OLTRE LA COLONNA SONORA:"PULP FICTION"

Arte, cinema e musica

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Ci fanno piangere, emozionare e sognare e soprattutto permettono di immedesimarci nei personaggi e sono legate indissolubilmente alle scene più importanti dei nostri film preferiti. Parliamo delle colonne sonore, ingrediente indispensabile per il successo di una pellicola. Sappiamo che l’efficace unione fra musica e immagini è un imprescindibile fattore di successo per qualsiasi lavoro cinematografico, televisivo e anche pubblicitario.

Proviamo a immaginarci, ad esempio, il kolossal di Quentin Tarantino Pulp Fiction del 1994 senza la sua la sua colonna sonora.

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Il film è stato un successo mondiale fin dalla sua uscita, grazie a una regia audace ma raffinata, a una recitazione convincente e affascinante, a storie forti e organizzate in modo brillante, a dialoghi vivaci, crudi, provocatori ed efficaci, a una tensione drammatica sostenuta dall’inizio alla fine in una sceneggiatura eccezionalmente densa di figure, effetti, trucchi…

La trama si concentra su quattro storie di violenza in una narrazione atipica che si ricollega tra diversi sbalzi temporali. In quella iniziale due balordi sono prossimi a rapinare una tavola calda; nella seconda una coppia di assassini su commissione entra in possesso di una preziosa valigetta e ottiene l’aiuto di Mr. Wolf, specializzato, nel risolvere problemi, e vanno a mangiare proprio nella tavola calda precedentemente citata; nella terza uno dei due sicari ha il compito di scortare e accompagnare a ballare la bella e sensuale Mia, la moglie del capo che, per un tragico scambio di droga; nel tassello conclusivo il pugile Butch vince un incontro truccato dal quale doveva uscire sconfitto e si complica la vita.

Il capolavoro di Tarantino si concentra intensamente sulle conversazioni improvvise dei personaggi. La pungente combinazione di umorismo e violenza strabiliante ha dato vita a un cinema indipendente e parallelo e reinventato la letteratura postmoderna.

Sono davvero tantissimi i motivi per i quali Pulp Fiction è uno dei film più importanti di sempre. Tra questi il principale è stato il merito di aver ridato linfa vitale al grande schermo che a metà degli anni 90 sembrava aver esaurito sia la sua vena autoriale sia la spinta propulsiva dei generi. Con Pulp Fiction Quentin Tarantino, crea un cinema mainstream ma con una forte impronta estetica, introducendo un linguaggio inedito e un nuovo modo di raccontare, un’opera che si compiace dei suoi mezzi, ma non fa nulla per nascondere la finzione. E poi ancora personaggi curati in ogni dettaglio, espressione, morso, con un cast di star utilizzate in maniera inedita, ma che sembra non abbiano fatto altro per tutta la carriera da quanto intensa e convincente, è la loro recitazione. E infine il grande shaker di stili e citazioni: Tarantino mescola piani e generi pescando dal repertorio pulp, noir, thriller, e poi ancora tanto cinema anni 70 e b-movies. E crea a sua volta icone pop, trash, splatter o – meglio ancora – pulp: i gangster in doppiopetto che dissertano del sistema metrico decimale e di massaggi, Bruce Willis che sfreccia su un chopper dopo una delle sequenze più angoscianti, perfide e perverse della storia, il twist di John Travolta, Mr. Wolf che risolve problemi, una colonna sonora eterogenea e indimenticabile, citazioni a non finire lasciate in eredità per i posteri. I personaggi tarantiniani sono una fucina umana pronta a esplodere e implodere in modo estensivo ed estremo. Nella filmografia del passato sarebbero stati definiti “devianti”, ma che sono stati assimilati con omogeneità in una nuova concezione: antieroi votati a una forma di ribellione spontanea alle regole sociali, familiari e sentimentali.
Tutto assume un significato “altro” e laddove la violenza potrebbe essere un elemento esecrabile, qui, in Pulp Fiction in nome di un’estetica dell’estremismo, del paradosso che porta alla verità più schiacciante dell’umanità, diventa un elemento di equilibri. I personaggi del capolavoro di Tarantino, che ha vinto un Oscar per la miglior sceneggiatura non originale, sono una carrellata di citazioni cinematografiche.

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La colonna sonora del film comprende brani di diverso genere: si spazia dalla musica surf al rock al funk e al blues e spiccano svariati artisti come i Kool & the Gang, Dick Dale e Al Green. Altra particolarità della colonna sonora è la presenza di alcuni dialoghi estratti dal film che si intercalano più volte tra un brano e un altro.

Le musiche del film riescono a ricreare la violenza, l’humor, lo stile ed il non-sense del film in maniera brillante, concentrandosi sulla musica surf e aggiungendo alcuni classici del rock and roll statunitense e altri del blues, come Let’s Stay Together di Al Green e You Never Can Tell di Chuck Berry

Lo stesso regista in un’intervista ha dichiarato: “Una delle cose che faccio, quando scrivo un film o quando mi viene, un’idea è consultare la mia collezione di dischi e ascoltare varie canzoni, cercando di trovare la personalità del film, il suo spirito. Le musiche dell’opera cinematografica tarantiniana iniziano a coinvolgere lo spettatore sin dall’inizio. Come dimenticare, infatti, il “grande brano di apertura”: Dick Dale con Misirlou, che da subito ci catapulta in quelle che saranno le atmosfere del film. O ancora gli Urge Overkill con Girl, You’ll Be a Woman Soon, che non solo hanno caratterizzato uno dei momenti più iconici nella pellicola, ma è determinante nella definizione di Mia Wallace – interpretata da Uma Thurman.

Grazia De Marco

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