RISCOPRIRE LA FRATELLANZA
Francesco: “Il nostro atteggiamento generi amicizia sociale”

“Per ereditare la vita eterna, non serve accumulare i beni di questo mondo: ciò che conta è la carità che avremo vissuto nelle nostre relazioni fraterne. Ecco allora l’invito di Gesù: non usate i beni di questo mondo solo per voi stessi e per il vostro egoismo, ma servitevene per generare amicizie, per creare relazioni buone, per agire nella carità, per promuovere la fraternità ed esercitare la cura verso i più deboli”.
Nessuno può nascondere il crescente sentimento di indifferenza che caratterizza la nostra società. Il pontefice potrebbe risultare ripetitivo nell’affermare determinati concetti, ma il compito del pastore della Chiesa cattolica è anche questo. Tutto è riconducibile alla libera scelta dell’uomo, perché Dio - come viene descritto nel Nuovo Testamento - è padre misericordioso e non giudice spietato. Nello stesso Vangelo troviamo il racconto del giovane ricco che pretendeva di ottenere la santità senza cedere nulla. Questo atteggiamento rispecchia quello che sta accadendo nella Chiesa odierna: in tanti agiscono secondo precetti, senza lasciar spazio al cuore. Francesco non cede su questo punto e continua il suo discorso con riferimenti molto chiari: “Siamo chiamati ad essere creativi nel fare il bene, con la prudenza e la scaltrezza del Vangelo, usando i beni di questo mondo – non solo quelli materiali, ma tutti i doni che abbiamo ricevuto dal Signore – non per arricchire noi stessi, ma per generare amore fraterno e amicizia sociale. Questo è molto importante: con il nostro atteggiamento generare amicizia sociale”.
Da queste parole si comprende chiaramente l’obiettivo di Francesco: rinnovare il tessuto sociale radicandolo in nuovo umanesimo. Il cristiano deve compiere un passo in più per realizzare questo sogno, che sostanzialmente è la sintesi del pontificato di Bergoglio. Uscire fuori dalle sacre mura non vuol dire sminuire la Chiesa come istituzione, bensì darle nuovo vigore; i precetti rischiano di limitarci. Infatti, a conclusione dell’angelus, il Santo Padre dispensa i suoi esempi, rendendo la sua predicazione molto più comprensibile: “Non sappiamo prendere l’iniziativa per cercare vie d’uscita nelle difficoltà. Per esempio, penso ai momenti di crisi personale, sociale, ma anche ecclesiale: a volte ci lasciamo vincere dallo scoraggiamento, o cadiamo nella lamentela o cadiamo nel vittimismo. Invece – dice Gesù – si potrebbe anche essere scaltri secondo il Vangelo, essere svegli e attenti per discernere la realtà, essere creativi per cercare soluzioni buone, per noi e per gli altri”.
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