Klimt, Il bacio
Non stringere le mie mani.
Verrà il tempo infinito
di riposare con molta polvere
ed ombra tra le dita intrecciate.
E tu dirai:
‘Non posso
più amarla; le sue dita
si sgranarono come le spighe’.
La mia bocca non baciare.
Verrà l’istante pieno
di spenta luce, senza labbra
starò sotto un umido suolo.
E tu dirai: ‘L’amai, ma non posso
amarla più, ora che non aspira
l’odore di ginestre del mio bacio’.
E mi rattristerò nell’udirti;
tu parlerai come un cieco ed un pazzo,
perché la mia mano sarà sulla tua fronte
quando le dita si spezzino,
e scenderà sopra il tuo volto
pieno d’ansia, il mio respiro.
Non mi toccare dunque. Mentirei
nel dirti che ti dono
il mio amore nelle braccia mie protese,
nella mia bocca, nel mio collo,
e tu, credendo d’averlo esaurito
ti sbaglieresti come un bambino ingenuo.
Perché il mio amore non è solo questo
stanco e restio covone del mio corpo,
che trema tutto offeso dal cilicio
e in ogni volo mi resta indietro.
È ciò che sta nel bacio e non nel labbro,
ciò che spezza la voce e non il petto:
ma è un vento di Dio, che passa lacerando
nel suo volo, la polpa delle carni.
Punto di riflessione
L’ ho amata per le sue mani, per i suoi occhi, per i suoi lunghi capelli.
L’ho amato a partire dalla voce, per quelle braccia grandi e sicure, per il suo sorriso.
Quante volte ci si limita nel voler a tutti i costi definire l’amore? Serve a tutti i costi capire la motivazione, solo così riusciamo a dare una logica a quello che una ragione non ha.
Nel tentativo di parafrasare l‘autrice potremmo dire: non mi amare in questo corpo ma oltre il fisico che diventa concreto. Perché non voglio l’amore che si arrende al tatto, del qui e adesso. Ti dono il resto. Non mi amare, dunque, perché ora di me puoi avere tutto quello che credi di toccare e vedere. Amami oltre me, oltre la mia stessa morte perché non siamo solo corpi che si scambiano fiato ma a nostra volta ce lo restituiamo. Siamo l’emozione esatta e mai ripetibile.