Riflessioni “televisive” sulla campagna presidenziale americana

Sensazionalismi, parole e propositi. Al centro della comunicazione, al di là di Internet, c’è in buona parte ancora lei: la televisione

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I telegiornali delle ultime settimane ci offrono immagini made in USA di show animatissimi, a cui la popolazione partecipa con entusiasmo e grande coinvolgimento. Come di consueto, infatti, i candidati alle prossime elezioni presidenziali, danno sfoggio delle proprie capacità oratorie, enunciando i loro più virtuosi propositi per migliorare il Paese.

Questa volta, però, siamo in presenza di un “animale da palcoscenico”, capace di catalizzare il pubblico più di chiunque altro, promuovendo una politica fuori da schemi tanto democratici quanto addirittura repubblicani: si tratta di Donald Trump. Il magnate tuttofare (si è persino ritrovato al timone del programma televisivo “The Apprentice” tra il 2004 e il 2015) è un personaggio sui generis, che non ha nulla a che fare con personalità “ordinarie”.

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“E’ attraverso lo spirito della televisione che si manifesta in concreto lo spirito del nuovo potere” scriveva Pier Paolo Pasolini, in un articolo pubblicato il 9 dicembre 1973 sul Corriere della Sera, ravvisando le grandi potenzialità di quella” creatura tecnologica”.

Come evidenziato dal filosofo Karl Popper nel suo pamphlet “Cattiva maestra televisione”, la regina dei mass media costituisce uno dei principali veicoli di modelli comportamentali, responsabile della trasformazione, per dirla col Sartori, dell’essere umano in homo videns.

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La televisione ha bisogno di sensazionalismo per catturare l’attenzione.

Trump, alla pari della sua rivale Clinton, usa i canali di comunicazione, ottenendo un successo non indifferente.

Egli rappresenta un elemento di novità nella politica statunitense. E il suo percorso sembra in ascesa. Cosa sta facendo cambiare rotta agli americani?

Le ideologie “diverse”, in periodi di crisi etico-sociale, rappresentano sovente dei “porti sicuri” in cui rifugiarsi per sfuggire alle proprie incertezze, dei punti di riferimento in grado di infondere senso di identità e appartenenza a una società che ha ormai smarrito la bussola.

Federica Marocchino

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