RILEGGENDO POESIA – ROBERTO MUSSAPI

L’Ortensia

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cms_22888/0.jpgTre Inediti di Roberto Mussapi, allora quarantenne, erano proposti nel n. 56 (novembre 1992).Perché tre e non una decina? Per esigenze editoriali, probabilmente, dal momento che si trattava di poesie piuttosto lunghe. Roberto Mussapi è nato a Cuneo nel 1952 e vive a Milano. Tra i volumi di poesia ricordiamo: "La gravità del cielo", Jaca Book, 1983; "Luce frontale", Garzanti, 1987; "Gita Meridiana", Mondadori, 1990; "Racconto di Natale", Guanda, 1995; "La polvere e il fuoco", Mondadori, 1997; "Antartide", Guanda, 2000; "Il racconto del cavallo azzurro", Jaca Book, 2000. È autore di teatro con drammi in versi e in prosa, e ha tradotto, fra gli altri, testi di Stevenson, Melville, Walcott, Heaney e Shelley.

Ultimi suoi libri, nel 2007, la raccolta "La stoffa dell’ombra e delle cose", l’opera teatrale in versi, "Il testimone", e "Tusitala, il narratore. Vita di Robert Louis Stevenson".
cms_22888/ROBERTO_MUSSAPI_2.jpgScrive Roberto Mussapi: «Il viaggio non esotico, cioè non evasivo, conduce al proprio centro, all’identità profonda, ed è l’orizzonte che rende possibile la scoperta di sé». E ancora: «Il viaggio come lo intendo non è peregrinante, è un’impresa». I luoghi del mito classico, della grande tradizione letteraria anglosassone, non diversamente da quelli delle nostre metropoli sono le stazioni fondamentali del viaggio poetico dell’autore. Tuttavia è anche a una dimensione cristiana che indica, e quasi afferma fiduciosa, una salvezza al di là di qualsiasi tragedia e persino di qualsiasi oltretomba che dobbiamo l’originalità più viva di questo poeta.
Ha preso parte nel 2005 a "Il cammino delle comete" (Pistoia) e nel 2007 agli "Incontri internazionali di poesia di Sarajevo".

(Da: https://www.casadellapoesia.org/poeti/mussapi-roberto/biografia)

È dunque poeta, narratore, traduttore e saggista. Infatti, oltre ad aver pubblicato sedici raccolte di poesie, ha nel suo carniere undici pièces teatrali, sette romanzi e otto volumi di saggistica. Nel 2000 vince il prestigiosissimo Premio Nazionale Letterario di Pisa. Editorialista e critico teatrale del quotidiano Avvenire, ha un’intensa attività di lettura poetica, in pubblico, per radio o in sala d’incisione (per esempio il CD doppio La grande poesia del mondo, contenente quasi due ore di poesie da lui scelte e recitate, edito da Salani nel 2010). A esemplificativa testimonianza di ciò pubblichiamo un link da: https://www.youtube.com/watch?v=5FD5GTWd5d4: i nostri lettori potranno percepirne la compostezza e la maestria nel leggere e interpretare i propri testi, caratteristica niente affatto comune a tanti poeti, contemporanei e non.

cms_22888/3_Roberto_Mussapi.jpgÈ stato autore e conduttore di programmi per Radio Rai, in cui si fondono voce, musica e racconto. Tra questi si ricordano: Poesia della terra, dell’acqua, dell’aria, del fuoco, Itaca, Il corvo e l’allodola, Le porte della notte, Samarcanda, Il capo e la coda. Ha diretto la collana "I poeti" per le edizioni Jaca Book, casa editrice per la quale ha svolto anche attività di direttore editoriale. Quello che forse ancora manca – non certo per demeriti letterari dell’autore – è una lettura critica della sua opera (ormai quasi quarantennale) sui blog, sui forum, sulle pagine social riservate alla poesia. Potremmo anche sbagliarci, ma non ci pare di aver intravisto niente di tutto ciò durante le nostre ricerche. Giorgio Linguaglossa, come al solito, non ci va tanto per il sottile: «La proposta della Bellezza come valore universale» (dizioni di Roberto Mussapi), sono concetti tardo novecenteschi, maneggiati in modo ingenuo-acritico, inscritti nel codice genetico del modello letterario mitopoietico.

Ma chi non è d’accordo sullo scrivere una poesia «bella»? È un proposito senz’altro condivisibile, ma non basta una semplice aspirazione per scrivere una poesia «bella». L’assenza peraltro di una struttura critica, di un pensiero filosofico in grado di affiancare quella proposta di poetica, ha finito per pesare negativamente sullo sviluppo del mitomodernismo come poetica propulsiva. Perorare, come fa Mussapi, che «come esiste l’Homo Religiosus esistano anche l’Homo Tradens e l’Homo Poeticus», è, come dire, un atto di inconfessabile ingenuità filosofica. (https://lombradelleparole.wordpress.com/tag/roberto-mussapi/). Che il dibattito prenda corpo, nelle sedi e nei luoghi opportuni. Noi, nel nostro piccolo, ci stiamo provando.

L’Ortensia

Questa era la mia camera e il mio studio,
fino a vent’anni fa, quando sono partito:
la grande libreria si è presto svuotata,
i miei amici d’infanzia mi hanno seguito,
Robinson Crusoe, Ulisse, il Comandante Achab,
Jim, che partì per l’Isola del Tesoro.
Mio padre li ha sostituiti con coppe e diplomi,
i suoi ricordi, album, radioline.
Ma ora al centro vedo un’ortensia, accanto a due foto,
suo padre, in piedi, e il volto di sua madre.
“La pianta era di mamma, me l’ha lasciata”
dice mentre la bagna e la guarda nel cuore,
globo che include in una mille vite,
di chi sarà, chi è, e di chi è stato.
Là, dove bruciava il fuoco di Platone,
solo la gloria spoglia di quel fiore.
E non ci sono più Ulisse, e Don Chisciotte,
e Dante e D’Artagnan e i Moschettieri…
Andati, via,
bruciati dalla poesia.

Raffaele Floris

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