RILEGGENDO POESIA – OLINDO GUERRINI

Sciopero in risaia

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cms_30513/poesia.jpgDagli scrigni dell’Ottocento (n. 253, ottobre 2010), rubrica a cura di Silvio Ramat, emerge Olindo Guerrini (1845-1916), che così veniva descritto: “Chi voglia antologizzare al risparmio l’opera del ravennate Olindo Guerrini (in realtà nato a Forlì ma trasferitosi con la famiglia a S. Alberto di Ravenna dove il padre gestiva la farmacia del paese) è chiamato a scegliere tra il poeta che si firmò col tome e cognome anagrafici e colui che invece si avvalse di maschere pseudonime.” Che significa tutto ciò?

“Olindo Guerrini, noto anche con lo pseudonimo di Lorenzo Stecchetti e con altri nomi d’arte come Argìa Sbolenfi, Marco Balossardi, Giovanni Dareni, Pulinera, Bepi e Mercutio è stato un poeta e scrittore italiano, nonché bibliofilo e studioso di letteratura italiana.

Considerato esponente della poesia realista di epoca positivista, spaziò dalla lirica intimista alla poesia dialettale e satirica (spesso di tono anticlericale), dallo stile classico e carducciano fino alle tematiche anticonformiste, predecadentiste e naturalistiche della scapigliatura.” Insomma, forse Olindo Guerrini aveva più nomi d’arte che pubblicazioni. Il più fortunato tra questi fu senza dubbio Lorenzo Stecchetti, cugino inventato, autore dei Postuma, raccolta cui arrise un successo enorme: ben trentadue edizioni dal 1877 al 1916. Per note biografiche estremamente accurate consigliamo due siti: https://www.treccani.it/enciclopedia/olindo-guerrini_(Dizionario-Biografico)/, esaustivo come al solito e https://amicidiolindoguerrini.it/olindo-guerrini/biografia/, sito curato dall’Associazione Amici di Olindo Guerrini nato per il centenario della morte, nel 2016, dove si possono anche conoscere le sue pubblicazioni (scrisse poesie in italiano, in dialetto romagnolo e veneto).

La sua formazione fu affidata ai religiosi del collegio municipale di Ravenna. Espulso per indisciplina, Guerrini passò nel 1859 al Collegio Nazionale di Torino. Ottenne a stento la licenza, come egli stesso ammise, causando il malumore del padre, che dovette rinunciare ai suoi propositi. Olindo si iscrisse così alla Facoltà di Giurisprudenza all’Università di Bologna, città dove trascorse quasi tutto il resto della sua vita. Pur laureatosi, si accorse ben presto che la professione forense non faceva per lui.

cms_30513/Olindo_Guerrini.jpgPartecipò attivamente, invece, alle lotte politiche locali. Venne eletto consigliere comunale di Ravenna negli anni 1870, 1872, 1879 e 1883. Fu anche assessore negli anni 1873-74, durante i quali istituì la sezione dei pompieri e fondò una biblioteca popolare a Sant’Alberto. Nel 1872 fu iniziato in Massoneria, com’era d’uso per gli anticlericali di estrazione borghese del tempo.

A Bologna, comunque, trovò occupazione nella locale biblioteca. Insofferente alle regole troppo rigide, fu tuttavia costante nei legami familiari. Sposatosi con Maria Negrisoli, trascorse una “vita studiosa tra la biblioteca e la casa, badando all’educazione dei figli” e distraendosi “con lunghe gite in bicicletta, lavoretti di fotografia e cure della sua villa a Gaibola”. Fu un esponente della Sinistra Storica, cioè quella dei Cavallotti e dei Rapisardi, condannando le violenze degli attentati di matrice anarchica che caratterizzarono quegli anni.

Fu un socialista onesto, e come autore stigmatizzò “l’arte che si compra e che si vende”: il processo artistico si stava degradando a esercizio fatuo e servile, forse soprattutto venale. Già non c’era più spazio per una parola onesta e integra. Lo sguardo si allontanava così dai “chiusi salotti” (che ci sono ancora, virtuali o reali che siano) per spostarsi sul lavoro dei contadini e dei “villani”. Fu un appassionato cicloamatore e un buon fotografo.

Nel 1914 si trasferì a Genova poiché, essendo scoppiata la guerra, ed essendo troppo anziano per prendervi parte attivamente (non è chiaro, tuttavia, se fosse convintamente interventista) aveva offerto il proprio servizio ove occorresse ed era stato nominato bibliotecario nel capoluogo ligure; vi rimase sino al 1915.

Tornato a Bologna, morì nel 1916. Non fu una pietra miliare ma neppure una meteora. Merita dunque la nostra rilettura.

Sciopero in risaia

Sull’argine fangoso e desolato,
sotto il ciel che s’oscura,
come ingiunto gli fu veglia il soldato
e guarda la pianura.

Non un canto lontan, non un susurro
dai muti casolari;
non un allegro fil di fumo azzurro
s’alza dai focolari.

Sol di bimbi affamati un gemer lento
sembra morir lontano....
La fame, la miseria e lo spavento
pesan sul triste piano!

Pensa il soldato: — «Ahimè, lacrime umane
«noi vi freniam con l’armi!
«Oggi, se a casa mia non c’è più pane
«ci saranno i gendarmi!»

Raffaele Floris

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