Nuova cura al Tumore della Vescica

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Finalmente sembra esserci una terapia efficace per il tumore alla vescica in fase avanzata. I primi e assai incoraggianti risultati sono quelli di una sperimentazione condotta su soli 68 pazienti, ma sembra proprio che i ricercatori questa volta abbiano fatto centro. Gli esperimenti, pubblicati sulla rivista Nature, sono stati infatti giudicati così promettenti che il nuovo farmaco ha già ricevuto negli Stati Uniti lo status di «breakthrough therapy» (un riconoscimento d’importanza innovativa tale da venire valutato per approvazione dall’ente regolatore americano, il corrispettivo della nostra Aifa, con un iter accelerato).

cms_1883/shutterstock_73648879-333x500.jpgNella sperimentazione di fase uno (che prevede l’uso di un farmaco per la prima volta nell’uomo con l’obiettivo d’identificare la dose massima sicura con cui quel farmaco può essere somministrato ai pazienti senza eccessivi rischi di tossicità), a cui devono seguire prima dell’approvazione definitiva altri due passaggi, il nuovo medicinale è stato testato su 68 malati di carcinoma vescicale uroteliale in stadio avanzato che non avevano ottenuto benefici con le cure tradizionali.

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“Questo farmaco – spiega Tom Powels oncologo e autore principale dello studio- s’inserisce nel filone della immunoterapia, perché va a sostenere l’attività del nostro sistema immunitario “. Dopo sei settimane di terapia il tumore si era ridotto nel 43 per cento dei pazienti PD-L1-positivi (dopo 12 settimane nel 52 per cento) e in due partecipanti non c’è addirittura più traccia della malattia. E il farmaco è risultato efficace anche nell’11 per cento dei malati PD-L1-negativi, ovvero nei quali quella specifica mutazione genetica non è presente. Il responso favorevole alla cura pare essere duraturo nel tempo e il medicinale sembra ben tollerato (stanchezza cronica e mancanza d’appetito sono gli effetti collaterali più segnalati).

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In Italia si diagnosticano oltre 20mila nuovi casi all’anno di tumore della vescica, di cui oltre 16mila tra gli uomini e poco meno di 4mila tra le donne, generalmente dopo i 65 anni d’età. Le opzioni terapeutiche dipendono dallo stadio della malattia che si stabilisce con una resezione endoscopica transuretrale, detta anche TURB. Se individuato negli stadi precoci il tumore è classificato come superficiale e viene trattato con chirurgia conservativa, per rimuovere la lesione, seguita da un trattamento intravescicale (ovvero il posizionamento del farmaco direttamente in vescica tramite un catetere) con immunoterapici (di solito il bacillo di Calmette-Guerin, BCG, lo stesso utilizzato per la vaccinazione contro la tubercolosi) o chemioterapici (ad esempio la mitomicina) per prevenire la comparsa di recidive o la progressione di malattia a stadi più avanzati. Ma quando la neoplasia viene scoperta in fase avanzata e si è già diffusa in altre sedi del corpo, l’unica alternativa disponibile oggi è la chemioterapia: In questi pazienti la prognosi è severa e l’aspettativa di vita limitata a poco più di un anno.

cms_1883/tumore_vescica.jpgL’attuale chemioterapia non è una strategia abbastanza efficace, mentre con questo nuovo farmaco la situazione potrebbe migliorare in modo notevole. Certo servono conferme su numeri più ampi di pazienti, ma le premesse sono entusiasmanti». La causa principale del tumore alla vescica è il fumo di sigaretta, tanto che la malattia è più frequente nel sesso maschile (tradizionalmente più fumatore), ma negli ultimi anni si è registrato un significativo aumento delle diagnosi fra le donne, molto probabilmente legato ad una maggiore diffusione del tabagismo «rosa». Anche la dieta, però, gioca un ruolo importante: fritture e grassi consumati in grande quantità sono infatti associati a un aumentato rischio di ammalarsi. La diagnosi) precoce è fondamentale per avere maggiori probabilità di guarigione e ad oggi quasi l’80 per cento dei malati è vivo a cinque anni dalla scoperta della malattia. I sintomi più frequenti a cui prestare attenzione sono l’ematuria (il sangue nelle urine che assumono un colore rosso o ruggine), la disuria (l’alterato svuotamento della vescica), la difficoltà ad urinare anche in presenza di stimolo. E nelle forme più avanzate dolore alla zona pelvica o dolore persistente al fianco.

Francesco Mavelli

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