Nike ed Apple nel mirino
Accusate di sfruttamento degli uiguri in Cina
Le celebri aziende americane Nike ed Apple sono finite al centro di un’accesa polemica innescata da più di 180 gruppi dedicati alla difesa dei diritti umani: i colossi statunitensi sono stati accusati di sfruttamento lavorativo ai danni degli uiguri, minoranza musulmana cinese. Le suddette imprese, infatti, operano proprio a livello della regione autonoma dello Xinjiang, area occupata prevalentemente da tale etnia turcofona di religione islamica. Le indagini sono state avviate a seguito della diffusione di un video della BBC che mostra centinaia di uiguri bendati, legati e obbligati a salire a bordo di treni.
Qualche giorno fa, infatti, il celebre presentatore Andrew Marr ha fatto parlare molto di sé: durante un’intervista all’ambasciatore cinese a Londra, Liu Xiaoming, Marr ha mostrato a sorpresa proprio il video raffigurante gli uiguri incatenati. “Che cosa sta succedendo qui, ambasciatore? - ha chiesto con durezza Marr - Perché queste persone sono legate, bendate e fatte salire su un treno nella Cina del 2020? Ce lo spiega?”. “Perché mi mostra questo video? Dove l’avete preso? - ha risposto prontamente l’ambasciatore cinese - Lo sa che lo Xinjiang quarant’anni fa aveva una popolazione di 5 milioni e ora invece ne ha 11 milioni? Ci accusate di pulizia etnica, ma la popolazione nella regione è quasi raddoppiata”. “Mi scusi, ambasciatore - ha ribattuto Marr - secondo i vostri stessi dati, la popolazione uigura è crollata dell’84% negli ultimi 4 anni”, mandando in onda la testimonianza di una donna uigura, vittima di sterilizzazione forzata. Il trattamento che questa minoranza etnica sta subendo ricorda grossomodo scene già viste nella Germania degli anni ’30. Tutto falso per l’ambasciatore, secondo il quale gli uiguri vivono una vita felice nello Xinjiang. “La Cina è fermamente contro ogni tortura. Ogni gruppo etnico da noi ha piena dignità”.
I dati e le immagini a disposizione, però, parlano chiaro: cosa sta davvero accadendo in Cina? Per il momento tutto quello che abbiamo a disposizione sono le semplici dichiarazioni delle grandi aziende con sedi di lavoro nella regione che affermano di aver avviato severi controlli al fine di assicurarsi che non via sia alcuna forma di sfruttamento o tortura degli uiguri o qualsiasi altra minoranza etnica.
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