QUANTE STORIES

La caduta dell’ultima parete tra pubblico e privato

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cms_25674/1.jpgImmediatezza e impermanenza, evanescenza dei contenuti, storie brevi che trovano nei social odierni il loro habitat naturale. Le cosiddette “stories” rappresentano un’ulteriore elemento di novità in piattaforme che faticano a trattenere i loro utenti al loro interno, un’occasione per attrarre i più giovani spesso in fuga dai social cosiddetti generalisti. Sempre più utenti utilizzano la funzione Stories, un neo linguaggio che si oppone al principio della permanenza dei contenuti sui social, un mix tra evanescenza e sintesi estrema di una forma di comunicazione in cui racchiudere l’essenza del momento. Assume rilievo in questa forma di espressione personale, focalizzarsi sulla più diretta ed estrema intimità di chi pubblica, discostandosi nettamente da ogni precedente forma comunicazionale come video, foto e similari. Si parla a tale proposito di autenticità espressiva e vividezza del ricordo pubblicato; è, in sintesi, come mettere definitivamente la parola fine all’annosa distinzione tra pubblico e privato a proposito delle piattaforme social.

cms_25674/2_1650162160.jpgChi pubblica storie ha la convinzione che si ponga in una posizione più elevata rispetto al resto della massa degli altri utenti, secondo ciò che potrebbe essere un racconto in forma breve di un messaggio di autenticità espressiva scevra da ogni filtro e dunque proprio per questo più vera del reale. La rappresentazione del sé, tema fondante dell’intera materia sociologica, è declinata nell’ambito dei social attraverso il concetto di self-disclosure, ovvero il meccanismo che permette di far conoscere ad altri soggetti le caratteristiche di un altro individuo rendendolo così riconoscibile e unico. Ci si riferisce in questo caso alle attività di performance del soggetto, attività che spesso e volentieri cadono nel puro intrattenimento trash-visivo, peculiarità ormai collaudata per attrarre maggiori visualizzazioni. Il collasso dei contesti a cui il pubblico è stato abituato grazie a una certa televisione, si è ora ancora più accentuato con l’avvento di dispositivi elettronici che hanno dato vita a modelli estremamente variabili di situazioni e di rappresentazioni del sé.

cms_25674/3.jpgNell’ecosistema digitale pertanto diviene auspicabile e raccomandato il mix tra comportamenti dati in pubblico e comportamenti da retroscena (privati) data la forte potenzialità e l’appetibile prospettiva di essere sempre on stage e online. Mostrare e mostrarsi è divenuto un fenomeno fondamentale della società contemporanea in cui gli utenti tendono una volta online, ovvero la maggior parte della loro giornata, a esibire senza remore e timori comportamenti che risulterebbero poco appropriati se mostrati offline. L’avvento di una società intimista e fortemente performativa nei suoi atteggiamenti social, fa sì che diventi centrale lo sguardo degli altri, diretto a incidere sulla rappresentazione che facciamo di noi stessi come mera merce da consumare. La deriva di una società always on, di uno sguardo divenuto mercificante e di una messa in scena continua del proprio lato intimo, ha trasformato molti utenti in veri e propri manager di sé stessi, lavoratori e produttori indefessi di informazioni da pubblicare sulle proprie home page, elevando le stories come parte integrante nella costruzione del sé.

Andrea Alessandrino

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