Pil, Istat: prosegue la fase di ripresa dell’economia(Altre News)

Lavoro domestico, rinnovato contratto: cosa prevede - Pensioni, cosa cambia

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Pil, Istat: prosegue la fase di ripresa dell’economia

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La caduta del Pil italiano del secondo trimestre è associata a estesi segnali di ripresa emersi, da maggio, per la produzione industriale e da giugno per i nuovi ordinativi della manifattura e per le esportazioni che hanno riportato forti incrementi sia verso i mercati Ue sia verso quelli extra-Ue, interessando tutte le principali categorie di beni. Lo rileva l’Istat nella Nota mensile, aggiungendo che a livello globale dopo il crollo di marzo e aprile l’economia mondiale ha iniziato a mostrare segnali di progressivo miglioramento.

Inoltre, "le informazioni disponibili per i mesi di luglio e agosto, seppure ancora parziali, suggeriscono il proseguimento della fase di ripresa. A luglio, si osservano aumenti nei dati dei consumi elettrici e della fatturazione elettronica e le stime preliminari sui flussi commerciali con i paesi extra-Ue indicano la prosecuzione della fase di risalita delle vendite all’estero, con un dimezzamento del calo tendenziale delle esportazioni osservato a giugno. Ad agosto, l’indice del clima di fiducia delle imprese ha confermato i segnali positivi registrati a luglio e diffusi a tutti i settori anche se di intensità diverse, con i servizi di mercato e il commercio al dettaglio che hanno segnato gli aumenti più ampi. Tuttavia il livello degli indici rimane inferiore a quello di gennaio con distanze più accentuate per i servizi", scrive l’Istat.

A luglio, si sono registrati i primi segnali di recupero anche per l’occupazione accompagnati da una intensificazione della ripresa delle ore lavorate pro capite. Ad agosto, si è ampliata la tendenza alla flessione dei livelli dei prezzi al consumo, ancora condizionati dalla caduta tendenziale delle quotazioni dei prodotti energetici.

Vendite dettaglio -2,2% a luglio - A luglio 2020 si stima, per le vendite al dettaglio, una diminuzione rispetto a giugno del 2,2% in valore e del 3,1% in volume. In calo sia le vendite dei beni non alimentari (-3,2% in valore e -4,8% in volume), sia quelle dei beni alimentari (-1,0% in valore e -0,8% in volume). Nel trimestre maggio-luglio 2020, le vendite al dettaglio registrano un aumento del 12,1% in valore e dell’11,5% in volume rispetto al trimestre precedente. A determinare il segno positivo sono le vendite dei beni non alimentari (+27,4% in valore e +26,2% in volume), mentre i beni alimentari diminuiscono (-1,8% in valore e -2,5% in volume). Su base tendenziale, a luglio, si registra una diminuzione delle vendite del 7,2% in valore e del 10,2% in volume, determinata soprattutto dall’andamento dei beni non alimentari (-11,6% in valore e -15,8% in volume); in calo anche le vendite dei beni alimentari (-1,1% in valore e -2,4% in volume).

Per quanto riguarda i beni non alimentari, si registrano variazioni tendenziali negative per quasi tutti i gruppi di prodotti, ad eccezione di Utensileria per la casa e ferramenta (+3,2%). Le flessioni più marcate si evidenziano per Abbigliamento, e pellicceria (-27,9%) e Calzature, articoli in cuoio e da viaggio (-17,3%). Rispetto a luglio 2019, il valore delle vendite al dettaglio diminuisce del 3,8% per la grande distribuzione e dell’11,7% per le imprese operanti su piccole superfici. Le vendite al di fuori dei negozi calano del 7,0% mentre il commercio elettronico è in crescita (+11,6%), conclude l’Istat.

