PSICO-PANDEMIA E BOMBARDAMENTO MEDIATICO
I difetti della comunicazione

“Lo dice la TV “quindi è vero; l’articolo l’ha pubblicato il quotidiano nazionale, quindi è attendibile; ho assistito alla trasmissione televisiva del grande giornalista che nel suo salotto ha deciso di sostituirsi al Parlamento, quindi è vero; ho visto in TV tanti camici bianchi che parlavano di virus e malattie, quindi sono i miei benefattori e protettori.
Purtroppo dimentichiamo che l’Italia è al 41° posto nel Mondo per la Libertà di Stampa e questo la dice lunga, particolarmente quando la grande informazione si trova a vivere una delle più gravi pandemie che la storia dell’uomo ricordi. Gli schermi dei televisori o dei computer costantemente accesi, i grandi quotidiani che riportano i propri bollettini di guerra sono diventati i nostri occhi e le nostre orecchie sul mondo esterno, un mondo di informazioni che non siamo in grado di confermare personalmente ma di subire senza conferme.
Anche il web subisce un controllo delle informazioni con una censura selettiva che ingenera confusione nei cibernaviganti. Oramai i cittadini vivono nella paura e nella confusione totale con le continue e rigide restrizioni, con l’isolamento e distanziamento che di fatto ha annullato le relazioni sociali, la paura di ammalarsi per un virus che non lascia scampo, costretti a subire il crollo di un’economia che li conduce inesorabilmente alla chiusura delle proprie attività lavorative, costringendo milioni di cittadini ad un impoverimento senza fine. Siamo ormai entrati nel secondo anno di questa difficile convivenza con la pandemia di Covid-19.
A livello statistico, nonostante la somministrazione dei vaccini, la situazione resta molto seria con la comparsa delle cosiddette “varianti del virus”, degli effetti gravi che alcuni vaccini hanno procurato su alcuni soggetti vaccinati, mentre le misure restrittive di oggi sono paragonabili a quelle dello scorso anno. Ciò che invece è cambiato è l’atteggiamento di gran parte della popolazione sia nei confronti della pandemia sia delle misure adottate. Il crollo del lavoro, l’impoverimento del popolo, la chiusura di aziende ed attività a conduzione familiare, la strage dei liberi professionisti riconosciuti nelle partite IVA stanno generando un progressivo abituarsi alla presenza del rischio e all’esplosione di proteste popolari sempre più gravi e motivate.
Secondo lo psicologo e psicoterapeuta dell’Ordine degli Psicologi del Lazio Roberto Ibba, esperto in dinamiche psicosociali “un certo paternalismo da parte delle istituzioni è stato imputabile all’imprevedibilità degli effetti che si sarebbero prodotti a livello sociale rispetto a quella che all’inizio non si era certi potesse sfociare in pandemia.
Le autorità hanno cercato di placare gli animi, riportando le informazioni su un binario di razionalità. L’atteggiamento è assimilabile a quello dei pompieri in presenza di un incendio ancora piccolo, che potrebbe però sfuggire improvvisamente dal controllo.
Il problema per la popolazione è stato un altro, ed ha un duplice aspetto: in primo luogo la sovraesposizione mediatica della popolazione alle notizie riguardanti la diffusione della pandemia, correlate a tutte le problematiche sanitarie. Ciò sul piano psicologico ha determinato una situazione di costante allarme, insieme all’esigenza di dover limitare o annullare il rischio di contagio, seguendo le indicazioni fornite dagli esperti. Questo è stato in gran parte un effetto voluto, perché bisognava indurre anche i più scettici (e all’inizio ve n’erano molti anche tra gli stessi medici ed epidemiologi, per non parlare dei capi di Stato) ad agire in favore del contenimento adottando le misure opportune (mascherine, lavaggio delle mani, ecc.).
Ma il surplus di notizie allarmanti produce nelle persone psicologicamente fragili (anziani, persone sole, persone con disturbi di varia natura, psicologici e non) uno stato di ansia da malattia, che può diventare ansia generalizzata, dunque paura del contagio, paura di uscire di casa, paura di incontrare persone, dunque atteggiamenti evitanti”. (Chiara Stella Scarano)
Un’ansia generata da un difetto grave di comunicazione, spesso distorta e condizionante, guidata da sedicenti divulgatori scientifici che vedono la scienza come un dogma, una vera religione da non mettere in discussione. Abbiamo assistito ai bollettini di guerra scanditi nei vari Tg nazionali, abbiamo assistito in TV alla pletora di virologi e sedicenti esperti (molti dei quali senza alcuna esperienza clinica), professionisti assertori della “scienza dogmatica” che esponevano contraddizioni plateali del “loro” sapere assumendo l’aspetto dei “guru” mentre i malati morivano come mosche.
