PASSIFLORA
(a Mia Madre)

Sono andata un giorno
a cercare
tra balze scoscese ed aspre
bocci tardivi di passiflora.
Nella valle riarsa era l’estate,
l’uva perdeva l’aspro nei filari.
Poi d’improvviso
il fiore ho scorto
e lo baciava
il raggio morente della sera,
ma tu non c’eri.
Avevo preferito
spingermi là, nella radura
rossa di crete e pampini,
avevo preferito a te la passiflora.
Qualcuno, a fianco,
mi parlava di cose,
mentre tu, lontana,
univi il filo dei tuoi pensieri
ai miei.
La “Passiflora” nel commento dell’autrice:
La scrittura poetica rimanda spesso ai luoghi della memoria e, sempre, dell’anima. Qui l’ispirazione nasce, oltre che dal ricordo, da un luogo reale, le Balze del Valdarno Superiore, dove mi recai in un tardo pomeriggio d’estate: un paesaggio aspro e bellissimo, cosparso da pareti verticali del terreno eroso dagli agenti atmosferici nel corso dei secoli, che si apre ai piedi del Pratomagno.
Sono andata un giorno/ a cercare/ tra balze scoscese ed aspre/…
Vi sono tre elementi in questa lirica, facilmente ravvisabili: il fiore, il tema dell’assenza, il rammarico che si avverte negli ultimi versi.
La passiflora produce nel suo aprirsi un miracolo naturale di bellezza fortemente allusivo: si abbarbica ovunque venga piantata e diviene una folta pianta costellata da innumerevoli fiori che portano nei viticci e negli stami il ricordo della Passione di Cristo.
La ricerca e il ritrovamento del fiore “illuminato dal raggio morente della sera” si ricollega alla devozione di mia madre e al legame d’amore fra me e lei, indissolubile.
Il terzo elemento, contenuto in sintesi nel verso “ma tu non c’eri” preannuncia il rammarico che prorompe netto per non aver condiviso con lei tanta bellezza.
Qualcuno, a fianco,
mi parlava di cose,
mentre tu, lontana,
univi il filo dei tuoi pensieri
ai miei.
La poesia “Passiflora”, dedicata a mia madre, appartiene a una mia raccolta dal titolo “Di terre straniere” (La Vita Felice, 2010)
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