RILEGGENDO POESIA – SANDRO PENNA
La vita è…
Elio Pecora, autore dell’articolo comparso su POESIA nel settembre 1990 (n. 32/anno III) esordisce subito così: “Proporre una scelta delle poesie di Sandro Penna! Un’impresa non facile. Esse sono quasi tutte ugualmente lievi, ugualmente intense, limpide e misteriose.
Il lettore di Penna si domanda il perché di quell’incanto. A Penna, per decenni catalogato fra i minori e i leggiadri, va ormai innalzato un altare nella cattedrale della nostra poesia e della poesia nella sua totalità”. L’articolo si conclude informando i lettori che “una biografia di Sandro Penna a cura di Elio Pecora è di imminente uscita da Frassinelli. Le poesie sono pubblicate da Garzanti.”
I brevi cenni biografici che qui pubblichiamo sono tratti da: https://biografieonline.it/biografia-sandro-penna.
Sandro Penna (1906-1977) nasce a Perugia; la famiglia, di ceto borghese, consente al ragazzo di diplomarsi in ragioneria (ma quando il padre torna dalla guerra malato di sifilide, la madre decide di lasciarlo e si trasferisce a Pesaro con la figlia, lasciando i due maschi con lui. Nel 1922 la madre si trasferisce a Roma, dove Sandro raramente riesce a raggiungerla - NdA). Inizia lavorare nella sua città natale in modo saltuario facendo esperienza in diversi mestieri. Lavora come contabile, commesso di libreria, correttore di bozze e anche mercante d’arte.
Dopo l’incontro con Umberto Saba ha modo di frequentare il mondo dei letterati contemporanei: dal 1929 diventano regolari gli incontri con i diversi artisti che frequentano il Caffè "Le Giubbe Rosse". Preso sotto l’ala di Giuseppe Ferrara e Sergio Solmi, Penna pubblica la sua prima raccolta di versi nel 1939: il successo gli apre le porte presso alcune importanti riviste dell’epoca, come "Corrente", "Letteratura", il "Mondo"; su queste riviste durante gli anni ’40 appaiono alcune prose di Penna che saranno poi raccolte e pubblicate nel 1973, nel volume "Un po’ di febbre". Dopo il racconto "Arrivo al mare" (1955) pubblica due opere che si riveleranno molto importanti nella sua produzione letteraria: "Una strana gioia di vivere", edito da Scheiwiller nel 1956 e la raccolta completa delle sue Poesie, edita da Garzanti; per quest’ultima ottiene nel 1957 il Premio Viareggio. Nonostante le pubblicazioni e i riconoscimenti ricevuti (il Viareggio non senza polemiche, ma d’altronde erano gli anni ’50) Penna visse gran parte della sua vita in povertà, almeno sino alla morte della madre, nel 1964. Si trasferirà nella sua casa, a Roma, ma la sua vecchiaia sarà precoce e solitaria, tanto che il Premio Bagutta (gennaio 1977) non vedrà la presenza del poeta, che sarebbe morto poco dopo. Una curiosità: del 1977 è anche il disco Samarcanda di Roberto Vecchioni che contiene "Blu(e) notte", canzone che, senza nominarlo, cita e racconta Sandro Penna. L’identità letteraria e lo stile di Sandro Penna sono ormai maturi. I classici greci, ma anche Leopardi e Rimbaud, fanno parte della sua cultura poetica. I suoi versi esprimono una purezza classica e assoluta, fatta di strofe brevi e versi musicalmente dolci. La sua poesia è spesso legata al tema dell’amore omosessuale e secondo alcuni rappresenta un vero e proprio contraltare di Eugenio Montale.
Pier Paolo Pasolini, che al poeta dedica due capitoli del suo libro "Passione e ideologia" (1960), parlando dello stile di Penna, ha modo di affermare : "... è un delicatissimo materiale fatto di luoghi cittadini, con asfalto ed erba, intonaci di case povere, interni con modesti mobili, corpi di ragazzi coi loro casti vestiti, occhi ardenti di purezza innocente".
Ai nostri lettori proponiamo dunque una poesia, con le stesse perplessità nutrite da Elio Pecora in quell’articolo del 1990: scegliere non è un’impresa facile! Raramente possiamo considerare l’opera omnia di un poeta dove non c’è quasi niente da buttare. Ma per Sandro Penna è così, e averlo relegato – sia pure per qualche tempo – tra i “minori” è come aver perpetrato un delitto. Solitamente Penna viene annoverato tra i tre principali poeti (con Attilio Bertolucci e Giorgio Caproni) della cosiddetta "linea antinovecentesca" o "linea sabiana", denominazione che fu coniata da Pasolini. L’aver usato un linguaggio chiaro, immediato, di facile comprensione, in antitesi alle poetiche allora in voga, ermetiche, difficili, talvolta elitarie, forse gli ha chiuso molte porte, già diffidenti nei confronti del suo orientamento sessuale. Le porte dei salotti, certo.
Quelle della poesia, per lui, erano già aperte.
Anzi, spalancate.
La vita è… ricordarsi di un risveglio
triste in un treno all’alba: aver veduto
fuori la luce incerta: aver sentito
nel corpo rotto la malinconia
vergine e aspra dell’aria pungente.
Ma ricordarsi la liberazione
improvvisa è più dolce: a me vicino
un marinaio giovane: l’azzurro
e il bianco della sua divisa, e fuori
un mare tutto fresco di colore.
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