Siamo tutti stati terrorizzati, isolati, chiusi in casa, distanziati, impoveriti, abbiamo obbedito agli ordini impartiti da un CTS sconosciuto, tutti in attesa del vaccino, di quel vaccino che non esisteva ancora ma che tutti noi volevamo per aver salva la vita e ritornale alla normalità.
Ma la Medicina non è un “dogma”, la Scienza, quella vera è ricerca, confronto, studio, sperimentazione, fallimento e successo e noi abbiamo Medici, quelli veri con la M maiuscola, che rischiando sanzioni disciplinari da parte dei propri Ordini professionali, hanno tenuto fede al proprio giuramento non abbandonando i propri pazienti ad un destino segnato.
Roberto Ibba continua: ”Non c’è stata un’unica, coerente strategia di comunicazione. Ma questo è anche plausibile perché il fenomeno che si è affrontato era quasi del tutto ignoto fino ad un anno fa. Gli interlocutori chiamati a pronunciarsi davanti alle telecamere o ai microfoni sull’andamento della diffusione del virus non hanno avuto il tempo di coordinarsi in tempo reale, anche perché le notizie, i dati, il flusso di informazioni cambiava di ora in ora. La comunicazione alla popolazione è stata delegata interamente agli organi di informazione televisiva in coordinamento con gli organi di stampa, i quali però si sono messi in competizione fra di loro, perché hanno fiutato la grande sete di notizie proveniente dall’opinione pubblica, la quale sembra ingurgitare e digerire quasi tutto quello che gli si offre. Per il mondo dell’informazione questa pandemia ha rappresentato e ancora rappresenta un grande business, dopo tutto. I “però” che accompagnavano le dichiarazioni da parte delle istituzioni erano dettati dall’esigenza di cautela di fronte ad ogni notizia che si discostasse molto (in positivo o in negativo) rispetto al trend precedente”.
Ma se lo Psicologo Roberto Ibba nell’intervista di Chiara Scarano ha definito attentamente il difetto di comunicazione che ha gestito e gestisce la pandemia, non si può non sottolineare che in Italia questa è stata gestita in modo molto discutibile, confermando quanto la libertà di stampa in Italia sia al 41° posto nel mondo, e asseverata a poteri farmaceutici importanti transnazionali negando ai cittadini quella informazione scientifica/medica che avrebbe potuto fornire più di una speranza di cura, senza giungere alla rassegnazione, come si è verificato invece con i medici del Comitato Cura Domiciliare Covid-19che in questo lungo anno hanno curato a casa i pazienti, dimostrando l’efficacia dello schema terapeutico e di un lavoro di squadra mai realizzatosi prima in Italia tanto da ottenere un impegno del governo Draghi per l’istituzione di un Protocollo Unico Nazionale per la gestione domiciliare dei malati Covid; questo grazie ad una mozione della Lega è stata trasformata in Ordine del giorno, sottoscritto da tutti i partiti, che ha previsto l’aggiornamento dei protocolli e linee guida per la presa in carico domiciliare da parte dei medici di medicina generale, dei pediatri di libera scelta e dei medici del territorio, dei pazienti Covid-19 tenuto conto di tutte le esperienze dei professionisti impegnati sul campo, con l’istituzione di un tavolo di monitoraggio ministeriale, in cui siano rappresentate tutte le professionalità coinvolte nei percorsi di assistenza territoriale, vista la crescente complessità gestionale e la necessità di armonizzare e sistematizzare tutte le azioni in campo, ad attivare, per una efficace gestione del decorso, fin dalla diagnosi, interventi che coinvolgano tutto il personale presente sul territorio in grado di fornire assistenza sanitaria, accompagnamento socio-sanitario e sostegno familiare, nel rispetto dell’autonomia regionale”.
Ma anche questo successo dei Medici italiani, ignorato dai media, che avrebbe potuto fornire speranza e non rassegnazione tra i cittadini, è la dimostrazione di fatto che la corretta comunicazione fa meritare all’ Italia il 41° posto tra le nazioni nel Mondo sulla libertà di Stampa.
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