Ocean Viking, al via sbarco di 120 naufraghi (Altre News)
Tuona la Sindaca Porto Empedocle (M5S) - Coronavirus, "a Roma altri 12 casi rientri dal Bangladesh" - Zaia: "Veneto prepara artiglieria pesante" - Silvia Romano: "il velo è un simbolo di libertà" - Zanardi, terza operazione

Ocean Viking, al via sbarco di 120 naufraghi
E’ iniziato poco prima di mezzanotte di Domenica lo sbarco dei primi 123 migranti a bordo della nave Ocean Viking. Si tratta dei naufraghi risultati negativi al test anti Covid. Si attendono ancora gli esiti degli altri 67 migranti controllati ieri. Come apprende l’Adnkronos, i migranti stanno raggiungendo a piedi la nave quarantena Moby Zaza "per evitare l’utilizzo dei pullman".
La decisione sul trasbordo è stata presa a causa del maltempo e del mare forte che peggiorerà nelle prossime ore. "E il trasbordo può avvenire solo in condizioni di massima sicurezza".
Sindaca Porto Empedocle (M5S): "Radical chic al governo, ministri vengano qui a vedere"
(Elvira Terranova)- "Dopo la mia intervista all’Adnkronos in cui accusavo il governo di essere radical chic sono stata chiamata dalla segreteria del ministro del Sud Giuseppe Provenzano". A dirlo è la sindaca di Porto Empedocle (Agrigento) Ida Carmina del M5S che questa mattina, in un colloquio con l’Adnkronos, aveva attaccato l’esecutivo perché si sente, a suo dire, "abbandonata". Dal governo per i continui sbarchi nella sua città. "Può fare di più...", dice. E poi un attacco diretto al Pd: "Il Pd ha ministeri chiave al governo Come quello alla Difesa - spiega - invece di limitarsi ai tweet di Zingaretti che esulta e dice "finalmente" può intervenire. Noi abbiamo delle forze armate che vengono pagate che possono mettere a a disposizione per evitare che le popolazioni vengano massacrate, come sta accadendo a Porto Empedocle". "Anche il Viminale può fare di più - dice - qua c’è un problema sanitario. Zaia sta facendo l’inferno per cinque infetti. Invece solo sulla nave quarantena ne abbiamo 30 contagiati".
"Invece di fare i radical chic da Roma, seduti sui loro comodi scranni, vengano qui a capire e a vedere la situazione disastrosa. A vedere piangere le persone per questa tragedia economica e vedere migrare i nostri figli. Siamo stanchi di subire, ingiustamente. Lamorgese e Conte vengano qui, li ho invitati a Porto Empedocle" l’amaro sfogo all’Adnkronos di Ida Carmina sullo sbarco imminente dei 180 migranti che si trovano a bordo della Ocean Viking. La sindaca è venuta al porto per "vedere da vicino" come "evolve la situazione". Ma per ora è tutto fermo, perché per lo sbarco si attendono prima i risultati dei tamponi fatti ieri ai 180 naufraghi sulla Ocean Viking.
"Io ho fatto appello alla ministra dell’Interno Luciana Lamorgese e ho invitato anche il premier Giuseppe Conte - dice Carmina nell’intervista all’Adnkronos - Da lontano le cose assumono una dimensione diversa, e toccarla con mano è diverso". Però spiega anche che questa mattina ha ricevuto un messaggio dal ministro degli Esteri, Luigi Di Maio, "che si è subito reso disponibile e l’ho ringraziato. E’ molto attento alla questione". "Mi ha chiesto di cosa avessi bisogno", aggiunge. "Ha dato la sua disponibilità ad aiutarci - dice mentre mostra il messaggio di Di Maio - E io gli ho detto che elaboreremo tutta una serie di richieste, prima fra tutti di spostare la nave da qui a Pozzallo".
