ROBERTO VALLINI: CUSTODE DELLA MEMORIA

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Giornalista, scrittore, direttore della comunicazione dell’AEM di Milano, delle testate giornalistiche di Odeon TV, Antennatre Lombardia e Telereporter, Consigliere Regionale della Regione Lombardia e, infine, artista.

Dopo aver provato un po’ di tutto, Roberto Vallini ha deciso di fare il “lavoro” più bello del mondo: l’artista. Come ama ripetere: “Nella nostra vita ci sono tante vite e questa è quella che mi ha preso di più e che mi dà le maggiori soddisfazioni”.

Come è accaduto che un uomo che ricopriva cariche così importanti, arrivasse a compiere un passo come questo?

Ce lo racconta lui stesso, facendo un tuffo nel passato.

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Roberto Vallini

“Erano gli anni 2000. Stavo scrivendo un saggio sulla comunicazione nella casa in montagna dove mio padre trascorse gli ultimi quindici anni della sua vita lavorando radici - racconta. La casa ne era piena perché né io né mio fratello abbiamo mai avuto il coraggio di sbarazzarcene. Quell’estate, per scaricare un po’ la tensione della scrittura, dissi a me stesso: “Quasi quasi provo a lavorare qualche radice anch’io”. Da quel momento tutto è cambiato. Con il tempo, poi, la cosa si è evoluta: ho iniziato a lavorare sui frammenti raccolti sulle spiagge di tutto il mondo e li ho messi su tela.”

Una sorta di “sacra illuminazione”, dunque, una conversione dello sguardo che gli ha permesso di scorgere in queste radici anonime qualcosa di più profondo e ancestrale.

Le metafore sulla radice si sprecano, ma ciò che ci interessa, ora, è comprendere il percorso di un uomo che ha compiuto il salto “quantico” dal di fuori al di dentro, dall’impegno sociale alla contemplazione esistenziale.

“Il tutto è nato come la continuazione di un ricordo - spiega. Mio padre lo ha fatto per hobby; per me, invece, è l’attività principale. Non temo di affermare che questa ricerca - tra l’altro molto impegnativa - è il fulcro della mia nuova vita.

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“Contrasti”, cm 80x50 by Roberto Vallini - In questa radice, estratta nel 2008 in un bosco del Monte Cerano (Piemonte), si evidenziano i contrasti tra la parte lasciata grezza e la parte lavorata. Nasce così un gioco di lucidi e opachi che le danno uno slancio multidirezionale dal forte impatto estetico.

Due sono le “storie” che Vallini racconta attraverso le sue opere: quella emozionale, con il recupero delle radici raccolte da suo padre o da lui stesso, e quella esistenziale, esplicitata attraverso i “frammenti”.

Ma andiamo con ordine.

La radice, prima di diventare oggetto d’arte, parte come elemento biologico, con una sua vita e una sua storia.

Ci tengo subito a precisare che Roberto non abbatte gli alberi per estrarne le radici, ma recupera queste ultime - già erose e ridimensionate dal tempo - per conservarne la memoria.

“Quando mi metto all’opera, l’albero non c’è più, l’uomo l’ha già abbattuto da tempo - spiega. Le radici che recupero hanno non meno di 20 anni, anche perché per estrarre quelle di un albero appena abbattuto ci vorrebbero le ruspe! Dopo quel lasso di tempo, invece, la natura ha già in parte ridimensionato la struttura della radice, di cui resta solo l’essenza. Lo scopo del mio lavoro è recuperare questa essenza prima che la natura completi la sua opera di erosione”.

Un intento nobile e altamente simbolico che non può non toccarci interiormente.

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“Robinia”, cm 30x30 by Roberto Vallini - È il nome della pianta di questa radice, una pianta di poco pregio, anzi un’infestante. Tuttavia sono emerse venature e forme che danno un forte movimento alla scultura. “Robinia” ridà quindi bellezza e valore ad una pianta utilizzata solo come legna da ardere.

