QUANDO L’INSEGNAMENTO DIVENTA STRUMENTO DI INTEGRAZIONE LINGUISTICA

Intervista a Laura Surace

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cms_20619/1.jpgHo incontrato per i lettori dell’International Web Post Laura Surace. Laureata in Lettere Classiche e abilitata all’insegnamento per le materie letterarie Laura ha voluto indirizzare le proprie competenze didattiche nell’ambito più impegnativo del sistema scolastico: quello della disabilità e del disagio. Per chi vive l’esperienza del volontariato sa bene quanto una tale scelta di campo rappresenti un’autentica scelta vocazionale: la consapevolezza di incamminarsi lungo un percorso irto di ostacoli, un’avventura continua che muta, cambia, cresce, si trasforma in ragione delle situazioni. Muta, cambia, cresce e trasforma anche chi si immerge in quello spazio relazionale, nel quale docente e discente superano il binomio della sclerosi dei ruoli contrapposti per vivere insieme l’esperienza unica dell’integrazione.

A Laura Surace, non è mai mancata l’energia per affrontare la sfida, per misurarsi quotidianamente con un’alchimia vitale dai contenuti poliedrici. Specializzatasi in materia di sostegno Laura ha modulato la sua professionalità dedicandosi ai ragazzi portatori di disagio, a quelli con diverse abilità e all’integrazione linguistica in ambito scolastico.

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Ho letto con interesse il “Manuale di lingua italiana per Stranieri” di cui sei coautrice insieme a Gaetano Biasillo. Il motivo ispiratore nasce da un’esperienza didattica o, piuttosto, da un’esigenza didattica?

cms_20619/2.jpgIl Manuale di lingua italiana per stranieri (Cartman edizioni) non è un prodotto costruito a tavolino, ma parte da una reale esperienza scolastica e ha il fine di supportare gli studenti stranieri nel loro percorso formativo. Ho scritto il testo con il collega Gaetano Biasillo, anch’egliinsegnante di sostegno di Scuola Secondaria Superiore, dopo una laurea in Pedagogia e una specializzazione nei Corsi Biennali Polivalenti.

L’idea di questo libro nasce dall’esigenza didattica generata dalla presenza di un elevato numero di studenti stranieri iscritti nelle Scuole Superiori. Il manuale di lingua italiana per stranieri (edito da Cartman edizioni Torino), nasce da un’esperienza scolastica di inclusione per poi rendersi valido ausilio nello studio agli studenti di altri Paesi. Partendo dall’esperienza diretta su una classe pilota, si è reso evidente lo scopo principale di questo progetto: quello di insegnare la lingua italiana in breve tempo non limitandosi all’esclusivo apprendimento della grammatica, ma anche mirando alla semplificazione di concetti altrimenti incomprensibili per uno straniero non italofono.

Esiste, dunque, un fattore/momento topico che, considerando la tua sensibilità e la competenza è divenuto oserei definirlo quasi l’imperativo etico motivazionale…Vuoi condividere con i lettori dell’IWP la tua esperienza?

cms_20619/0.jpgNel settembre 2014, tre studentesse provenienti dal Pakistan hanno iniziato il loro percorso di formazione in Italia in una classe iniziale di liceo linguistico di un istituto della provincia di Latina. La difficoltà primaria per le studentesse è soprattutto imparare la lingua italiana e poi arrivare ad un livello sufficiente per discutere con la debita padronanza i vari temi disciplinari durante le verifiche. Ma, come alle volte accade, gli eventi vanno oltre tutte le aspettative. La classe dispone di un’insegnante di sostegno che prende a cuore le difficoltà delle tre ragazze. Con il consenso della Presidenza dell’istituto si stabilisce che durante le tre ore aggiuntive quelle ragazze apprendano i rudimenta della lingua italiana; nelle altre ore di copresenza il lavoro da svolgere è quello di semplificare gli apprendimenti, in particolare adeguare l’italiano dei testi scolastici, livello questo via via raggiunto dalle studentesse. Non di rado, nella medesima ora di lezione “si attivano” tre strategie didattiche: quella canonica del docente curricolare; quella specifica per apprendimenti semplificati; quella per alunni stranieri.

Colgo nelle tue parole un’esperienza straordinaria…

Nulla di straordinario: è una delle tante esperienze che avvengono quotidianamente tra i banchi di scuola. La vera sperimentazione ha avuto luogo nelle ore di lezione dedicate alla lingua italiana. Ogni argomento proposto alle ragazze è stato successivamente adattato attraverso le loro risposte (feedback) in modo da creare unità didattiche realmente a misura di discente. Alla fine del processo ogni unità di apprendimento è costruita soprattutto attraverso il contributo delle studentesse. Il lavoro procede alacremente per mesi fino a quando si decide che tutto il materiale prodotto e i relativi progressi delle discenti non vengano archiviati a fine anno.

La scelta editoriale è stata casuale?

Sono stati inviati degli abstract dell’esperimento a più case editrici. Una tra esse, la Cartman edizioni di Torino, attenta già da anni ai temi dell’inclusione e delle metodologie didattiche innovative, sceglie di pubblicare tutto il lavoro per renderlo materiale fruibile a tutti gli studenti di scuola secondaria non italofoni.

Immagino che il testo abbia riscosso molto interesse nelle scuole…

cms_20619/studenti-stranieri-1.jpgSì. Il manuale è suddiviso in unità, ognuna delle quali descrive gli argomenti che si andranno a trattare, gli obiettivi che si intendono raggiungere e un breve dialogo esemplificativo cui seguono domande di comprensione con esercizi. Le linee forza di questo lavoro, di natura sperimentale, sono basate su un’esperienza in farsi.

L’istituto comprensivo “Giulio Cesare” di Sabaudia ne utilizza numerose copie durante i corsi di italiano per studenti stranieri della scuola ottenendo risultati apprezzabili. In alcuni casi il manuale viene utilizzato anche per rafforzare l’apprendimento della lingua italiana in alunni disgrafici, in quanto le unità didattiche procedono per schemi e tabelle concepite per la memorizzazione rapida.

Antonella Giordano

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