Lavoro domestico, rinnovato contratto: cosa prevede

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Firmato il nuovo Contratto collettivo nazionale del settore domestico: le organizzazioni sindacali dei lavoratori, Filcams Cgil, Fisascat Cisl, UILTuCS, Federcolf e le associazioni datoriali Fidaldo (che riunisce Nuova Collaborazione, Assindatcolf, Adld e Adlc) e Domina hanno, infatti, sottoscritto l’intesa applicabile ai circa 860mila lavoratori regolari del comparto, che diventano 2 milioni se si considerano le stime sul sommerso.

Scaduto nel 2016 il Ccnl entrerà in vigore dal prossimo 1° ottobre 2020 introducendo importanti novità normative ed intervenendo su aspetti qualificanti, con particolare riferimento al mercato e all’organizzazione del lavoro domestico, all’accrescimento della professionalità delle lavoratrici e dei lavoratori, nonché al trattamento retributivo. Soddisfazione delle parti sociali firmatarie per una intesa di rinnovo "che – dichiarano congiuntamente - interviene in una fase molto particolare per il mondo intero vessato in prima istanza dalla pandemia e successivamente dai risvolti che questa ha comportato sotto il profilo socio-economico, finanziario e, più in generale, del benessere delle persone".

"La sottoscrizione del rinnovo contrattuale -concludono le parti sociali- chiude una fase di estrema incertezza per la categoria ed il settore, attanagliato dalla forte presenza di lavoro nero e sommerso e mette le parti nelle migliori condizioni per proseguire il confronto, anche con le istituzioni, con l’obiettivo comune di rendere maggiormente attrattivo il lavoro regolare in un comparto che tanto ha dato nella fase emergenziale e che è chiamato a svolgere un ruolo essenziale nel nostro Paese, alla luce delle stime sull’invecchiamento demografico che collocano l’Italia tra i Paesi più longevi del mondo".

COSA PREVEDE - Nel merito, l’intesa di rinnovo prevede un aumento economico mensile di 12 euro per il livello medio B Super a far data dal 1° gennaio 2021, e contempla un sistema di indennità a far data dal 1° ottobre 2020 - da 100 euro a quasi 116 euro - erogate in aggiunta alla retribuzione minima contrattuale ai prestatori d’opera che assistono bambini fino al 6° anno di età ed agli assistenti familiari che assistono più di una persona non autosufficienti, riconoscendo così i reali carichi di lavoro effettivamente prestati. Ai lavoratori in possesso della certificazione di qualità verrà inoltre riconosciuta una ulteriore indennità fino a 10 euro al mese. L’inserimento "in un unico livello bs delle baby sitter come altri aspetti di semplificazione e chiarimento del Ccnl evidenziano la volontà delle parti sociali di creare uno strumento che risulti maggiormente fruibile dalle famiglie".

Il nuovo contratto rivisita gli articolati riferiti al contratto individuale di lavoro (da formalizzare con specifica lettera di assunzione che contempli livello, mansione e modalità di riposo settimanale nel rispetto della fede religiosa), alle assunzioni a tempo determinato in ottemperanza alla normativa intervenuta, come anche rispetto al periodo di prova e ai permessi anche riconducibili al rinnovo del permesso di soggiorno e allo svolgimento delle pratiche di ricongiungimento familiare.

L’accordo definisce inoltre l’inquadramento degli assistenti familiari in quattro livelli, a ciascuno dei quali corrispondono due parametri retributivi, in base alle conoscenze e competenze possedute in riferimento alla mansione richiesta, superando la consolidata distinzione tra colf, badanti e babysitter e puntando piuttosto l’accento sul contesto all’interno del quale viene espletata la prestazione d’opera e operando un netto distinguo tra lavoratori che coadiuvano le famiglie nel ménage quotidiano, e coloro i quali lo fanno prendendosi cura di un altro essere umano. Introdotte inoltre le figure degli educatori formati sempre più fondamentali nella presa in carico delle nuove esigenze emergenti.

Pensioni, cosa cambia

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Torna sul tavolo del Governo la riforma delle pensioni. L’Esecutivo vuole deciderla e vararla in fretta, cogliendo l’occasione della prossima legge di Bilancio da predisporre entro ottobre e anche i sindacati premono per inserire al più presto nuove misure ed eliminare l’attuale incertezza.

