PROTESTE IN IRAN, ESEGUITE ALTRE 2 CONDANNE A MORTE

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In Iran sono state eseguite altre due condanne a morte in relazione alle proteste e ai disordini scoppiati lo scorso settembre dopo la morte della giovane Mahsa Amini, deceduta dopo essere stata arrestata per non aver indossato il velo in modo corretto.

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Secondo quanto riferito da Mizan Online, agenzia di stampa legata alla magistratura, due uomini identificati come Mohammad Mahdi Karami e Seyyed Mohammad Hosseini sono stati giustiziati tramite impiccagione per l’omicidio di un paramilitare Basij, Ruhollah Ajamian, avvenuto durante le proteste.

La Guida Suprema dell’Iran, l’ayatollah Ali Khamenei, ha emesso un decreto che nomina il generale di brigata, Ahmad Reza Radan, nuovo capo della polizia. Radan, secondo l’agenzia di stampa ufficiale iraniana Irna, assumerà l’incarico dal momento che il suo predecessore, Hosein Ashtari, "ha portato a termine la sua missione" dopo otto anni di mandato. Khamenei ha chiesto a Radan, ex capo della polizia di Teheran, di "prendere delle misure per salvaguardare la sicurezza e garantire la tranquillità pubblica".

cms_28975/UE.jpgL’Ue è "inorridita" dalle ultime due esecuzioni capitali in Iran. E’ quanto si legge in una nota del portavoce dell’Alto rappresentante per la politica estera europea, in cui si sottolinea che "questo è un altro segno della violenta repressione delle manifestazioni da parte delle autorità iraniane".

"L’Unione Europea invita ancora una volta le autorità iraniane a porre immediatamente fine alla pratica fortemente da condannare di imporre ed eseguire condanne a morte nei confronti dei manifestanti -prosegue la nota. L’Ue invita inoltre le autorità ad annullare senza indugio le recenti condanne a morte già pronunciate nel contesto delle proteste in corso e a garantire un giusto processo a tutti i detenuti".

Infine l’Ue "ribadisce la ferma opposizione di principio all’uso della pena capitale in ogni momento e in ogni circostanza. La pena di morte è una pena crudele e disumana, che non funziona da deterrente al crimine e rappresenta un’inaccettabile negazione della dignità e dell’integrità umana. Inoltre, è una punizione definitiva che rende possibili errori giudiziari irreversibili".

Anna Maria Stanca

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