RILEGGENDO POESIA – AMELIA ROSSELLI

Se l’anima perde il suo dono

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cms_21556/poesia.jpgSleep, poesie in inglese di Amelia Rosselli è un articolo di Marco Caporali apparso sul mensile nell’aprile 1990 (n. 28/anno III), con un’ampia intervista all’autrice.

L’opera di Amelia Rosselli, come afferma Silvio Raffo nella sua antologia Le Muse del Disincanto, si segnala anzitutto per il suo plurilinguismo: diverse raccolte di suoi frammenti lirici sono infatti scritte in inglese e in francese. Nell’uso della lingua italiana, colpisce immediatamente la tendenza – e la precisa volontà – della Rosselli di “sovvertire” la normale struttura sintattica, il fluire “regolare” delle parole e gli stessi elementi del lessico deviando dal percorso usuale i termini del discorso “logico-poetico” e inserendo una gran quantità di neologismi e barbarismi, soprattutto isolando brandelli di sintagmi a guisa di monadi semanticamente impazzite. Da parte dell’autrice c’è un dichiarato intento di dare forma a una nuova prosodia, non più basata sugli accenti tonici e sul numero delle sillabe, ma principalmente su valori di quantità, intensità, durata e intonazione. Il discorso di Amelia Rosselli “lucido, asettico, un po’ freddo e geometrico, onirico e raziocinante al tempo stesso, è un bel prodotto dell’avanguardia, fra i più acuti e intelligenti.” (Giorgio Bàrberi Squarotti). I nostri lettori, se hanno la bontà e la pazienza di seguirci abitualmente, avranno ormai fatto l’abitudine ad alcuni “bei nomi” della poesia e della critica: Silvio Raffo e Giorgio Bàrberi Squarotti sono tra questi. In pochissime righe riescono a centrare il punto. Amelia Rosselli (1930-1996) nasce a Parigi, figlia di Marion Cave, un’attivista del partito laburista britannico, e di Carlo Rosselli, esule antifascista (fondatore di Giustizia e Libertà) e teorico del Socialismo Liberale.

cms_21556/Amelia_Rosselli.jpgNel 1940, ancora bambina, è costretta a fuggire dalla Francia in seguito all’assassinio, compiuto dalle cagoulards (le milizie fasciste), del padre e dello zio Nello, voluto da Benito Mussolini e da Galeazzo Ciano. Il duplice omicidio la traumatizza e la sconvolge dal punto di vista psicologico: da quel momento Amelia Rosselli comincia a soffrire di ossessioni persecutorie, che non la abbandoneranno mai. Esule con i suoi familiari, si trasferisce in un primo momento in Svizzera, per poi spostarsi negli Stati Uniti. Si cimenta in studi di carattere musicale, filosofico e letterario, pur senza regolarità; nel 1946 torna in Italia, ma i suoi studi non le vengono riconosciuti, e decide quindi di andare in Inghilterra per completarli. (Ecco dunque spiegate le parole di Silvio Raffo: intensità, durata, intonazione, NdA). Tra il 40’ e il ’50 si dedicherà infatti alla composizione musicale, mentre nel ’48 è traduttrice per diverse case editrici di Firenze. In seguito frequenterà gli ambienti letterari romani che genereranno l’avanguardia del Gruppo 63. Negli anni ’60 si iscrive al PCI, viene notata da Pasolini e pubblica Variazioni belliche, il suo primo libro. Seguiranno Serie ospedaliera, Documento, e diversi altri lavori (l’elenco completo delle sue opere è facilmente reperibile) Colpita da una grave depressione, si suicida nel 1996 (da: https://biografieonline.it/biografia-amelia-rosselli).

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Disse della sua scrittura: “la lingua in cui scrivo di volta in volta è una sola, mentre la mia esperienza sonora logica associativa è certamente quella di molti popoli, e riflettibile in molte lingue. Ed è con queste preoccupazioni ch’io mi misi ad un certo punto della mia adolescenza a cercare le forme universali. (…) La realtà è così pesante che la mano si stanca, e nessuna forma la può contenere. La memoria corre allora alle più fantastiche imprese.” La realtà fu davvero pesante per Amelia Rosselli: l’assassinio del padre e dello zio, la fuga, l’insorgenza della depressione. Ma non ci riferiamo soltanto alla realtà biografica.Forse è stata molto più pesante la sua realtà interiore.

Se l’anima perde il suo dono

Se l’anima perde il suo dono allora perde terreno, se l’inferno
è una cosa certa, allora l’Abissinia della mia anima rinasce.
Se l’alba decide di morire, allora il fiume delle nostre
lacrime si allarga, e la voce di Dio rimane contemplata.
Se l’anima è la ritrosia dei sensi, allora l’amore è una
scienza che cade al primo venuto. Se l’anima vende il suo
bagaglio allora l’inchiostro è un paradiso. Se l’anima
scende dal suo gradino, la terra muore.

Io contemplo gli uccelli che cantano ma la mia anima è
triste come il soldato in guerra.

Raffaele Floris

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