Come ricorda laleggepertutti.it, Quota 100, infatti, si avvia al tramonto – terminerà il 31 dicembre 2021 salvo proroghe – e bisogna decidere quale sarà la sorte delle prossime uscite anticipate, insieme ad Ape sociale ed Opzione donna. Ma l’obiettivo del Governo è quello di realizzare una riforma ampia e duratura, non limitata a semplici ritocchi o proroghe delle misure esistenti.

Riprendono così i tavoli di confronto aperti al ministero del Lavoro con le parti sociali: il calendario è già stabilito e gli incontri dovranno svolgersi entro settembre.

L’agenda delle questioni da affrontare era già stabilita da tempo – i problemi pensionistici sono sotto gli occhi di tutti – ma emergenza Covid ha sconvolto il calendario dei lavori e ora sulle decisioni pesa un incognita in più: il Coronavirus potrebbe tagliare le prossime pensioni, sia incidendo sulla rivalutazione del montante, che secondo le stime diminuirebbe del 2-3%, sia per i prevedibili prossimi licenziamenti in vista, nel momento in cui scadrà il blocco imposto dai decreti emergenziali.

Ora, secondo le ultime indiscrezioni, Quota 100 potrebbe essere salvata e confermata anche per i prossimi anni, ma con alcune modifiche rispetto alle regole attuali.

La flessibilità per l’uscita anticipata dovrebbe andare a beneficio dei soli lavoratori più anziani, quelli che ora sono bloccati nell’attesa del raggiungimento dei requisiti e che verrebbero penalizzati dal loro innalzamento, ad esempio introducendo una nuova Quota con l’asticella fissata a 102 come era stato ipotizzato prima dell’estate.

Invece, in assenza di interventi, e dunque lasciando tramontare Quota 100, chi per anzianità e contributi sta per arrivare ora alle soglie della pensione sarebbe inevitabilmente colpito dallo “scalone” previsto dalla legge Fornero e dovrebbe aspettare il compimento di 67 anni o il raggiungimento di un’anzianità contributiva di 42 anni e 10 mesi, rispetto ai 38 anni di contributi e i 62 anni di età previsti da Quota 100 nella versione attuale. Una conseguenza socialmente gravosa per molti lavoratori e che il Governo, come ha recentemente dichiarato il ministro del Lavoro Nunzia Catalfo, vorrebbe in tutti i modi evitare.

Dunque, per evitare di generalizzare il meccanismo delle attuali forme di uscita anticipata dal mondo del lavoro (e di ricevere critiche dall’Unione Europea), si pensa a introdurre una “flessibilità in uscita“, un meccanismo, fortemente sostenuto dai sindacati, che preserverebbe il traguardo pensionistico in favore di chi ha raggiunto un’anzianità contributiva minima di 38 anni e che potrà andare in pensione al compimento di 62, o più probabilmente 63, anni di età.

C’è, però, un rovescio della medaglia: in questo caso, la penalizzazione consisterebbe in una riduzione dell’importo dell’assegno di una percentuale attorno al 3% per ogni anno di anticipo rispetto alla soglia dei 67 anni, quella prevista per l’ottenimento della pensione di vecchiaia. Una speranza, però, arriva dal “tesoretto” di quasi 4 miliardi di euro accumulati dai risparmi di Quota 100, che recentemente ha registrato un brusco calo delle domande.

Adesso, questi importi inattesi potrebbero aiutare a finanziare la riforma, insieme alle risorse europee del Recovery Fund, che però non arriveranno prima della primavera 2021 e rappresentano un’arma a doppio taglio, per il maggior controllo che Bruxelles eserciterà sull’impiego delle risorse stanziate. Anche per questo il Governo cerca di raggiungere una riforma pensionistica prima di accedere ai nuovi fondi europei. Leggi anche “Pensioni e previdenza: le ultime novità“.

Redazione

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