Prove di equilibrio nel centro destra

Salvini incontra Berlusconi ad Arcore. Un nuovo progetto per il rilancio del centro destra

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Settembre si avvicina e Pontida, la storica manifestazione leghista, si prepara. Ma con una veste nuova. I tempi cambiano e con essi le esigenze. Se una volta era la politica a dettare gli assetti, preconizzando il futuro e imponendo le linee guida all’economia, ora accade il contrario. Anche gli attori sono diversi. Se prima, coinvolta nel processo gestionale era l’Italia da sola, oggi necessariamente si deve contemplare l’Europa, ponendo attenzione ai suoi diktat e seguendo le direttive per una corretta gestione dei rapporti internazionali. Matteo Salvini questo lo ha capito da tempo. E ha tentato di traslare l’idea leghista, cresciuta all’ombra di Berlusconi in seno alla coalizione pidiellina, al piano nazionale, con tutti i limiti di una vecchia gestione ancorata a un insano – perché eccessivo – sciovinismo. Non solo. Ha allacciato rapporti internazionali, nella consapevolezza che un buon endorsement costi meno e valga più di una campagna con tutti i crismi. Ci ha provato... Certo, il banco di prova delle elezioni amministrative bene non è andato. Né per la Lega, né per il centrodestra. E non ci si trinceri dietro il successo “scontato” di Fratelli d’Italia a Roma perché non è indicativo, considerate le contingenze capitoline. Se è vero che giugno ha insegnato che divisi si perde, ha anche costretto i giovani leader a misurarsi con le proprie effettive capacità. Di strada da fare ce n’è ancora un bel po’. Ed è in salita. Ma mentre il Carroccio lavora a un progetto serio e fattibile, quale quello elaborato da Armando Siri, consigliere economico della Lega, ideologo della Flat Tax al 15% e FI si concentra sul risanamento interno, FdI mostra ancora molte incertezze e un’idea di futuro vacua. Almeno sul piano nazionale.

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Diverso quello locale: a Roma uno zoccolo duro ce l’ha e la realtà la conosce forse meglio di tanti altri partiti. Eppure, percentuali alla mano – perché poi è a quelle che in politica si guarda – è arrivato terzo. E su quanti votanti? L’astensionismo ancora una volta l’ha fatta da padrone. In questo clima post-sismico vanno rimosse le macerie e gettate le fondamenta di una nuova edificazione. Si deve guardare avanti. Visione e progettualità devono camminare a braccetto, lavorare insieme, avendo cura di lasciarsi alle spalle il vecchio paradigma. La nuova kermesse di Pontida durerà 3 giorni, non più 24 ore. Inizierà il 16 e terminerà il 18 settembre. Ma soprattutto non coinciderà con quella organizzata da Parisi. Che abbiano capito le colonne leghiste che Parisi potrebbe garantire alla loro visione quella progettualità essenziale per la costruzione di un affidabile domani politico?

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L’ex candidato sindaco di Milano sta rilanciando il federalismo fiscale. È un messaggio a noi. – dice Umberto Bossi durante un’intervista rilasciata al Corriere della Sera - Va data finalmente al Paese quella legge che il Parlamento voleva e che Giorgio Napolitano non ha firmato”. Quello settembrino sarà un evento anti-renziano sicuramente. Porte aperte a tutti dunque. Anche a Giorgia Meloni impegnata con i suoi iscritti in un dibattito sul futuro del partito.

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L’appuntamento verrà preceduto dalla manifestazione a Ferragosto di Ponte di Legno nel corso della quale Salvini, intervistato a tutto campo da Del Debbio, lancerà il progetto della “Lega dei popoli”. Un nuovo soggetto politico che guarderà anche al centro-sud e che tenterà una strategia meno emulativa del lepenismo, più incline al popolarismo di Orban e al conservatorismo inglese, capace di contrapporsi alla linea della Merkel. Il segretario torna quindi a parlare di apertura al Meridione. “E con quale programma? – continua Bossi - Io non l’ho mai visto. La gente chiede: per che cosa dovrei votare? E la risposta, appunto, si chiama programma. Pensare di raccogliere consensi senza dare niente in cambio è un’illusione”. Ma Armando Siri al Sud, da che è in Lega, ha dedicato attenzione, cercando di accorciare quelle distanze che troppo lo dividono da un Nord più emancipato e sicuramente dotato di maggiori infrastrutture. Comunque è anche di progetti che il leader del Carroccio ha discusso nel recente incontro con Berlusconi ad Arcore, non solo un gesto d’affetto e cortesia dopo l’intervento a cuore aperto. E Bossi rincara, ritirando a sé le redini di una leadership occulta che vuol far valere: vedrà presto anche lui l’ex Cavaliere, per capire bene il “programma comune”. "Sull’immigrazione, sulle imprese, su tanti punti, Parisi e Salvini sono d’accordo, il rapporto è buono", precisa Siri che con maestria tesse le reti di un partito unito che impari, prima di tutto, a superare le divisioni interne e poi a cogliere le opportunità. Maroni al tavolo dell’ex candidato sindaco di Milano intende sedersi subito, mentre un’ampia frangia interna chiede che si cambi registro. I tempi moderni impongono alla politica di dotarsi di manager preparati affinché si dialoghi in modo diretto e puntuale con l’economia e si guardi con attenzione all’organizzazione interna, eliminando il più possibile i punti di caduta e gli errori nella strategia. Eppure Parisi, che pochi giorni fa ha concluso il giro di incontri con i coordinatori del partito, non ha ottenuto l’appoggio di tutti i colonnelli. C’è infatti chi lo aspetta alla prova dei fatti e ne contesta l’investitura dall’alto.

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Ma Berlusconi è convinto che a settembre, quando illustrerà le sue idee, saprà convincere tutti. “L’accordo si fa se è sui temi concreti, sulle cose da fare, senza raccattare i naufraghi del passato, gli Alfano, i Verdini, i Casini, di cui gli italiani fanno a meno”. Parole – queste di Salvini – che indicano una via precisa. Le intenzioni dell’ex Cavaliere non sono quelle di rompere con la Lega, tutt’altro. Una coalizione tra le due entità è sempre meglio metterla in tasca. Anche se occorrerà aspettare l’autunno per conoscere il destino delle riforme, della legge elettorale e persino del governo. A quel punto – e solo allora – si potrà varare una vera e propria strategia politica che abbia intrinsecamente la forza di opporsi all’ancora rampante M5S. E solo allora si parlerà di leadership. Sul referendum puntano tutte le opposizioni, al lavoro da tempo per convincere gli elettori a votare “no”. “La gente massacrerà Renzi che dopo anni di federalismo prova a fare l’esatto contrario - seguita Bossi - cercando di ottenere un centralismo assoluto […] È peggio di Mussolini. E poi Renzi presenta un bilancio fallimentare su tutto, a partire dalle sue promesse sul lavoro: abbiamo 3 milioni di disoccupati e 14 milioni di lavoratori in nero”. Se il premier dovesse perdere, si aprirebbe lo scenario di un governo di scopo, probabilmente dedicato anche al cambiamento della legge elettorale, che traghetterebbe la nazione verso nuove elezioni.

Per Lega e Forza Italia, le prove di dialogo sono già iniziate.

Silvia Girotti

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