Pensioni,le proposte dei sindacati (Altre News)

UniCredit taglia 6mila posti - Industria, crolla la produzione nel 2019

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Pensioni, ecco le proposte dei sindacati

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Bene la fase di ascolto che il governo sta portando avanti in vista della riforma delle pensioni ma e’ ora che cominci a dare risposte e soprattutto a indicare le risorse che intende mettere sul tavolo di confronto. Arriva da Cgil Cisl e Uil, al termine del terzo tavolo tecnico al ministero del Lavoro, dedicato alla flessibilità’ in uscita e al superamento di quota 100, la richiesta all’esecutivo di dettagliare il merito delle questioni. Anche nel round di oggi, infatti, insolitamente breve, il ministero si è limitato ad ascoltare le proposte dei sindacati che hanno riassunto la piattaforma unitaria con cui si sono seduti al tavolo: maggiore flessibilità, strutturale e di lungo periodo, che contempli la possibilità di uscire dal mondo del lavoro a partire dai 62 anni di eta’ anagrafica o con 41 anni di contribuzione; una strutturalità dell’Ape sociale e anche una risposta al lavoro di cura delle donne alle quali ‘scontare’ un anno di contribuzione per ogni figlio.

Ma dal governo, appunto, nessuna indicazione su una possibile quantificazione delle risorse che saranno a disposizione dell’intervento nonostante " più volte e’ stato detto - hanno spiegato i sindacati - che condivide la filosofia e l’impianto della nostra piattaforma". E il silenzio sul tema, non piace a Cgil Cisl e Uil: "La nostra proposta e’ finanziariamente sostenibile ma non intendiamo metterci a sparare dati; vorremmo piuttosto costruirli assieme al governo evitando quel balletto di cifre solitamente insopportabile. Restiamo in attesa di vedere non solo quali misure ma anche quante saranno le risorse a disposizione", spiega per tutti il segretario confederale Cgil, Roberto Ghiselli che richiama dunque l’esecutivo ad una certa correttezza di atteggiamenti.

"Non aiuta che tutti giorni mentre al tavolo ufficiale il governo non dice nulla, nel frattempo, membri che parlano a suo nome lancino ipotesi sia su quota 100 ai sulle risorse da mettere in campo", aggiunge Ghiselli guardando anche alla fiscalità generale che dovrà giocare un ruolo di supporto. E per i sindacati andrebbero dedicate alla riforma anche tutti i risparmi derivanti da quota 100 mentre, sottolineano, "già il primo miliardo invece e’ andato".

Ferma su questa linea anche la Cisl: " Abbiamo risollecitato il governo per capire quali siano le sue linee di indirizzo, individuare le platee e dire una parola chiara sulle risorse in campo perché serve far restare nel bacino previdenziale tutti i risparmi che sono arrivati e arriveranno da quota 100. Per noi non ci potrà mai essere nessuno scambio tra anticipo dell’eta’ pensionabile e ricalcolo contributivo", spiega il segretario generale aggiunto Cisl, Luigi Sbarra.

Unico risultato del tavolo, che i sindacati comunque apprezzano, l’annuncio che a breve verrà istituita la Commissione paritetica sui lavori gravosi. Un pool tecnico, che sarà operativo con ogni probabilità da metà marzo, atteso da Cgil Cisl e Uil: "da qui si partirà per riuscire a capire le dimensioni del fenomeno di una possibile uscita flessibile", commenta il leader Uil Carmelo Barbagallo.

Il governo dunque e’ atteso ad una risposta: "In ogni incontro hanno detto che successivamente avrebbero valutato i termini economici e tecnici delle questioni e avrebbero spiegato cosa ne pensavano delle nostre proposte", sintetizza ancora Barbagallo per il quale il punto di caduta "non potrà essere il round politico programmato per marzo", ma dovrà arrivare molto prima: probabilmente, convergono Cgil Cisl e Uil, dopo il tavolo sulla previdenza complementare del 19 febbraio prossimo. L’attenzione di Cgil Cisl e Uil sulle partite in corso, comunque, resta altissima. E giovedì prossimo, i sindacati hanno convocato le segreterie unitarie: al centro della riunione di tutti i parlamentini sindacali infatti proprio la valutazione dei tavoli con l’esecutivo e le modalità per sostenere il confronto.

