza oro e senza oro fondò le Chiese. (…) I Sacramenti non richiedono oro, né acquisisce valore per via dell’oro ciò che non si compra con l’oro» (De officiis, II, 28, 136-138).

Consapevole della sua impreparazione teologica, si dedica allo studio delle Sacre Scritture e dei Padri della Chiesa, tramutando ciò che impara in vita vissuta. Lo stesso Agostino d’Ippona rimane affascinato da quest’uomo e dalla sua equilibrata saggezza, tanto da sceglierlo come maestro nella fede.

Pur crescendo in sapienza e santità, Ambrogio rimane un Vescovo vicino al popolo: chiunque può recarsi da lui in qualunque momento per esporgli quanto gli sta a cuore.

La sua natura di funzionario, tuttavia, non viene sopita. Anzi, gli torna utile per affrontare i numerosi contrasti religiosi e politici legati, in particolare, all’eresia ariana.

Gli ariani sostenevano, infatti, che Gesù Cristo non fosse Dio, bensì una creatura scelta da Dio come strumento di salvezza. Tale affermazione minacciava, come è ovvio, il cuore stesso della fede cattolica.

A difesa del Figlio di Dio, Ambrogio scrive diverse opere di teologia e di morale, andando contro l’Imperatrice Giustina - di fede ariana - ed influendo sulla politica religiosa dell’imperatore Graziano che, nel 380, dichiara il cristianesimo (secondo i canoni del Credo niceno-costantinopolitano), religione di Stato.

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Concilio di Nicea

È evidente come, a quei tempi, il potere temporale e quello religioso fossero strettamente legati. Come Vescovo, Ambrogio si trova a dover rimettere mano alle sue antiche conoscenze in campo politico e legale, avendo però sempre a cuore il maggior bene del popolo e del gregge di Dio.

Come Vescovo, si impegna con tutte le sue forze nella predicazione e nella redazione di testi teologici, morali ed esegetici.

I testimoni raccontano che il suo modo di parlare - così come la sua scrittura - è “dolce come il miele”; l’alveare, infatti, è uno dei simboli che lo contraddistinguono.

Scrive anche molto riguardo alla verginità femminile - ben cinque opere - in cui sottolinea come questa virtù sia l’unica vera scelta di emancipazione per la donna: ella, infatti, nella vita coniugale, rimane subordinata all’uomo.

Durante il suo episcopato, Ambrogio fa costruire diverse basiliche, di cui quattro ai lati della città, come per proteggere Milano con uno scudo spirituale. Si tratta delle basiliche di San Nazaro, di San Simpliciano, di San Dionigi e di sant’Ambrogio, dove riposano, oggi, le sue spoglie. Ovviamente, quest’ultima aveva un’altro nome: era la basilica dei martiri Gervasio e Protasio.

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Basilica di Sant’Ambrogio - Milano

Per concludere, Ambrogio è protagonista di un’importante riforma liturgica.

In buona sostanza, il vescovo meneghino introduce nella Chiesa occidentale molti elementi tratti dalle liturgie orientali. Queste modifiche sono tutt’oggi in uso nella diocesi di Milano e costituiscono il cosiddetto “rito ambrosiano”.

Sempre ad Ambrogio è ispirato il nome dell’onorificenza che il Comune di Milano conferisce ai cittadini particolarmente meritevoli: l’Ambrogino d’oro.

Sant’Ambrogio abbandona le sue spoglie mortali all’alba del Sabato Santo, 4 aprile 397.

Con San Carlo Borromeo e San Galdino è patrono della città di Milano ed è Dottore della Chiesa d’Occidente con San Girolamo, Sant’Agostino e San Gregorio I papa.

Simona HeArt

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