RILEGGENDO POESIA –MARIELLA BETTARINI
Sei la matrice
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La rubrica Inediti di POESIA, la rivista mensile che ci siamo impegnati a rileggere, è stata a lungo una vera e propria miniera.
Il n. 45/anno IV del novembre 1991 ci presentava Mariella Bettarini, che oggi intendiamo far conoscere ai nostri lettori.
Ci avvaliamo del suo sito personale, che ci pare molto ben curato (da: https://www.mariellabettarini.it/index_b.htm).
Vivo e lavoro a Firenze (dove fino al ’92 ho insegnato nelle scuole elementari), città dove sono nata il 31 gennaio 1942.
Dopo una parentesi torinese negli anni dell’infanzia e un doloroso soggiorno di tredici anni a Roma, e dopo corroboranti esperienze nella mia città natale (la città di La Pira e di don Milani, di padre Balducci e dell’Isolotto: le mie radici), nel 1973, in un postsessantotto colmo di disperate speranze, con alcuni amici scrittori diedi vita a “Salvo imprevisti”, quadrimestrale con fascicoli monografici dedicati a temi come “Cultura e meridione”, “Donne e cultura”, “Dopo il sessantotto”, “Pasolini”, “Poesia e inconscio”, “I bambini/la poesia”, “Poesia e teatro”, “Poesia e follia”, “Del tradurre”, ecc: Ho, infatti, sempre sentito strettissimamente connessa la mia ricerca etico-estetica con il rovello, la ricerca, l’esperienza etico-culturale di altre persone (prima che poeti/scrittori), in una comunitaria, non competitiva passione insieme letteraria e sociale.
Dal 1992 “Salvo imprevisti” si chiama “L’area di Broca”, semestrale che privilegia temi scientifico/conoscitivi, oltre che letterari. Intanto, dal 1961 scrivevo molto, soprattutto poesia (ma anche prosa creativa e critica: recensioni prefazioni, brevi saggi), leggevo moltissimo, traducevo la Weil, partecipavo attivamente, su fogli e riviste, al dibattito in corso sui sempre difficili rapporti tra letteratura e società. Da allora ad oggi ho pubblicato ventisei titoli di poesia, sette tra libri e plaquettes di narrativa,due di saggistica (sulla condizione della donna e la sessualità nel 1978 e nell’80 una serie di interviste a 33 poeti di varie generazioni); ho partecipato a dibattiti, letture pubbliche, convegni, ecc. Poiché credo nella cooperazione culturale (e amo profondamente la scrittura degli altri), sono sempre stata contraria ai premi letterari. Così, dal 1984, in questa linea di intensa partecipazione e collaborazione, assieme a Gabriella Maleti (che ne è stata l’ideatrice) curo la piccola Editrice Gazebo, che ha collane di scrittura creativa e critica. Nel 1996, con i genitori di Alice Sturiale, ho curato Il libro di Alice (ripubblicato da Rizzoli nel 1997). Oggi (inizi del 2006) continuo a lavorare molto, ad amare la parola: scritta, letta, orale, creativa, saggistica, epistolare. La parola/segno. La parola/bi-sogno. La parola/intenzione di dialogo, affinità, amore. Così come amo da sempre l’archeologia, l’arte, la botanica, l’astronomia, la fotografia, il cinema e la matrice poliedrica di tutto questo: la misteriosa/naturale natura: dall’infinitamente grande e lontano, interstellare, invisibile, all’infinitamente piccolo e prossimo (anch’esso talora invisibile). Parola che si fa carne. Carne (minerale, vegetale, animale) che si fa parola. Misteriosamente.
A specchio.Spetta a noi aggiungere il link: https://www.mariellabettarini.it/biblio.htm per quanto riguarda la sua bibliografia.
Dal 1998 al 2000 ha curato, per il mensile POESIA, appunto, una rassegna dal titolo “Donne e poesia”, in cui ha antologizzato il lavoro poetico di circa cento autrici italiane dal ’63 al ’99. Elisa Biagini, ad esempio, (ved.: https://internationalwebpost.org/contents/PROPOSTE_DI_LETTURA_%E2%80%93_ELISA_BIAGINI,_-quot;_DA_UNA_CREPA) ha pubblicato Questi nodi proprio nella collana diretta da Mariella Bettarini e Gabriella Maleti, Gazebo. Ci piace concludere con un’efficace recensione di Antonio Piromalli del lontano 1971: Mariella Bettarini rappresenta l’antitesi dei poeti mercenari, che hanno l’occhio al concorso, al premio della cultura, avanzi di gruppi retrivi e imbalsamati. La Bettarini è la moderna poetessa che con la sua interiorità storicizza il tempo nostro nelle sue aberrazioni disumane. Ai poeti imbalsamati, muti, sordi (...) preferiamo chi vive e sente come questa autentica personalità che non ha nulla di «professionale» e glorioso o trionfale. Anche noi la pensiamo così.
VIII
sei la matrice –
il corpo lo devo a te –
sei la Matrice del mistero –
lo devo a te –
sei la matrice – se vivo
lo devo a te
sei tu
la Mediatrice tra il Nulla
e me – il Tutto e me –
sei la Matrice –
colei che ha dato corpo a un Soffio
che vagava
che ha dato fiato
a un corpo che (non volente) doveva
poi essere
sei l’orma del Mistero –
sei la Matrice
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