Questo atto di salvaguardia della memoria nasce da una forzatura ecologica, il cui risultato è altamente significativo.

L’artista ferma il degrado che porta la radice ad azzerarsi completamente, isolandone l’essenza, ovvero la storia. Magari si tratta di radici di 20, 50, 100 anni: possiamo immaginare quante cose possono aver visto quegli alberi nel corso del tempo? Quali storie possono raccontarci? Ecco, il lavoro di Vallini - simbolico non c’è dubbio - è quello di fermare il tempo, di creare una sorta di archivio storico naturale attraverso le radici degli alberi. Non per nulla, il collega giornalista Vinicio Leonetti, lo definisce “archivista radicale”.

Fermando la radice nel suo degrado, Roberto ne isola l’essenza e la sua storia viene messa a disposizione degli umani. La radice, che ha dato vita a una determinata pianta, invece di finire nel nulla viene riportato alla luce.

Diversa invece è la storia dei frammenti.

In questo caso si tratta di storie sconosciute perché “mentre la radice so dove la prendo, questi frammenti li raccolgo qua e là nelle spiagge del mondo” - racconta.

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“Colori, volumi e segni del tempo”, cm 40x40 by Roberto Vallini - Raccolto sulla spiaggia di Psilli Ammos a Patmos, questo frammento portato dal mare sintetizza una storia misteriosa. Chiodi arrugginiti ci raccontano di un suo uso lontano e, probabilmente, di un lungo cammino per mare.

“Moglie ed io abbiamo fatto un po’ di maratone in giro per il mondo. In attesa dell’evento raccoglievamo vari frammenti da ogni parte del mondo, prevalentemente dalla Grecia. Questi frammenti ho poi voluto metterli su tela, dando vita ad opere dal più spiccato sapore estetico.

Mentre con la radice Vallini vuole andare all’essenza della storia, con i frammenti su tela scatena la sua creatività nella ricerca della pura e - direi - sintetica bellezza.

Per quanto lavori le radici, Roberto non è un artista “radicale”. Lo ha dimostrato nel corso di tutta la sua vita. Malgrado gli importanti incarichi ricoperti, ha saputo lasciarsi condurre dagli eventi fino alla sorgente da cui tutto scaturisce: il cuore. Si è lasciato scarnificare ed infine estrarre - proprio come le sue radici - per raccontare, sotto vestigia artistiche, la sua storia. Dalla radice, simbolo per lui della figura paterna, è approdato alla tela e ai suoi frammenti, simboli, questi, delle tante vite trascorse in una sola vita.

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Estrazione e lavorazione delle radici

Frammenti provenienti da ogni dove, dall’altra parte del mondo come dal giardino di casa, alcuni casi già parzialmente “lavorati” dall’acqua o dal tempo. Sono pezzi di radice, di tronchi, di rami o di chissà cos’altro, magari già lavorati dalla mano dell’uomo. Roberto Vallini li raccoglie con rispetto e, non potendo ricostruire la loro storia, gliene crea una nuova, unica ed originale. Piccoli gioielli di legno incastonati su tela che proclamano che non soltanto i diamanti sono per sempre.

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L’intervista che segue è stata realizzata da “Tavoli HeArt” per la Social TV della storica Libreria Bocca di Milano, all’interno della splendida cornice di Galleria Vittorio Emanuele II.

La Libreria Bocca dal 1775 è locale Storico d’Italia con il patrocinio del Ministero dei Beni e delle Attività Culturali.

L’articolo è pubblicato su “International Web Post” che, nella persona del suo fondatore e direttore Attilio Miani, si fa portavoce della partnership tra un magazine di informazione internazionale e una libreria storica unica nel suo genere.

#socialtvlbocca

Dove trovare Roberto Vallini:

https://robertovallini.art/

Simona HeArt

 

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