Ritrovato tra le Montagne Rocciose un tesoro milionario nascosto dieci anni fa

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“Era nelle Montagne Rocciose e non si era spostato dal punto in cui l’ho nascosto più di dieci anni fa. Non conosco personalmente la persona che l’ha trovato, ma la poesia nel mio libro l’ha portato nel punto esatto”.

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Con quest’annuncio da parte del Collezionista 89enne Forrest Fenn, si conclude la lunga “caccia al tesoro” iniziata oltre dieci anni fa. Il tesoro era nascosto a nord della città di Santa Fe, da qualche parte tra i boschi e i ruscelli ma il punto preciso lo conosceva solo Forrest Fenn, perché era stato lui a nasconderlo, gli altri, per trovarlo hanno dovuto seguire gli indizi suggeriti da una mappa insolita: una poesia scritta e pubblicata in una sua autobiografia “The Thrill of the Chase”, pubblicata nel 2010.

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“Nessuno lo troverà per caso”, precisò Fenn a Business Insider sin dall’inizio “Dovranno capire gli indizi prima che possano trovarlo” e suggeriva ai ricercatori: “Leggete e rileggete gli indizi nel mio poema e studiate le mappe delle Montagne Rocciose.”

Bisogna iniziare dal punto in cui si fermano le «calde acque». Poi, si procede «giù per il canyon», per recarsi «vicino, ma non a piedi» fino ad una misteriosa «casa di Brown». A quel punto, non ci saranno «pagaie per affrontar le correnti, solo carichi gravi e acqua alta» Si deve cercare un blaze. Di certo ci sarà un bosco, e bisogna prepararsi al freddo. «E attenzione, non ho mai detto di averlo seppellito, l’ho nascosto».

Solo attraverso l’ausilio di queste indicazioni piuttosto sibilline che si prestavano alle più svariate interpretazioni, hanno dunque dovuto orientarsi le migliaia di avventurieri, che hanno tentato in questi lunghi anni l’impresa di trovare il forziere sepolto sfidando acque insidiose, setacciando fondali fangosi, percorrendo terreni spaccati dalla calura estiva o rischiando di morire assiderati, tornando tutti a mani vuote.

Ben 350mila persone da tutto il mondo hanno speso anni della loro vita e i loro risparmi nella caccia di quel famoso tesoro, tra di loro anche mamme con un insospettabile spirito da Indiana Jones.

Il tesoro era stato stimato intorno a 1,6 milioni di euroma in realtà nemmeno lo stesso Fenn conosceva quale fosse effettivamente il suo preciso valore, poiché alcuni oggetti nascosti al suo interno non erano mai stati valutati. Di certo il forziere conteneva 5,5 kg d’oro, tra cui 265 monete American Gold Eagles e Double Eagles, oltre ad antichi manufatti d’oro e gioielli.

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Durante tutto il periodo della ricerca in molti hanno scritto a Fenn descrivendo il percorso fatto. “Qualcuno - rivelava il collezionista - è arrivato senza saperlo a 150 metri dal bottino” e di tanto in tanto concedeva qualche “aiutino” fino a quando domenica scorsa il fortunato trovatore ha inviato una fotografia all’appassionato di antichità, mostrandogli il forziere aperto e le ricchezze contenute in esso, stabilendo così la fine della ricerca.Secondo alcune indiscrezioni si tratterebbe di un uomo di origini asiatiche che ha preferito rimanere anonimo.

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Nel forziere fotografato dal trovatore, monete d’oro, pepite dell’Alaska, anelli e bracciali tempestati di smeraldi e zaffiri, maschere di giada cinesi e tanti piccoli diamanti che hanno dovuto attendere dieci anni racchiusi in un forziere di bronzo, ma che alla fine hanno visto la luce, portando, di fatto, alla ribalta del mondo anche il nome del personaggio che ha ideato la caccia al tesoro: Forrest Fenn, un collezionista texano col cappello da cowboy.

Alla domanda su come si sentisse adesso che il tesoro è stato ritrovato, Fenn ha rivelato: “ Non lo so, mi sento a metà strada contento e a metà strada triste perché l’inseguimento è finito”.

Oggi che ha i riflettori puntati addosso, scopriamo che un po’ tutta la sua vita è stata un’avventura.