La sindaca Carmina è preoccupata che l’arrivo dei migranti, anche se non toccano terra perché vengono trasbordati direttamente sulla nave quarantena Moby Zaza, "possa bruciare la stagione turistica". "Già a causa del Covid abbiamo avuto grossi danni economici - dice - ecco perché chiediamo un aiuto economico". Non solo. La sindaca chiede anche di "fare spostare la nave quarantena Zaza da Porto Empedocle a Pozzallo - dice - Il sindaco di Pozzallo Ammatuna fino a ieri si è detto disponibile a riceverli, perché lui ha le strutture adeguate. Io no".
"Non ha alcun senso che la nave Sea watch prima e ora la Ocean Viking siano state fatte stare dieci giorni a Pozzallo, ferme in rada, e poi portate qui a Porto Empedocle. Perché?". E lamenta anche che "nessuno" la informi sui trasferimenti dei migranti. Tra poco inizierà il trasbordo dei 169 migranti a bordo della Moby Zaza che hanno finito la quarantena e sono risultati tutti negativi al tampone. "Nessuno si degna di informarci sugli spostamenti - dice - Sono arrabbiata sì, perché io amo il mio paese. Porto Empedocle è un paese splendido, e venire distrutti economicamente per questa immagine falsata non è giusto".
Ida Carmina spiega anche che a bordo delle navi "non si rispettano i divieti di assembramento". "Quindi - dice Carmina - basta che ci sia un solo caso infetto per estendere l’infezione a tutti. C’è una certa pericolosità già nelle modalità. Noi stiamo vedendo che le ong spesso trasportano persone infette, è deleteria questa modalità con cui trasportano le persone assembrate". "L’altra volta sulla Sea watch erano in 211 ed erano tutti appicciati gli uni agli altri e il divieto di assembramento se lo sognano...".
E chiede ancora di postare la Moby Zaza da Porto Empedocle a Pozzallo. "Doveva essere solo per il trasporto diretto dei migranti arrivati a Lampedusa, invece ormai staziona qui fissa". E mentre lo dice guarda la sagoma della nave ormeggiata al porto con a bordo i 169 migranti in quarantena. "Sono stata con i sindaci sulla nave quarantena", dice. "E chiedo che venga spostata altrove".
Ida Carmina lamenta anche che "mediaticamente il nostro paese è stato massacrato". "Perché noi, grazie ai sacrifici dei miei concittadini, siamo un paese Covid free ma si è rischiato il collasso sociale ed economico. E ora che eravamo in fase di ripresa rischiamo un nuovo disastro per lo sbarco dei migranti". "Io ho visto piangere le persone, dopo tante difficoltà allo stremo economico", dice. "Quando su tutti i giornali è venuto fuori per sbaglio che Porto Empedocle era considerato un ’focolaio’, pur essendo Covid free, sono arrivate centinaia di disdette, c’è stato un disastro enorme".
E dice di avere chiesto aiuto anche "alla deputazione locale". "Questa comunità non può pagare per tutta Italia. La gente qui è disperata". Mentre parla riceve diverse telefonate, tra cui quella del presidente della Confesercenti. "Lo vede? Continuano a chiamarmi per lamentarsi della situazione disastrosa". E non risparmia una frecciata al segretario del Pd Nicola Zingaretti che su Twitter ha scritto "Finalmente" parlando dello sbarco della Ocean Viking. "Finalmente cosa?...".
"Oggi c’è il consiglio comunale e affronteremo il problema", dice. "Questa popolazione è allo stremo - dice - è c’è il pericolo che la gente possa dare fiducia all’antistato. Ecco perché lo Stato deve fare sentire la sua presenza".
