OGGI CONTE SI DIMETTE E SALE AL COLLE
Mattarella pronto ad arbitrare crisi. Salvini chiama Meloni e Tajani

Il presidente del Consiglio Giuseppe Conte oggi al Quirinale per rassegnare le sue dimissioni dopo la crisi di governo. Prima della salita al Colle, il Consiglio dei ministri convocato alle 9.00 dove il premier formalizzerà il passo indietro. La decisione, comunicata nella serata di ieri attraverso una breve nota di Palazzo Chigi, arriva dopo che nell’intera giornata si erano rincorse voci su un possibile passaggio da Mattarella già nel pomeriggio.
Saltato definitivamente il banco Udc, che non farà parte dei ’responsabili’ o ’volenterosi’ rimanendo nel centrodestra, Conte ha così dato una svolta allo stallo. Quelle di oggi saranno consultazioni lampo - la crisi sanitaria che stiamo vivendo lo impone - dopodiché, salvo sorprese, si tenterà la strada di un Conte ter. In una manciata di ore il presidente del Consiglio dovrà trovare i numeri che ha cercato disperatamente dopo lo strappo di Matteo Renzi, senza trovarli. Un’impresa che sembrava fattibile, ma che si è poi rivelata di gran lunga più complicata del previsto.
La speranza, ora, è che il fantasma di una fine traumatica della legislatura - si legga ritorno al voto - induca molti a percorrere la strada della responsabilità. “Il passaggio per il cosiddetto Conte ter è ormai inevitabile ed è l’unico sbocco di questa crisi scellerata", è il messaggio che arriva dalle file del M5S, compatte su Conte. Anche il Pd con il segretario Nicola Zingaretti ribadisce il sostegno a Conte per una maggioranza con "una base parlamentare ampia". Infine Leu con Roberto Speranza: "Sono al fianco di Conte".
Ma di ostacoli su questo cammino ce ne sono molti e il premier li ha bene in mente. Il primo, il più difficile da aggirare, è proprio rappresentato dal leader di Italia Viva e da una maggioranza che, per quanto allargata, potrebbe avere numeri risicati, soprattutto a Palazzo Madama. Per Conte un ritorno con Renzi è da escludere, l’unica via percorribile resta quella dei ’volenterosi’ con cui sostituire la pattuglia di renziani. Su questo, raccontano, il premier appare irremovibile.
Ma il Pd sembra non essere così indifferente alle sirene di Italia Viva. Almeno pezzi del Pd. Quando si parla di maggioranza ’ampia’ si intende anche Iv? Ambienti parlamentari dem fanno notare che, se le dimissioni di Conte sbloccassero i nuovi gruppi a sostegno dell’avvocato, il rientro di Iv potrebbe essere gestito togliendo centralità a Matteo Renzi. Insomma, allargare la maggioranza per togliere il ’golden share’ a Iv in Senato.
Da ambienti renziani, ci si crede poco che la maggioranza ’ampia’ possa fare a meno del gruppo di Italia Viva. E nella serata dell’annuncio delle dimissioni di Conte, da Iv si manteneva un profilo basso. Nessun ’festeggiamento’ o rivendicazione su chi ha vinto. "Da parte nostra né veti e né preclusioni - si spiegava all’Adnkronos -, quanto scritto nel documento firmato da tutti i parlamentari Iv valeva prima e vale ancora di più oggi. Siamo per il dialogo e per confrontarci su come dare un governo più forte a questo Paese".
Ma la diffidenza cresce a Palazzo Chigi. Insieme ai dubbi che gli alleati di governo restino leali, mentre si fa spazio il timore che Conte - finora appoggiato indistintamente da Pd e M5S - finisca per diventare il principale ostacolo di un nuovo governo a maggioranza invariata.
Mattarella pronto ad arbitrare crisi
Il premier Giuseppe Conte rassegnerà questa mattina le dimissioni salendo al Quirinale. A tredici giorni dall’incontro in cui lo invitò a uscire velocemente dalla situazione di incertezza e dopo altre due udienze per essere aggiornato sugli sviluppi della situazione all’interno della maggioranza, il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella riceverà nuovamente il premier. Prassi vuole che il Capo dello Stato prenda atto della decisione e lo inviti a curare il disbrigo degli affari correnti.
Attento ad evitare in queste due settimane ogni interferenza nelle dinamiche politico-istituzionali in atto, Mattarella si prepara ad entrare in campo, naturalmente vestendo i panni dell’arbitro già indossati nelle tre crisi gestite durante i suoi sei anni di mandato: quella del governo Renzi nella precedente legislatura e quelle che nell’attuale hanno portato al Conte uno e al Conte due.
Di fronte alla drammatica situazione che vive il Paese a causa della pandemia e alla necessità di trovare i rimedi più adeguati per farvi fronte sul piano sanitario, economico e sociale, fare presto sarà l’imperativo che orienterà l’azione del Presidente della Repubblica e che ribadirà nelle consultazioni, che saranno approfondite ma rapide. Potrebbero iniziare mercoledì pomeriggio o essere concentrate nella sola giornata di giovedì.