Flenn aveva iniziato giovanissimo la sua movimentata carriera unendosi all’Air Force durante la guerra del Vietnam, “Come pilota di caccia, ho compiuto 328 missioni di guerra in circa 348 giorni e sono stato abbattuto due volte - ha raccontato. Sono stato disperso in azione nella giungla del Laos. Nel corso di altre missioni, il mio velivolo ha riportato danni in battaglia e mi sono spesso chiesto se sarei mai tornato a casa”.

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“Conclusa la guerra mi sentivo fisicamente e mentalmente esausto, non avevo intenzione di indossare giacca e cravatta, portare l’orologio al polso, o avere un’agenda. Volevo solo andarmene. Santa Fe era l’unico posto in cui avrei potuto guadagnarmi da vivere in blue jeans, scarpe informali e maglietta a maniche corte”.

Decise quindi di dedicarsi alla sua più grande passione, il commercio d’arte, aprendo la Old Santa Fe Trading Co., una galleria d’arte molto apprezzata anche da personaggi di spicco tra attori e politici e frequentata da celebrità come Robert Redford, Jackie Kennedy e l’ex presidente Ford, sorvegliata dagli alligatori Beowulf ed Elvis («pessimi animali domestici – confessa - per nulla amorevoli e alquanto imprevedibili»), una sorta di museo dove però ogni cimelio recava un’etichetta col prezzo.

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Nel 1988 a Fenn, fu diagnosticato un cancro terminale ai reni. Anche al padre, qualche anno prima, era stato diagnosticato lo stesso male ma l’uomo, invece di attendere la morte in un letto d’ospedale, aveva deciso di togliersi la vita destando nel figlio molta ammirazione per il coraggio di quella scelta, per questo, quando la stessa sorte capitò a lui, decise di seguirne l’esempio.

Vagheggiò di incamminarsi nel deserto, portando con sé un forziere colmo di tesori. In quel mare di sabbia, rocce e cespugli rinsecchiti sarebbe scomparso e, un giorno, un intrepido esploratore avrebbe ritrovato le sue ossa. Piano perfetto, eccetto un particolare: il tumore regredì e quel progetto fu accantonato.

Nel 2008, la sua mente accarezzò nuovamente l’idea della caccia al tesoro. Lo intrigava il pensiero di lasciare in eredità al mondo un mistero che avrebbe tenuto a lungo viva la sua memoria. E così, alla fine, comprò un antico scrigno decorato da bassorilievi femminili, e lo riempì d’oro e di gemme. Poi scelse un nascondiglio «difficile ma non impossibile» (diceva lui) sulla catena montuosa che solca l’America per oltre quattromila chilometri, dal New Mexico al Canada e per finire, celò in ventiquattro versi gli indizi, nove, che conducevano al tesoro.

In realtà l’obiettivo dichiarato di Fenn, più che di arricchire qualcuno, era quello di stimolare la gente a vivere un’avventura unica:

“Non c’è niente come sedersi sotto un alto pino e, semplicemente, osservare… contemplare. Ho passato ore e ore a guardare la messa in scena della natura, gli scoiattoli che scorrazzano, le aquile e gli sparvieri alla ricerca di cibo, le formiche indaffarate tra le foglie”.

“Volevo dare ai ragazzi qualcosa da fare”, raccontava Fenn. “ I ragazzi trascorrono troppo tempo nelle sale giochi o a giocare con i loro dispositivi mobili. Spero che i genitori portino i loro figli in campeggio e a fare escursioni nelle Montagne Rocciose. Spero che si mettano a pescare, a cercare fossili, a ribaltare tronchi marci per vedere cosa c’è sotto. E a cercare il mio tesoro”.

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Insomma il vero obiettivo di Fenn era la caccia e non la preda, attraversare quei boschi, quella natura incontaminata, osservare l’immenso e mutevole cielo del West per scoprire, ognuno dentro di sé un desiderio d’avventura che era probabilmente solo sopito.

“Mi congratulo con le migliaia di persone che hanno partecipato alla ricerca e spero che continueranno a essere attratte dalla promessa di altre scoperte”, ha scritto l’89enne sul suo sito web ufficiale.

Gianmatteo Ercolino

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