PERCHÉ IL CALCIO ITALIANO FATICA AD IMPORSI IN EUROPA

UN BILANCIO NEGATIVO CHE DURA DA 10 ANNI, DAL TRIPLETE DELL’INTER

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Con la sconfitta dell’Inter - nella finale di Europa League - è finita, almeno per questa stagione, anche l’avventura italiana in campo europeo. Un bilancio abbastanza negativo per le squadre nostrane che, ad eccezione dell’Inter (in Europa League) e dell’Atalanta (in Champions League), non sono andate oltre gli ottavi di finale.

In Champions League, in effetti, al di là dell’Atalanta che ha sfiorato addirittura la semifinale, ci si aspettava decisamente di più dalla Juve (eliminata miseramente dal Lione, settima nel campionato francese), ma anche dal Napoli, soprattutto alla luce della clamorosa eliminazione del Barcellona smascherata in tutta la sua fragilità dal Bayern Monaco. Per non parlare dell’Inter, uscita addirittura nella fase a gironi.

Ma anche in Europa League, ad eccezione dell’Inter, arrivata in finale, le altre due squadre italiane non hanno fatto molta strada. La Lazio non è riuscita a superare neppure la fase a gironi, mentre la Roma è uscita agli ottavi perdendo contro il Siviglia (squadra vincitrice del torneo).

Dopo una stagione così, dunque, non si può essere particolarmente contenti, almeno per quanto fatto in Europa. Ma la difficoltà dei club italiani ad imporsi anche in tornei europei, in realtà, ha radici ben più profonde e soprattutto non riguardano solo la stagione in corso.

Insomma, non si possono attribuire tutte le responsabilità, o parte di esse, al coronavirus - per quanto sia stato (e lo è tuttora), probabilmente, un fattore realmente grave e condizionante per diverse squadre - perché l’Italia non vince in Europa dal 2010, l’anno del Triplete interista.

Da allora, infatti, ci sono state solo le due finali della Juventus di Allegri in Champions League, perse entrambe contro il Barcellona (2015) e il Real Madrid (2017). Un risultato, dunque, che va spiegato in altro modo.

In primo luogo c’è un problema legato all’intensità, al ritmo di gioco, alla resistenza fisica. In Europa ormai vince chi ha un gioco più propositivo e comunque fatto di aggressività e di fisicità oltre che di qualità. Pensiamo al gioco offensivo del Bayern Monaco e del suo pressing aggressivo ed asfissiante. Ma anche alla stessa Inter che è arrivata in finale di Europa League grazie ad una condizione atletica invidiabile, al pressing alto e ad un gioco veloce e concreto.

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In secondo luogo l’Italia paga, probabilmente, anche la differenza di applicazione di alcune norme arbitrali come penalty e ammonizioni. Alcuni rigori, in effetti, in Italia vengono concessi a volte troppo generosamente così come vengono estratti ‘cartellini gialli’ per falli che in gare europee non vengono presi neppure in considerazione. E viceversa.

Ma sempre legato al mondo arbitrale c’è un altro aspetto che non è di poca rilevanza: il problema della sudditanza psicologica. Così come nel calcio italiano, infatti, anche in Europa si finisce a volte col favorire, pur in buona fede, le squadre considerate più importanti e più prestigiose delle nostre. Anche quest’anno, in effetti, quasi tutte le squadre italiane sono state penalizzate da errori arbitrali anche gravi. Quindi, vincere in Europa diventa più difficile che in Italia. Premesso ciò, questi fattori (e non saranno gli unici probabilmente) non giustificano un risultato così negativo dell’Italia calcistica fuori dai confini nazionali.

Infine c’è un altro aspetto che riguarda in particolare l’Europa League. Sembra in effetti che la partecipazione a questo torneo non interessi più di tanto i club italiani. C’è maggiore interesse a conquistare l’accesso all’Europa League, ma non tanto a portarlo a termine. Puntualmente, infatti, se c’è da scegliere tra campionato ed Europa League, si dà quasi sempre priorità al primo.

Non a caso l’ultima squadra italiana a vincere questa competizione europea (si chiamava ancora Coppa Uefa) fu il Parma nel 1999 quando si impose sull’Olympique Marsiglia per 3-0. Sono passati in effetti, da allora, ventuno anni senza vedere un’altra italiana trionfare. Un po’ tanti per il ‘bel paese’, considerato – e non a torto – uno tra i cinque paese europei più importanti dal punto di vista calcistico insieme a Spagna, Inghilterra, Germania e Francia.

(Foto da adnkronos.com Fotogramma – si ringrazia)

Rino Lorusso

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