Non ha mai usato un computer in vita sua: nominato Ministro per la sicurezza informatica

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Come molti di noi già sapranno, tra meno di due anni a Tokyo si terrà quello che è forse l’evento sportivo più importante e al tempo stesso più prestigioso al mondo: le olimpiadi. Da un certo punto di vista, l’organizzazione dei giochi olimpici rappresenta un onore per il fortunato Paese ospitante. Al tempo stesso, però, proprio la risonanza mediatica e la complessità di un evento così illustre rischiano di comportare costi significativi, disagi e, novità degli ultimi anni, attacchi hacker. Proprio così, perché in un’epoca dove sempre più informazioni logistiche e finanziarie vengono conservate in archivi digitali, la sicurezza informatica diviene inevitabilmente una priorità, soprattutto alla vigilia di una manifestazione così imponente.

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Proprio queste ragioni hanno spinto l’esecutivo giapponese di Shinzo Abe, in seguito ad un rimpasto di governo avvenuto non più tardi di un mese fa, ad affidare l’organizzazione dei giochi e la tutela della cybersecurity a un’unica figura: Yoshitaka Sakurada. 68 anni, già in passato membro del consiglio deliberativo sull’Etica politica e vicepresidente della commissione per gli affari alimentari, Sakurada sembrava possedere l’esperienza e il carisma necessario per ricoprire un incarico così importante. Sfortunatamente, però, le incalzanti domande dell’opposizione in parlamento e dei giornalisti in conferenza stampa hanno evidenziato che alla sua apparente autorevolezza non corrisponde, purtroppo, un’altrettanto solida preparazione riguardo le materie di sua competenza.

La scorsa settimana, durante un dibattito presso la commissione di bilancio della camera bassa, il controverso Sakurada ha asserito che a suo dire le olimpiadi costeranno al Giappone all’incirca 1.500 yen (l’equivalente di 11 euro) mentre invece, ovviamente, il costo totale si rivelerà molto più elevato. Se questa può essere definita una semplice gaffe, legata forse più a un lapsus che a una reale ignoranza, non si può dire lo stesso delle recenti e per certi versi ancor più clamorose dichiarazioni della giornata di giovedì nel corso di un incontro pubblico.

“Non ho mai usato un computer: da quando avevo venticinque anni sono stato in posizioni di autorità dove segretari e impiegati si occupavano di queste cose per me” ha asserito spavaldamente.

Non pago di questa emblematica dichiarazione, durante una successiva domanda in merito alle chiavi USB e alla loro possibilità di sopravvivere ai cambiamenti digitali in atto, il Ministro ha eluso più volte la questione, dando la netta sensazione di non essere pienamente consapevole di cosa fosse una chiave USB. Infine, ciliegina sulla torta, Sakurada ha asserito di “non conoscere i dettagli esatti” in merito alla sicurezza informatica delle centrali nucleari; per intenderci, quella sicurezza che ogni giorno protegge dati di vitale importanza sui reattori del Paese.

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Naturalmente, la sua impreparazione non ha potuto far a meno di destare perplessità e sbigottimento: "È incredibile che qualcuno che non abbia mai toccato un computer sia responsabile delle politiche di sicurezza informatica" ha commentato il parlamentare d’opposizione Takeshi Saiki. A questo si è poi aggiunta la sempre puntuale ironia della rete: “A giudicare da quante cose conosce, si direbbe che se ad essere hackerato fosse il suo computer personale potrebbero rubare ben poche informazioni” ha scritto un utente.

Sakurada tuttavia non ci sta, e pur essendosi scusato per la propria scarsa conoscenza, ha voluto giustificarsi attraverso una difesa che per certi versi ha perfino peggiorato la sua situazione, affermando implicitamente che la colpa di quanto accaduto è dei giornalisti, rei a suo dire di non averlo avvisato prima delle domande che gli avrebbero rivolto.

Già in passato il Ministro si era reso protagonista di figuracce significative, come quando, nel 2016, aveva definito le donne coreane costrette ad avere rapporti sessuali con i soldati giapponesi durante l’epoca imperialista delle “prostitute professioniste”. O come quando ha negato di doversi incontrare con il suo omologo nordcoreano, salvo venire smentito pochi minuti dopo addirittura dal suo stesso assistente.

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Questa volta, tuttavia, la sua figuraccia potrebbe costargli molto cara. Se da un lato è infatti vero che un politico gode di uno staff di tecnici competenti in grado di fornirgli appropriati consigli su ciascuna materia, è altresì vero che risulta fondamentalmente impossibile giudicare la validità di tali consigli laddove il politico in questione non dovesse conoscere neppure superficialmente la materia di cui si occupa. Quello della sicurezza informatica è un tema delicato e spesso perfino sottovalutato, e il fatto che Sakurada non abbia dimostrato fino ad ora alcuna competenza in merito risulta francamente preoccupante; non è un caso se, a detta di voci sempre più insistenti, il governo potrebbe presto arrivare a chiedergli di rinunciare al suo incarico per il bene del Paese. Che dire? Se ciò dovesse accadere, speriamo almeno che il Ministro sia in grado di aprire la mail di licenziamento.

Gianmatteo Ercolino

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