Coronavirus, "a Roma altri 12 casi legati a rientri dal Bangladesh"
"Ieri si è registrato un dato di 19 casi positivi e di questi 13 sono casi di importazione (12 del Bangladesh), con un nuovo decesso nelle ultime 24 ore. A Roma città sono 14 i nuovi casi. Si conferma la forte incidenza dei casi di importazione". Lo evidenzia l’assessore alla Sanità della Regione Lazio, Alessio D’Amato, nel bollettino dell’Unità di crisi Covid-19 della Regione Lazio. "Pronta l’ordinanza per disporre i test e i tamponi in aeroporto per i voli speciali provenienti da Dacca (Bangladesh) e il controllo demandato alle Asl delle condizioni di isolamento dei passeggeri. Oggi il volo in arrivo a Fiumicino alle ore 17.45 - precisa l’assessore - Dei nuovi casi giornalieri si registrano 12 positivi di nazionalità del Bangladesh, e di questi 9 hanno un link correlabile con i voli internazionali provenienti da Dacca". Nella Asl Roma 1 si segnalano sette nuovi casi, fra i quali sei dal Bangladesh, e quattro di questi ultimi pazienti vivono in un unico domicilio".
Si stanno effettuando al Terminal 5 dell’aeroporto ’Leonardo da Vinci’ di Roma i primi test sierologici e la misurazione della temperatura sui passeggeri in arrivo dal Bangladesh. E’ dunque operativa da subito la nuova procedura prevista dall’ordinanza della Regione Lazio, in base alla quale i passeggeri dei voli speciali provenienti da Dacca (Bangladesh) e autorizzati dall’Enac vengono sottoposti, al loro arrivo, al test sierologico e a quello molecolare, "affinché venga verificata tempestivamente l’eventuale positività e limitata la circolazione del virus". In caso di positività al test rapido - a quanto apprende l’Adnkronos Salute - i passeggeri saranno accolti all’interno del Hilton dell’aeroporto ’Leonardo da Vinci’, in attesa del risultato del tampone.
Nella Asl Roma 2 "si registrano 6 casi tutti di nazionalità del Bangladesh e di questi tre hanno un link correlabile con i voli già attenzionati provenienti da Dacca, e i restanti tre casi sono giunti al pronto soccorso dell’ospedale Pertini - ricorda D’Amato - Nella Asl Roma 6 si segnala un nuovo caso positivo di un uomo di 37 anni da accesso al pronto soccorso dell’ospedale dei Castelli e trasferito allo Spallanzani". "Infine per quanto riguarda le province registriamo due casi nella Asl di Latina: si tratta di un uomo colpito da infarto e individuato all’accesso del pronto soccorso e un secondo caso di una donna di nazionalità indiana e di rientro dall’India, che era in isolamento. E’ stata avviata l’indagine epidemiologica". Un caso, infine, anche nella Asl di Viterbo: "Si tratta di un uomo individuato in fase di pre-ospedalizzazione".
"Sono 870 gli attuali casi positivi Covid-19 nella Regione Lazio" evidenzia il bollettino dell’Unità di crisi Covid-19 della Regione Lazio. "Di cui 658 sono in isolamento domiciliare, 200 sono ricoverati non in terapia intensiva, 12 sono ricoverati in terapia intensiva. Sono 842 i pazienti deceduti e 6.493 le persone guarite".
"È indispensabile porre sotto controllo aeroporti, porti e stazioni e attivare una sorveglianza sanitaria sui cittadini provenienti dall’area no Shenghen ed in particolare dai Paesi dove il virus è in fase di diffusività, screenando con sieroprevalenza e tamponi. In particolare oggi la Regione Lazio ha emesso una ordinanza per sottoporre a sorveglianza attiva un volo proveniente da Dacca (Bangladesh). per evitare che il focolaio che ha attualmente a Roma una sua rilevanza nella comunità bengalese si moltiplichi". Ad affermarlo all’Adnkronos Salute è Francesco Vaia, direttore sanitario dell’Inmi Spallanzani di Roma. "Un’azione necessaria, rapida e tempestiva svolta sotto il coordinamento dello Spallanzani ed attuata dalla Asl Roma 3 e dalle Uscar regionali - conclude Vaia - Presenti anche l’assessore regionale alla Sanità del Lazio Alessio D’Amato ed il sindaco di Fiumicino".
