RILEGGENDO POESIA – FILIPPOMARIA PONTANI
Sms
Non è facile reperire notizie aggiornate su Filippomaria Pontani. Suoi Inediti apparvero nell’aprile del 2005 (n. 182): l’autore era allora giovanissimo. Ecco quanto riportava la nostra rivista circa vent’anni fa.
“Filippomaria Pontani (Castelfranco Veneto, 1976) si è laureato e perfezionato in filologia classica presso l’Università di Pisa e presso la Scuola Normale Superiore, dove attualmente svolge attività di ricerca. Ha insegnato per un anno al liceo Canova di Treviso. Oltre a vari articoli scientifici (su Omero, Saffo, Alceo, Platone, Callimaco, Catullo, e su autori bizantini) ha curato l’edizione del Liber epigrammatum Graecorum di Angelo Poliziano (Roma 2002), i Carmina latini nel Meridiano su Pascoli edito da Cesare Garboli (Milano 2002), e la traduzione annotata della Papessa Giovanna di I. Roidis e delle poesie di Kostas Kariotakis (Milano 2003 e 2004). Ha pubblicato anche traduzioni da Eschilo, Rimbaud, Sinòpulos.” Perché, dicevamo, non è semplice reperire sue notizie? In fondo si tratta di un autore giovane, enfant prodige degli studi accademici, visto il curriculum. Il problema sta nel fatto che esiste anche un altro Filippo Maria Pontani, nato nel 1913 e morto nel 1983, anch’egli traduttore, accademico, filologo classico e grecista italiano. In un caso come questo i motori di ricerca non sentono ragioni e ce li propongono tutti e due.
Assodato questo, suggeriamo ai nostri lettori il link
https://www.unive.it/data/people/5592491/pubb_tipo:
scopriamo che il Pontani del ’76 è ora ordinario di filologia classica presso l’Università Ca’ Foscari di Venezia, ma francamente era un po’ come scoprire l’acqua calda. Sempre tramite lo stesso link è possibile scorrere le Edizioni critiche di testi e le Edizioni critiche di scavo, oltre alle altre numerosissime pubblicazioni (traduzioni, articoli, recensioni). Per la Normale di Pisa Pontani ha approfondito i temi più caratteristici e originali dell’opera e della vita del grande poeta K. Kavafis. «Per la soirée Kavafis del 5 dicembre 2005 ho scelto di dar voce a tre dei temi più caratteristici e originali della poesia di Costantino Kavafis (1863-1933): la speciale attitudine nei confronti della storia greca e bizantina, il rapporto con la città dove è nato e vissuto, Alessandria, e l’intensa esperienza di amore omosessuale che lo ha accompagnato lungo tutta la sua vita adulta. Del resto, in base al lessico di frequenza del corpus delle poesie kavafiane, le parole più frequenti sono “re”, “giorno” e “corpo”, in conformità ai tre filoni (poesia storica, filosofica ed erotica) in cui l’autore stesso distingueva – sia pure senza alcuna rigidità – la propria produzione.» Ecco una sua breve autopresentazione: Filologo classico a Venezia (Ca’ Foscari), mi occupo di greco da Omero a Kavafis, di manoscritti bizantini, di poesia, di lingua. Sul Post e sul Fatto quotidiano scrivo di scuola e università, di arte e patrimonio culturale, di Europa e Medio Oriente, di venetudine.
Salvo errori da parte nostra, al link
https://www.mondadoristore.it/libri/Filippomaria-Pontani/aut00472060/
si rintracciano esclusivamente pubblicazioni scientifiche (traduzioni, saggi, ecc). Se ci fosse sfuggito qualcosa ce ne scusiamo in anticipo con l’autore, beninteso. Dunque, che fine ha fatto il poeta? Invitato a Pordenonelegge (2020), quindi presentato sul sito
https://www.pordenonelegge.it/festival/edizione-2020/autori/1579-Filippomaria-Pontani
apprendiamo che ha scritto su molti autori classici, scoprendo versi di Callimaco e poesie di umanisti, concentrandosi su grammatica, filologia, retorica, geografia e astronomia, allegoria, mitografia. Traduce dal neogreco (Poeti greci del Novecento, con N. Crocetti, Milano 2010; libri di Kavafis, Elitis, Kazantakis, Roidis, Vayenàs). Dal 2010 coordina con Alberto Camerotto il progetto “Classici contro”. Scrive sul «Fatto quotidiano». Evidentemente quegli Inediti di allora, intitolati SMS, rimasero inediti tout court, dal momento che neppure Pordenonelegge lo cita in quanto poeta. Eppure Filippomaria Pontani poeta lo è (lo fu?) sul serio. Valutino i nostri lettori il valore di questi SMS (quartine di endecasillabi regolari, piani, a rima alternata o incastrata) che da un lato alludevano alla tecnologia (ora si potrebbe definire archeologia, visto l’avvento dei social), dall’altro si incastravano perfettamente nella nostra tradizione, senza forzature o arcaismi, anzi il linguaggio era pulito, elegante, sofisticato, modernissimo. Qualcuno potrebbe persino imparare qualcosa.
Matinée
Ridotto ad afasia dal cielo terso,
incrinato la spina a un fil di fumo,
iscrivo la mia lacrima in un grumo
di vanità. Mi sveglio, a tempo perso.
Credito
E fosse pure l’ultimo messaggio
di una scheda agli sgoccioli, vorrei
che fosse lieve come il tuo passaggio
sul ponte, e denso quanto tu lo sei.
Treviso
Treviso bella, mio quasi non-luogo,
mia risacca, mia lauda, mia sentina,
anti vedere magico, murrina
che odora dei suoi vetri senza sfogo.
Alba
La spazzina è di nuovo la medesima,
il bus coi Marocchini, e luna al quarto.
Ma questa volta parto e non riparto,
dannato pellegrino senza cresima.
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