RILEGGENDO POESIA – GIUSEPPE GENNA

Trasbordo

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cms_23762/2_1636424202.jpgInediti di Giuseppe Genna apparvero su POESIA nel dicembre 1994 (n. 79) con il titolo di Libro Bianco.

L’autore, come ci informava l’articolo, è nato il 12 dicembre 1969 a Milano, dove vive. Studia filosofia ed è redattore della rivista Poesia.

Un autore allora abbastanza giovane, cui era dedicato uno spazio di due pagine e mezzo.

Un autore che ha scritto molto e che ha ancor molto da dire e da dare, essendo ancora giovanissimo, almeno per la letteratura.

Ha un suo sito, cosicché le notizie bibliografiche possiamo apprenderle direttamente da lui (https://giugenna.com/biobiblio/).

cms_23762/1.jpgGiuseppe Genna è nato a Milano il 12 dicembre 1969. Ha lavorato in televisione (nel 1991-92 a Odeon Tv; per la Rai nel 1995), presso la rivista mensile Poesia (Crocetti Editore), come attaché alla Presidenza della Camera nel 1994-95, per Mondadori nei settori New Media e Libri nel 1996-99, a Clarence.com nel 1999-2002, per RCS Libri nel 2006-07, nuovamente per Mondadori Libri nel 2007-10. Insieme al regista Gilberto Squizzato ha scritto una fiction, SUOR JO, andata in onda su Rai3 nel 2005. Nel 2006 è stato chiamato a fare parte delle Giurie della Mostra internazionale d’arte cinematografica di Venezia (sezione Orizzonti). Ha scritto su Vanity Fair nel 2006/7.
Ha collaborato con Davide Manuli alla scrittura del film
La leggenda di Kaspar Hauser. Ha pubblicato, prevalentemente con Mondadori, romanzi che hanno contribuito a ridefinire i canoni di genere in Italia, dal genere noir e thriller (Catrame, Nel nome di Ishmael, Non toccare la pelle del drago, Grande Madre Rossa, Le teste) al genere del romanzo borghese (L’anno luce) al genere epico e autofiction (Assalto a un tempo devastato e vile, Dies Irae, Italia De Profundis) al genere propriamente storico (Hitler, La vita umana sul pianeta Terra) al genere distopico (Fine Impero, History). Prevalentemente un narratore, quindi; ma leggiamo quanto afferma egli stesso in rete: E’ stato ritrovato un mio testo poetico che pubblicò la rivista “Poesia” nel 1994. Faceva parte di un libro, intitolato “Libro bianco”, che andò purtroppo perduto. Ecco la poesia, con la foto che illustrava la sezione dedicata ai miei testi (che seguono, NdA). Non sappiamo cosa significhi esattamente “andò purtroppo perduto”, se cioè non si realizzò il progetto per la pubblicazione o se si manifestarono altre difficoltà. Interessantissima una sua intervista (https://zero.eu/it/persone/intervista-a-giuseppe-genna/).

D. C’è qualche scrittore di Milano che ti piace? Esiste secondo te un circuito di scrittori milanesi in senso proprio?

R. Giorgio Falco, Aldo Nove, Andrea Gentile, Milo De Angelis, Antonio Riccardi, Maurizio Cucchi, Mario Benedetti: tre prosatori e quattro poeti. Non è mai esistita una comunità letteraria milanese così come la si intende a Roma.

D. Come stai vivendo questa nuova Milano? Expo a parte, è cambiato qualcosa? Non solo dal punto di vista architettonico, dico. La percezione generale è che Milano stia diventando più europea, o mondiale se vogliamo (può essere anche un difetto, sia ben chiaro). O è solo una farsa e siamo ancora alla Milano-da-bere che hai già raccontato alla grande?

R. La novità di Milano è per me costituita da un laghetto dalle sponde che sembrano le pareti esterne dell’Esselunga e da tre grattacieli orrendi, ai piedi dei quali hanno installato una botticella di legno che sembra aspettare un enorme San Bernardo. Fa schifo. Milano non è affatto una città europea. Alla gente, che si crede hipster anche a cinquant’anni con il lavoro a tempo indeterminato garantito da un contratto renziano che abolisce il tempo indeterminato, constato che piace molto. Utrecht dà le miglia a questo posto angosciante, dove l’assessore al traffico ha deciso di abolire una parte del codice stradale, per fare andare le biciclette contromano e permettere che Google sperimenti coi taxi abusivi la sostituzione dell’istituzione comunale con forme private di assistenza burocratica. Milano mi faceva schifo nei Sessanta, nei Settanta, negli Ottanta, nei Novanta, negli Zero e nei Dieci. Mi pare incredibile si discuta del luogo in cui si crede di vivere, quando per dodici ore al giorno vivi dentro un piccolo schermo iridescente: ormai il luogo è quello, il politico non sta più nel luogo realistico. Ciò significa che bisogna più che mai militare nel luogo realistico, ma non discutendo: c’è soltanto da emendare il luogo del fascismo spontaneo che l’Italia secerne con gioiosa nonchalance.

Suggeriamo ai lettori l’intervista integrale. E non illudiamoci: a Milano e altrove, in letteratura come in politica, le cose possono soltanto peggiorare.

TRASBORDO

Il mio battesimo di solo è stato
nel tuo nome che dice: pace

Abitando nel vento i corpi stanchi,
i nostri, saranno tuniche, non più dolori
e che il dolore e questo nocciolo
puro che ci viene incontro e ci spalanca
nelle mani di chi mi viene incontro dice:
abita una parola piccola, una casa piccola
dove il dolore è smesso

Abitiamo insieme la nuova casa dell’amore
ma questa mente che abita non conosce il passo
e i sabati del dolore, le ore bianche
(davanti al suo libro bianco pronuncio i loro nomi:
desiderio, accaduto, basta)

Insieme, mano nella mano, con lacrime, nel sonno
ho sognato questa notte che mi prendevi
e mi scioglievo in te, scioglievo
questa mente della carta, mente incartata

Funzionami, chiedo, mente
tu che sei la sorella, e quanto amore ha dipinto
con la mia mano la mia stanza bianca
dove coprire il capitolo del giorno prima

Ora che io sono stanco, che io sono questo
– guance, pensieri, sentimento –
preparatemi, stanze, alla chiamata dei trasbordi
come bimbi che si sporgono io sono
piccoli uomini del senso, noi diciamo:
basta, accaduto, desiderio
e un vento buono
di fiori farà il corpo, una strada
bianca, lontana, tutta curve e calma
ma con dita bambine capaci di segnare noi siamo
cifre grandi, lacrime, finestre appannate di fiato.

Raffaele Floris

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