Zaia: "Clima da liberazione, Veneto prepara artiglieria pesante"
"E’ vero che c’è un po’ un clima da ’festa della liberazione’ dopo mesi di lockdown, ma ricordo che è ancora in vigore il Dpcm che impone l’uso della mascherina nei locali chiusi e in presenza di assembramenti. Per questo non si può abbassare la guardia". Lo ha sottolineato il presidente del Veneto, Luca Zaia, oggi a Tg Sky 24. "Per questo è necessario un senso di responsabilità da parte di tutti in questa fase di limbo in cui dobbiamo convivere con il virus, se pur depotenziato - ha spiegato - ma se registriamo ogni giorno qualche nuovo caso positivo vuol dire che il virus è ancora tra noi, e vorrei ricordare che non è un’influenza dato che in Veneto ha causato più di 2 mila morti, e porta con sé per chi si è ammalato spesso anche strascichi importanti".
Sul possibile ritorno del virus in autunno secondo Zaia "sarebbe bene che gli esperti non dichiarassero, considerato che se avessimo la certezza che un esperto sa cosa accadrà al prossimo autunno-inverno bisognerebbe subito dargli il premio Nobel". "La verità è che non lo sappiamo. Per non sbagliarci il Veneto ha già annunciato che schiererà l’artiglieria pesante, che vuol dire che non so dire se arriverà ma di certo non ci troverà impreparati. Non è il caso di fare allarmismo ma non possiamo abbassare la guardia", ha detto ancora.
Silvia Romano: "Per me il velo è un simbolo di libertà"
’’Per me il mio velo è un simbolo di libertà, perché sento dentro che Dio mi chiede di indossare il velo per elevare la mia dignità e il mio onore, perché coprendo il mio corpo so che una persona potrà vedere la mia anima. Per me la libertà è non venire mercificata, non venire considerata un oggetto sessuale’’. Lo dice Silvia Romano, la cooperante milanese rapita nel 2018 in Kenya e successivamente liberata, al giornale on line ’La Luce’.
"Quando vado in giro sento gli occhi della gente addosso; non so se mi riconoscono o se mi guardano semplicemente per il velo; in metro o in autobus credo colpisca il fatto che sono italiana e vestita così. Ma non mi dà particolarmente fastidio - dice Silvia - Sento la mia anima libera e protetta da Dio".
’’L’idea che avevo dell’Islam - racconta - era quella che in molti purtroppo hanno quando non ne sanno niente. Quando vedevo le donne col velo in via Padova, avevo quel tipico pregiudizio che esiste nella nostra società, pensavo: poverine! Per me quelle donne erano oppresse, il velo rappresentava l’oppressione della donna da parte dell’uomo’’.
’’Io non avevo paura del diverso e nemmeno ostilità, ma quel pregiudizio negativo c’era. Sicuramente, pur pensando certe cose non le avrei mai dette per evitare di ferire gli altri, ma sì, il pregiudizio lo avevo; per quello posso capire chi oggi, non conoscendo l’Islam, pensa queste cose - aggiunge - All’epoca ero una persona ignorante, non conoscevo l’Islam e giudicavo senza mai essermi impegnata a conoscere’’.
’’Nel momento in cui fui rapita, iniziando la camminata - racconta ancora - iniziai a pensare: io sono venuta a fare volontariato, stavo facendo del bene, perché è successo questo a me? Qual è la mia colpa? È un caso che sia stata presa io e non un’altra ragazza? È un caso o qualcuno lo ha deciso? Queste prime domande credo mi abbiano già avvicinato a Dio, inconsciamente. Ho iniziato da lì un percorso di ricerca interiore fatto di domande esistenziali. Mentre camminavo, più mi chiedevo se fosse il caso o il mio destino, più soffrivo perché non avevo la risposta, ma avevo il bisogno di trovarla’’.
’’Più mi facevo domande e più piangevo e stavo male; mi arrabbiavo perché non trovavo la risposta e andavo in ansia. Non avevo la risposta ma sapevo che c’era e ci dovevo arrivare. Capivo che c’era qualcosa di potente ma non l’avevo ancora individuato, però capivo che si trattava di un disegno, qualcuno lassù - dice Silvia - lo aveva deciso’’.