Anche l’Ugl ha presentato la propria proposta al tavolo tecnico: "sulla flessibilità post Quota 100 si può pensare ad una Quota 100 libera, vale a dire il superamento del doppio paletto vigente al momento; al pensionamento con 41 anni di contributi; alla revisione dell’Ape sociale; alla valorizzazione ai fini pensionistici della maternità e del lavoro di cura non retribuito per le pensioni delle donne e all’estensione della platea dei lavori gravosi ed usuranti", ha sintetizzato il segretario confederale Fiovo Bitti.

UniCredit taglia 6mila posti

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UniCredit formalizza ai sindacati con una lettera inviata oggi la decisione di tagliare 6mila posti di lavoro e chiudere 450 filiali. La missiva, che dà il via alle procedure, contiene i dettagli di quanto già annunciato alle organizzazioni sindacali lo scorso 3 dicembre, durante la presentazione del piano Transform2023. Da qui al 2023, in particolare, la banca ha calcolato una ’eccedenza di capacità produttiva’ pari a 5.500 full time. L’uscita di altri 500 dipendenti è legata al piano precedente.

Nella lettera con cui avvia le procedure per negoziare gli esodi, UniCredit riferisce di voler chiudere "entro e non oltre il primo trimestre 2020" il confronto con i sindacati per arrivare a "soluzioni condivise" sugli esuberi, anche per "attenuare" le possibili ricadute sociali del nuovo piano sui lavoratori. Le 6mila uscite preventivate da qui alla fine del 2023, riporta la missiva fornendo altri dettagli, saranno attuate "valutando in via prioritaria" l’accesso al fondo di solidarietà del settore del credito e i prepensionamenti di chi è già prossimo all’età pensionabile, con un anticipo medio di 36 mesi. Saranno poi considerate Quota 100, Opzione Donna e altri riscatti insieme a "forme di flessibilità" nell’organizzazione del lavoro. In sostanza, si prevedono processi di riqualificazione e riconversione professionale delle risorse, legate ai processi di digitalizzazione previsti dal piano. Nel 2020, tra l’altro, oltre ai dirigenti, anche i quadri direttivi e il personale delle Aree professionali dovrà azzerare i residui ferie.

La ministra del Lavoro e delle Politiche Sociali, Nunzia Catalfo, ha convocato i vertici di UniCredit per venerdì 21 febbraio.

Industria, crolla la produzione nel 2019

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A dicembre 2019 si stima che l’indice destagionalizzato della produzione industriale diminuisca del 2,7% rispetto a novembre, mentre per l’indice corretto per gli effetti di calendario si stima una flessione, in termini tendenziali, del 4,3%. I giorni lavorativi sono stati 20 contro i 19 di dicembre 2018. Lo rileva l’Istat.

Nel complesso del quarto trimestre il livello della produzione registra una flessione dell’1,4% rispetto ai tre mesi precedenti - prosegue l’Istat - L’indice destagionalizzato mensile mostra marcate diminuzioni congiunturali in tutti i comparti; pertanto variazioni negative segnano i beni intermedi (-2,8%), l’energia e i beni di consumo (-2,5% per entrambi i raggruppamenti) e i beni strumentali (-2,3%).

Corretto per gli effetti di calendario, a dicembre 2019 l’indice complessivo è diminuito in termini tendenziali del 4,3% (i giorni lavorativi sono stati 20 contro i 19 di dicembre 2018). Nella media del 2019 la produzione è diminuita dell’1,3% sia in termini grezzi che al netto degli effetti di calendario (nell’anno 2019 i giorni lavorativi sono stati gli stessi del 2018).

Su base tendenziale e al netto degli effetti di calendario, a dicembre 2019 si registrano accentuate diminuzioni per i beni intermedi (-6,6%), l’energia (-6,0%) e i beni strumentali (-4,7%); un decremento più contenuto si osserva per i beni di consumo (-0,8%). I soli settori di attività economica che registrano incrementi tendenziali sono la fabbricazione di computer, prodotti di elettronica e ottica (+5,3%), l’industria alimentare, bevande e tabacco (+2,9%) e le altre industrie (+1,1%). Tra i rimanenti settori le maggiori flessioni si registrano nelle industrie (-10,4%), nella fabbricazione di coke e prodotti petroliferi raffinati (-9,3%) e nella fabbricazione di macchinari e attrezzature n.c.a. (-7,7%), conclude l’Istat.

Redazione

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