Mercoledì mattina infatti al Quirinale sono in programma le celebrazioni per il ’Giorno della memoria’; occorre tener conto dei tempi tecnici legati alla formazione delle varie delegazioni; e soprattutto sarà necessario predisporre tutta una serie di precauzioni legate all’emergenza sanitaria, che porteranno quindi una serie di novità rispetto ad un protocollo seguito da oltre 70 anni.
Ai suoi interlocutori Mattarella naturalmente non ha da proporre nessuna soluzione auspicata o auspicabile, ma soltanto da ricordare il metodo che guida le sue valutazioni e le sue scelte: il Paese sempre, e soprattutto in questo frangente, ha bisogno di un governo che poggi su una maggioranza parlamentare chiara e basata su un solido accordo politico.
Da questa premessa derivano tutte le altre decisioni relative alle formule politiche, al tipo di gabinetto, al conferimento dell’incarico, alla scelta dei ministri, naturalmente nel rispetto delle proprie prerogative, di quelle del presidente del Consiglio e del Gruppi parlamentari.
Inutile quindi ipotizzare in questa fase quali potrebbero essere per il Capo dello Stato gli sbocchi della crisi. Solo dopo aver ascoltato i rappresentanti delle forze politiche e delle componenti parlamentari, Mattarella capirà se ci saranno gli spazi per un pre-incarico o un incarico pieno che possa poi portare ad un Conte ter, sostenuto da una riedizione dell’attuale maggioranza, con gli stessi partiti e/o con altre formazioni.
Se invece risultasse impossibile la permanenza a palazzo Chigi dell’attuale inquilino, è chiaro che si aprirebbero gli altri scenari legati ad un cambio di premier ma non dell’attuale coalizione; alla creazione di un governo sostenuto dalla cosiddetta ’maggioranza Ursula’; ad un esecutivo di larghe intese o di unità nazionale.
Tutte ipotesi che naturalmente restano tali fin quando l’arbitro Mattarella non sarà in possesso di ogni elemento che gli consenta di capire se esistano gli spazi per risolvere la crisi o se invece lo scioglimento anticipato delle Camere e le elezioni risultino inevitabili. Ovviamente garantendo al Paese un governo in grado di gestire tutte le emergenze legate alla pandemia.
Salvini chiama Meloni e Tajani
Matteo Salvini, riferiscono fonti della Lega, ha chiamato gli altri leader del centrodestra e i ’piccoli’ per ribadire l’unità della coalizione e affidarsi in questo momento delicato alla saggezza del Colle. Domani ci sarà un vertice di coalizione allargato a Udc, Noi con l’Italia e ’Cambiamo’ per fare il punto della situazione. ’’Il centrodestra è unito e compatto, la linea della coalizione resta quella espressa pochi giorni fa al Quirinale’’, assicurano le stesse fonti.
Di fronte all’ipotesi di un Conte ter, Salvini ’convoca’ quindi una nuova ’war room’ per serrare i ranghi e provare a blindare la coalizione, visto che il pressing dei pontieri ’contiani’ si farà ancora più forte nelle prossime ore per trovare più ’responsabili’ possibili e nonostante le smentite, restano ’attenzionate’ Forza Italia e i ’piccoli’, a cominciare dai ’totiani’ di ’Cambiamo’. Il leader della Lega, insomma, non si fida e appena esce la notizia che Conte andrà domani a dimettersi e non oggi, prendendosi altro tempo per allargare la sua maggioranza, sente al telefono gli alleati e invoca compattezza. Salvini, riferiscono fonti parlamentari, avrebbe chiamato non solo Meloni e Tajani, ma anche Silvio Berlusconi, che oggi, in una lunga nota, torna a escludere trattative di Fi per un soccorso al Conte ter.
Al summit di centrodestra per l’Udc, al posto del dimissionario segretario nazionale, Lorenzo Cesa, ci sarà il questore anziano del Senato, Antonio De Poli, presidente delle piccola formazione centrista che oggi, dopo un vertice di chiarimento in mattinata, si è tirata fuori dalla partita dei ’costruttori’.
Oltre allo spettro dei ’responsabili’, Salvini proverà anche a ricompattare l’opposizione sulla ’formula’ per affrontare la crisi: anche se fonti della Lega ribadiscono che c’è unità e "la linea della coalizione resta quella espressa pochi giorni fa al Quirinale’’, il centrodestra resta diviso sul voto qualora dovesse fallire un Conte ter: Salvini (almeno stando alle sue parole) e Meloni continuano a spingere per le elezioni anticipate, mentre Berlusconi, pur appellandosi alla saggezza del Colle, vede innanzitutto un governo di unità nazionale con tutti dentro.
(fonte e foto AdnKronos)
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