Referendum: NO avanti, ma ancora molti indecisi

Renzi non sembra preoccuparsene,intanto nella celebrazione dei 1000 giorni di Governo, arriva la scure di Bankitalia

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Non appare per nulla preoccupato, Matteo Renzi, guardando ai sondaggi che vedono il SI indietro: “Fare politica significa non inseguirli, ma provare a cambiarli […] C’è un numero altissimo di indecisi, la partita è aperta […] I sondaggi non ne hanno azzeccata una nel 2016, noi stiamo provando a fare la storia. Il nostro obiettivo è il 60% di affluenza, perché la pancia del Paese vuole il cambiamento”. Di ritorno da una visita lampo a Berlino, dov’era presente anche Obama, ha partecipato a un convegno del Nuovo Centro Destra di Alfano e a una conferenza stampa a Palazzo Chigi, celebrando così i suoi mille giorni di governo.

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Un anniversario segnato anche dalla dichiarazione di Bankitalia che ha ammonito circa il rischio di forte volatilità sui mercati nei giorni del referendum. Del resto non potrà essere altrimenti. I mercati sono legatissimi alla politica, riflettendo pedissequamente ogni accadimento foriero d’incertezza.Il rapporto sulla Stabilità finanziaria sottolinea come l’indicatore del mercato azionario abbia subito un’impennata nella seconda metà del 2016. Il voto negli Usa ha determinato infatti la crescita del rendimento dei bond privati e dello spread.“L’indice generale della borsa italiana – è scritto - continua a risentire della debolezza del settore bancario, per il quale le valutazioni degli investitori sulla redditività si mantengono sfavorevoli […] Il differenziale fra la volatilità implicita del mercato italiano e quella dell’area dell’euro è elevato; gli indicatori segnalano un forte aumento della volatilità attesa per il mercato italiano a ridosso della prima settimana di dicembre”.“Esiste una connessione tra economia e riforme ma non è questa la carta della paura che dobbiamo giocare – ha risposto il premier, condividendo la preoccupazione, ma invitando comunque a moderare i toni –. Con le riforme il Pil va su e lo spread va giù. È chiaro che nel momento in cui c’è tensione politica risale lo spread, ma non dobbiamo evocare le cavallette, anche per evitare che ci siano ripercussioni di natura economica lavoriamo per il Sì”.

cms_4958/3.jpgE rivolgendosi in casa Pd ha ammonito: “Se dovesse vincere il No ve lo vedrete il film dei talk show che dicono che la Casta non cambia. La parola coraggio è la parola della politica perché è bello poterci provare: se uno non ci mette il cuore che ci sta a fare in politica? Da 1000 giorni a 41 anni ho l’onore più grande di servire il nostro Paese, guido pro tempore l’esecutivo della sesta o settima potenza mondiale. La sera penso a cambiare la vita delle persone. Se il cambiamento va in porto la politica sarà autorizzata, quasi in dovere, di andare da tutti quelli che non hanno cambiato in questi anni, non solo la politica ma anche l’informazione, l’accademia, l’imprenditoria, e a dire ‘ora o mai più’. Il coraggio non va di moda: scommettere sul fallimento degli altri è molto più figo, molto più smart. Ma tirarsi su le maniche dà un senso all’impegno nella cosa pubblica”.C’è sempre chi al premier contesta di non essersi adeguatamente confrontato con la sua minoranza per raggiungere un accordo, modificando ciò che in questa riforma non riesce proprio a digerirsi.Anche “se ci sono tantissime cose che ho da rimproverarmi», il tasso di fedeltà degli elettori del Pd al Sì è del 90%, una cifra pazzesca”. Ha comunque osservato.Ed è ancora alla sua minoranza che si rivolge quando dice: “Negli ultimi 20-30 anni tutti hanno lavorato per arrivare all’appuntamento che noi possiamo vivere il 4 dicembre. Ma alcuni di loro hanno cambiato idea durante il tragitto. Si dice che cambiare idea è segno di intelligenza: se è così, noi siamo notoriamente un Paese di geni, è meraviglioso vedere tutti quelli che hanno votato Sì in Parlamento e poi ora dicono No”.

cms_4958/4.jpgIl riferimento esplicito è a Bersani.È fiducioso Renzi, guardando a quella nutrita percentuale di indecisi che, secondo lui, farà la differenza.Ma i conti deve pur sempre farli con chi voterà NO solo per cambiare registro politico. Perché è sempre con la collettività che occorre confrontarsi. E che non va tanto per il sottile quando si accorge che la politica non sta rispondendo efficacemente ai suoi bisogni.Certo, la congiuntura è quella che è, e il nostro strettissimo legame con l’Europa che stringe in una morsa finanziaria spesso insostenibile, non consente agli Stati ampio margine di manovra.Ci si chiede allora se la situazione possa davvero cambiare con una fazione opposta all’esecutivo.È un momento troppo delicato e ciò che non dobbiamo, né possiamo permetterci è l’incompetenza.

Massimo Lupi

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