’’Il passaggio successivo - prosegue - è avvenuto dopo quella lunga marcia, quando già ero nella mia prigione; lì ho iniziato a pensare: forse Dio mi ha punito. Forse Dio mi stava punendo per i miei peccati, perché non credevo in Lui, perché ero anni luce lontana da Lui’’.
E ’’a un certo punto ho iniziato a pensare che Dio, attraverso questa esperienza, mi stesse mostrando una guida di vita, che ero libera di accettare o meno’’. ’’Prima di essere rapita ero completamente indifferente a Dio, anzi potevo definirmi una persona non credente - spiega - spesso, quando leggevo o ascoltavo le notizie sulle innumerevoli tragedie che colpiscono il mondo, dicevo a mia madre: vedi, se Dio esistesse non potrebbe esistere tutto questo male… quindi Dio non esiste, altrimenti eviterebbe tutto questo dolore’’.
E alla domanda su come si possa abbracciare la fede delle persone che stavano commettendo un’ingiustizia nei suoi confronti, Silvia Romano risponde: ’’Dopo aver letto il Corano non ci trovai contraddizioni e fin da subito sentii che era un libro che guidava al bene. Il Corano non è la parola di Al Shabaab! Ad un certo punto sentii che era un miracolo, per questo la mia ricerca spirituale continuava e acquisivo sempre più consapevolezza dell’esistenza di Dio’’.
’’Un altro momento importante è stato a gennaio, ero in Somalia in una stanza di una prigione, da pochi giorni. Era notte e stavo dormendo quando sentii per la prima volta nella mia vita un bombardamento, in seguito al rumore di droni. In una situazione di terrore del genere e vicino alla morte iniziai a pregare Dio chiedendogli di salvarmi perché volevo rivedere la mia famiglia; gli chiedevo un’altra possibilità perché avevo davvero paura di morire. Quella è stata la prima volta in cui mi sono rivolta a Lui’’.
Zanardi, terza operazione per ricostruzione cranio-facciale
Terza operazione per Alex Zanardi. La direzione sanitaria dell’Azienda ospedaliero-universitaria Senese informa che l’atleta paralimpico "è stato sottoposto a un nuovo intervento chirurgico, eseguito dai professionisti del maxillo-facciale e della neurochirurgia, volto alla ricostruzione cranio-facciale e alla stabilizzazione delle zone interessate dal trauma riportato in seguito all’incidente del 19 giugno scorso".
"L’operazione effettuata - precisa l’Aou senese - fa parte degli interventi programmati dall’équipe multidisciplinare che ha in cura l’atleta per permettere ogni prosecuzione del percorso terapeutico". "Le fratture erano complesse - spiega Paolo Gennaro, direttore della Uoc Chirurgia Maxillo-Facciale dell’Aou Senese, aggiungendo come "questo abbia richiesto un’accurata programmazione che si è avvalsa di tecnologie computerizzate, digitali e tridimensionali, fatte a misura del paziente. La complessità del caso era piuttosto singolare, anche se – conclude il professor Gennaro – si tratta di una tipologia di frattura che nel nostro centro affrontiamo in maniera routinaria".
Dopo l’intervento, durato circa 5 ore, Alex Zanardi è stato nuovamente ricoverato nel reparto di Terapia intensiva dove "resta sedato e ventilato meccanicamente: le sue condizioni rimangono stabili dal punto di vista cardio-respiratorio e metabolico, gravi dal punto di vista neurologico, la prognosi rimane riservata", fa sapere la struttura.
Il paziente viene valutato quotidianamente dai professionisti che lo hanno in cura e sulla base di questo, anche in accordo con la famiglia Zanardi, l’Aou Senese comunica che il prossimo bollettino verrà diramato non appena ci saranno significative variazioni del quadro clinico dell’atleta.
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