RILEGGENDO POESIA – ROBERTO SANESI

Il feroce equilibrio

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cms_26649/poesia.jpgL’omaggio riservato a Roberto Sanesi (settembre 2001, n. 153) fu veramente importante. L’autore era morto a gennaio di quello stesso anno e POESIA affidò a Elio Grasso, Massimo Scrignòli e Vincenzo Guarracino il compito di commemorarlo.

Oggi, a vent’anni dalla morte, crediamo sia opportuno rivisitarne la figura e l’opera; sempre più spesso accade infatti che figure di primissimo piano come quella di Roberto Sanesi vengano dimenticate in fretta o citate a sproposito. Citate senza pensiero e senza identità, da saccenti pieni di parole prive di umiltà. Oppure completamente ignorate – perché non conosciute o non approfondite a sufficienza – dei tanti maître à penser che affollano i nostri palinsesti televisivi, le nostre bacheche social e che di magistrale non hanno proprio niente.

cms_26649/Roberto_Sanesi.jpgCitiamo ora qualche passo della biografia di Sanesi

https://www.treccani.it/enciclopedia/roberto-sanesi_(Dizionario-Biografico)/,

lasciando libertà ai lettori di approfondire opportunamente. Roberto Sanesi (Milano, 1930-2001) trascorre l’infanzia a Prato, presso i nonni paterni, dopo che la famiglia decise di lasciare Milano durante il secondo conflitto mondiale.

Nel 1948 Sanesi aveva già completato la traduzione dei Four quartets di Thomas Stearns Eliot. Secondo un aneddoto che ricordò più volte, il primo incontro con l’opera del poeta inglese era avvenuta per caso, durante i giorni della Liberazione: Sanesi strinse amicizia con un soldato americano della 5a armata che propose al ragazzo uno scambio a ricordo dei giorni passati insieme in Italia. Sanesi gli donò un orologio da polso e il soldato ricambiò con i Collected poems di Eliot. I Quattro quartetti furono pubblicati postumi solamente dopo la sua morte (Castel Maggiore 2001). Dopo aver conseguito il diploma di maestro elementare e aver brevemente insegnato presso l’istituto dei Martinitt a Milano, si iscrive alla facoltà di magistero dell’Università cattolica dove Alberto Castelli, traduttore dell’eliotiano Assassinio nella cattedrale, lo introduce alla letteratura anglo-americana. Nel ‘51 conosce il filosofo Enzo Paci, tra i più influenti esponenti della scuola esistenzialista italiana. Sotto la sua guida inizia la carriera di critico letterario, con alcuni articoli pubblicati sulla rivista aut aut, fondata dal filosofo nel 1948. Tra la fine degli anni Quaranta e i primi anni Cinquanta frequenta artisti come Lucio Fontana, Arnaldo e Giò Pomodoro e i fondatori del movimento della pittura nucleare. In quegli anni matura in lui un crescente interesse per il rapporto simbiotico tra parola e immagine, che trova il suo primo tangibile frutto nella fondazione delle Edizioni del Triangolo, con il preciso intento di favorire la pubblicazione di testi di poeti posti in relazione con disegni di artisti contemporanei. A quegli anni, in cui lo scrittore lavorò anche come copywriter per alcune agenzie pubblicitarie milanesi, va pure fatta risalire una vivace fase di sperimentazione sui rapporti tra segno scrittorio e immagine pittorica, che sfocia in una vasta produzione di poesie visive, molte delle quali pubblicate in plaquettes ed edizioni a tiratura limitata (le più datate oggi introvabili, NdA) come la Strenna per gli amici dedicata a Dieci poesie (Milano 1994) di Dylan Thomas. Nel ’55 si sposa, nel ’57 pubblica la sua prima raccolta: Il feroce equilibrio. Lo stile delle poesie risente sia delle esperienze giovanili, sia di uno spiccato gusto coloristico che preannuncia, da un lato, la forte componente visiva delle sue opere e, dall’altro, il già consolidato stile nominale che Sanesi avrebbe progressivamente sviluppato al contatto con le poetiche di Eliot negli anni Cinquanta. Seguono diverse altre raccolte, traduzioni, saggi, critiche letterarie, critiche d’arte, direzioni artistiche A partire dal 1967 e sino alla sua morte insegna storia dell’arte e letteratura comparata presso l’Accademia di belle arti di Brera, dopo aver insegnato anche presso le accademie di Urbino, Venezia e Verona. Negli anni ’70 fonda la collana La Piccola Fenice. Assidue sono le sue collaborazioni al Corriere della Sera e ad altri giornali e riviste, fra cui Il Verri. Nell’ultimo ventennio del Novecento, la fama di Sanesi si lega a fondamentali traduzioni dall’inglese, tra cui quella delle Opere di William Blake (Milano 1984), del Paradiso perduto di John Milton (Milano 1984-1987), delle Opere scelte di William Shakespeare (Milano 2000) e delle poesie di due premi Nobel: Harold Pinter (Poesie, Roma 1992) e Seamus Heaney (Poesie scelte, Milano 1996). La sua produzione, non solo poetica – dicevamo – ma anche saggistica e antologica è reperibile su https://it.wikipedia.org/wiki/Roberto_Sanesi. “Poeta del secolo scorso”, come amava ironicamente definirsi. “La sua testimonianza di fede nel potere della parola di poter ancora nominare la realtà, le cose come stanno, sicuramente di ritrovarvi ancora un’anima, anche a dispetto della sordità e dell’indifferenza di tanti. Perché nello spazio della civitas, ridotta ormai a luogo della solitudine pubblica, da cui sembra irrimediabilmente bandita ogni prospettiva di salvezza, al poeta non resta altra risorsa che ribadire la sua ferma renitenza morale e al tempo stesso affidarsi alla franta tonalità cerimoniale di un dire sempre più sobrio e visibile” (V. Guarracino). Qualcuno afferma che il ‘900 è morto, che occorra voltare pagina: si aprirebbe un dibattito che, per ovvie ragioni, non possiamo qui sostenere. Ma che ci auguriamo avvenga, prima o poi, con tutta la serenità e la profondità necessarie: senza rivendicazioni, senza vessilli, senza mostrine di questa o quella corrente letteraria. Non diamo per morto il Novecento. Ma, se lo fosse, facciamogli almeno l’autopsia.

Il feroce equilibrio

Il personaggio nero che si stempera

nero di pece e di ferite, nero,

sotto un sole che è nero ed è rotondo

solo perché due vaste mani a conca

lo fecero impastato di bitume

e d’abbominio e di brusio d’insetti,

è un pilone di roccia e fermo muove

a un cielo giallo frantumato d’elitre,

fermo e veloce sotto un sole nero.

E poiché ciò che muove compie un corso

dall’eterno all’eterno, e ciò che è mosso

da una ferita all’altra in turbini di luce

si dispone secondo che lo spinge

ciò che lo muove, sole che trasuda

grasse costellazioni di petrolio,

l’uno muoverà sempre e l’altro sarà mosso

nel feroce equilibrio dei due neri.

Raffaele Floris

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