RILEGGENDO POESIA – MAURO MACARIO

Ai poeti tra le nuvole

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Il destino di essere altrove, Campanotto Editore 2003, era anche il titolo di una recensione di Gemma Gaetani, pubblicata nel maggio 2004 (n. 183): autore del libro Mauro Macario.

cms_24081/poesia.jpgIn quell’occasione la Gaetani affermava: “Mauro Macario scrive da, di, un pessimismo non solo proprio dell’essere umano nell’universo, ma appartenente piuttosto ai cittadini del mondo occidentale.

Che cosa può salvare?

La scrittura, la parola, l’urlo, la ribellione di animi e di morali che non soffrono di pressione bassa da questo luogo mortifero più che mortale che è, dentro e fuori, un’età impropria, in cui il destino di essere altrove si può combattere con una voce che si fa istigazione alla giustizia.”

Questa citazione è solo un punto di partenza per descrivere la figura e l’opera di un autore importante, dalla produzione feconda e mai banale, che ha anche un cognome notissimo.

Mauro Macario è infatti figlio di Erminio (attore comico e drammatico, di teatro, cinema e televisione: se qualcuno tra i nostri lettori più giovani dovesse ignorarne il cognome, gli consigliamo vivamente di documentarsi).

cms_24081/Mauro_Macario.jpgMauro Macario (S. Margherita Ligure, 1947) ha pubblicato i volumi di poesia: Le ali della jena (Lubrina, Bergamo 1990), Crimini naturali (Book, Ro Ferrarese 1992), Cantico della resa mortale (ivi 1994), Il destino di essere altrove (Campanotto, Pasian di Prato 2003), Silenzio a occidente (Liberodiscrivere, Genova 2007), La screanza (ivi 2012, Premio E. Montale Fuori di Casa 2012). L’ultima raccolta poetica, Metà di niente (puntoacapo Editrice, Pasturana 2014), ha meritato il Premio Lerici Pea 2015, il II posto ai Premi S. Domenichino 2015 e Alda Merini 2016. In traduzione francese ha pubblicato la raccolta La Débâcle des bonnes intentions (La rumeur libre, Vareiles 2016).

cms_24081/0.jpgHa scritto la biografia del padre, Macario un comico caduto dalla luna (Baldini&Castoldi, Milano 1998) e Macario mio padre (Campanotto, Pasian di Prato 2007). Del 2004 è il romanzo Ballerina di fila (Aliberti, Reggio Emilia). È curatore di quattro antologie: due sulle opere di Leo Ferré (Il cantore dell’immaginario, Eleuthera, Milano 1994, e L’Arte della rivolta, Selene, Milano 2003); una, insieme a Claudio Pozzani, sulle poesie di R. Mannerini, Un poeta cieco di rabbia (Liberodiscrivere, Genova 2004), e una crociera immaginaria di tredici poeti L’invenzione del mare (puntoacapo Editrice, Pasturana 2015). È inserito in numerosissime antologie. (Da https://www.puntoacapo-editrice.com/product-page/le-trame-del-disincanto-mauro-macario). L’ultima silloge pubblicata, sempre con puntoacapo, è L’opera nuda. Ci preme aggiungere che Mauro Macario, oltre al percorso poetico ampio e proficuo, è anche attore e regista teatrale, cinematografico e televisivo: ha curato infatti, sia per la Rai che per Mediaset, diversi programmi di carattere musicale.

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Per vent’anni ha interpretato poesie e monologhi del suo Maestro Léo Ferré al Festival di San Benedetto del Tronto, a lui dedicato (e spesso anche altrove). Ha al suo attivo, oltretutto, numerose pièces teatrali e altrettanto numerosi sono i ruoli ricoperti come attore. Ha affermato recentemente Francesco De Nicola: “È dunque legittimo affermare che ora, a un quarto di secolo dal suo esordio, Mauro Macario è divenuto un protagonista, dai connotati ben netti e riconoscibili nella loro unicità, della poesia italiana contemporanea; eppure […], la nostra società letteraria non credo che gli riservi ancora gli apprezzamenti che merita. E ora anche in Italia ecco, con il titolo molto appropriato Le trame del disincanto, l’opera omnia in versi di Mauro Macario, che ridisegna un percorso non facile, tutto condotto dalla ragione prima della sua poesia: la convinzione che essa sia necessaria per tutti noi, che essa rappresenti, nelle tenebre della barbarie culturale e umana nella quale il nostro tempo sprofonda sempre più, una delle rare occasioni per far luce, per fare una pausa e per opporci, anche solo per il breve tempo della lettura di qualche suo verso, al vortice di nulla, anche se talora sotto forma di tutto e di velleitariamente nuovo, che ci sta travolgendo.” Entrambe le affermazioni sono vere: i versi di Mauro Macario sono spesso profetici; giornali e TV gli riservano presenze marginali. Ci auguriamo di (ri)vederlo ben presto su qualche network nazionale, per un’intervista sulla sua produzione letteraria, per un excursus sulla sua esperienza di regista, per un (doveroso) ricordo di suo padre, nato – lo ricordiamo a beneficio di qualche conduttore televisivo – nel 1902 e morto nel 1980. Qualcosa sarebbe meglio di niente.

Ai poeti tra le nuvole

Non perdere la tua indignazione
dietro versi tranquilli e insensati
che ignorano
l’architettura delle stragi
il palinsesto delle carestie
la cerimonia democratica
di una siringa letale
perché il braccio della morte
è anche il tuo
quando intingi la penna
in quel calamaio di sangue
che tanto ti ripugna
tu che nel sublime
vaneggi ricami barocchi
e sciacqui la coscienza
nel bidè dello stile
ricorda gli ultimi
che affollano la tua soglia
rovescia il calamaio
del salasso mondiale
in faccia ai monsignori
della poesia celeste
sporcati le mani
dentro le discariche abusive
della globalizzazione
dove s’ammucchiano le etnie minori
trucidate dal regresso
e che siano i tuoi versi
pelle e ossa
come gli infanti anoressici
per costrizione
afflitti da quel male che si chiama
Presidente
e spolpati dalla tua omertà
abbellita dalla forma
perché hai perso la tua indignazione
e giochi sordomuto
all’enigmistica poetica
tra le salme del Capitale.

Raffaele Floris

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