PERCORSI DI-VINI

La vigna di Leonardo

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Dalla Firenze di Lorenzo il Magnifico, Leonardo da Vinci arriva a Milano, alla corte di Ludovico Maria Sforza detto il Moro (Duca di Milano), nel 1482.

Ludovico gli assegna l’incarico di dipingere una delle opere più importanti “L’Ultima Cena” nel refettorio di Santa Maria delle Grazie.

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Vista la sua grande dedizione nella realizzazione dell’opera, nel 1498 Ludovico concede a Leonardo la proprietà di una vigna di circa 8000 mq posta sul retro della Casa degli Atellani, dimora utilizzata saltuariamente da Ludovico il Moro e posta esattamente di fronte a Santa Maria delle Grazie, in corso Magenta. Dimora nella quale, peraltro, risiedeva Leonardo durante il cantiere de “L’Ultima Cena”

Forse quale premio per la bravura dimostrata, forse per rinfrancare lo spirito del Maestro dopo giornate di intenso impegno, sta di fatto che Leonardo apprezzerà talmente tale gesto da dedicare molto del suo tempo libero alla cura della vigna, risvegliando in tal modo una passione che è eredità diretta dell’attività di vignaioli della sua famiglia.

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La vigna di Leonardo

Purtroppo, nel 1500 le truppe del re di Francia sconfiggono e imprigionano Ludovico il Moro e Leonardo è costretto a lasciare Milano, ma tale è il suo pensiero verso la vigna che fino ad allora ha custodito, che decide di affittarla al padre del suo allievo prediletto Gian Giacomo Caprotti, detto il Salaì.

Nel 1502 viene confiscata dai nuovi governanti d’oltralpe e diventa oggetto di trattativa, conclusasi positivamente quando, nel 1507, viene posta come condizione la restituzione della stessa per far rientrare Leonardo a Milano, su chiamata del governatore francese Charles d’Amboise.

Leonardo riprende la conduzione della vigna e decide di citarla nel testamento, scritto pochi mesi prima della sua morte avvenuta nel 1513 dove, dopo averla suddivisa in due lotti, ne lascia una parte al suo allievo Gian Giacomo Caprotti ed una al suo servitore Gianbattista Villani.

Nei 400 anni successivi la morte di Leonardo non si hanno notizie certe della vigna, quasi che la storia si sia fermata con la morte di Leonardo. In realtà si ipotizza che la sua coltivazione sia proseguita, tanto che nel 1920 l’architetto Piero Portaluppi, proprietario della Casa degli Atellani, salva una parte della vigna dall’estirpazione in seguito alla lottizzazione dell’area per la realizzazione di costruzioni civili. Con i bombardamenti della seconda guerra mondiale la vigna cessa di esistere a causa di un incendio che la distrugge totalmente.

A cavallo del millennio nasce magicamente la volontà di riscoprire la vigna di Leonardo, inserendola tra i capolavori che certificano la presenza del Maestro sul territorio milanese. Ne nasce un progetto che coinvolge l’Università Statale di Milano nella persona del professor Attilio Scienza, riconosciuto come il più grande esperto mondiale di vite, Luca Maroni quale profondo esperto del mondo del vino ed il Comune di Milano.

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Casa degli Atellani

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Tale progetto mira ad effettuare scavi manuali diretti a scoprire se in profondità fossero presenti residui vegetali vivi della vite originale. Il progetto da esito positivo e la famiglia Portaluppi, tramite la sua fondazione, decide di finanziare il progetto finale con l’obiettivo di riportare in vita la vigna identica, per genetica e per posizione, a quella di Leonardo. Si scopre, dopo una comparazione genetica con oltre 277 varietà di erbari provenienti da viticulture tradizionali italiane ed europee, che veniva coltivata Malvasia, più esattamente un mutante aromatico di Lambrusco bianco, originario di Candia, un paese tra Piacenza e Pavia.

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Oggi il vigneto è prospero e ben condotto, lo si può visitare sul luogo originario, all’interno della Casa degli Atellani, in Corso Magenta. Vengono prodotte ogni anno circa 330 bottiglie con le caratteristiche tipiche del vitigno Malvasia di Candia, colore giallo paglierino brillante; profumo intenso, con note floreali di acacia, cipresso e menta; sapore tipicamente aromatico, equilibrato e morbido.

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Se passate da Milano fermatevi ad ammirare la vigna di Leonardo, e lasciatevi immergere nei profondi pensieri che puntualmente vi condurranno nella realtà virtuale di un’epoca lontana di almeno 500 anni, ma di cui possiamo assaporarne i profumi grazie al vigneto che continua ad esprimere la sua presenza, quasi a dimostrazione come il genio di Leonardo da Vinci vada oltre il tempo.

Buona visita e buona degustazione.

Carlo Dugo

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