NELL’ EGITTO DI AL SISI ANCORA ABUSI E INGIUSTIZIE PER I CRISTIANI COPTI

L’UNIVERSITA’ ‘AL HAZAR’ UN OSTACOLO AL PROGRESSO DEI DIRITTI UMANI

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Esiste una voce autorevole che nel mondo denuncia e combatte le violenze e le ingiustizie che quotidianamente ancora vengono perpetrate contro i cristiani copti in Egitto. Questa voce è l’associazione dei copti, denominata appunto, ‘Voice of The Copts’, presieduta dall’architetto egiziano Ashraf Ramelah.

cms_7705/2.jpgTramite appelli, sia al Parlamento Europeo che a quello italiano (2010-2011), Ashraf Ramelah ancora denuncia e tenta di far conoscere al mondo le ingiustizie di cui sono vittime i copti nei paesi islamici, particolarmente in Egitto, paese nel quale i copti hanno radici millenarie di cui vantano una storica appartenenza al cristianesimo prima che Maometto iniziasse a predicare la sua interpretazione di Dio e dei suoi ‘comandamenti‘ racchiusi nel corpo giuridico religioso denominato Sharia.

Tra i tanti articoli e commenti agli eventi che purtroppo Ramelah può solo raccontare fuori dal proprio paese, in una specie di esilio volontario, i più recenti riguardano appunto le condizioni di vita dei copti che, sebbene con il Governo di Al Sisi abbiano ottenuto per legge il diritto al rispetto e alla libertà di esistere come gruppo religioso e di professare la loro fede con i relativi riti, nella pratica continuano a subire ogni sorta di vessazioni, di attacchi fisici, verbali e infine ingiustizie sociali e civili da parte delle stesse autorità islamiche locali.

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Nel viaggio che Al Sisi fece in Francia il 21 ottobre scorso, intervistato da un giornalista sui diritti umani, lo stesso ha ammesso che nel suo paese ci sono ancora disordini e caos sui diritti umani ma che il suo obiettivo era ed è quello di voler creare un paese moderno e civile.

Dunque, senza voler penalizzare in alcun modo Il Presidente che si spera continui nella sua opera di ammodernamento, non si possono sottacere i continui soprusi che ‘la Voce dei Copti‘ registra quotidianamente, accogliendo i rapporti che gli egiziani copti inviano all’Associazione perché Ramelah giri le notizie alla stampa e le pubblichi sul sito web dedicato appunto alla ‘voce dei copti’. E’ importante, ai fini di un vero e proprio rinnovamento, far conoscere l’arroganza, la viltà e l’illegalità che le autorità islamiche locali mettono in atto quando intervengono nei luoghi di preghiera dei copti e chiudono le loro chiese, usando insignificanti o inesistenti pretesti forniti dai diversi gruppi islamici. Quasi sempre i copti ubbidiscono alle richieste dei poliziotti che, richiamati dalle ostilità dei vicini islamici, per evitare complicazioni, cercano il modo più semplice di risolvere un conflitto verbale o fisico, mai cercato dai copti, chiudendo subito ora questa, ora quella chiesa e impedendo, in tal modo, l’esercizio del diritto dei copti alla preghiera. Recenti episodi provocatori hanno costretto la polizia ad intervenire. Ma questa, invece di difendere chi subisce gli attacchi e arrestare i colpevoli, chiude le chiese come soluzione immediata per non creare ulteriori problemi al Comando di polizia urbana.

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Il 15 ottobre del 2017, infatti, la chiesa della ‘Vergine Maria’, distrutta dai jihadisti nel 2015, aperta nuovamente ai fedeli dopo due anni di ristrutturazione,viene nuovamente attaccata dagli islamici lo stesso giorno della riapertura da una folla di islamici locali cui segue l’intervento della polizia che, senza ascoltare alcuna ragione da parte dei copti innocenti, chiude la chiesa a chiave e impedisce ogni funzione religiosa. Il 22 ottobre 2017 viene attaccata la chiesa e l’asilo dei bambini del vescovo Moses nel villaggio di Al Kashery (Abu Korkas –Al Minya). Quattro fedeli vengono feriti. La polizia arriva e chiude la chiesa al culto. Sempre il 22 ottobre, a poche ore dall’incidente di Al kashery, anche la chiesa di Abi Sefin viene chiusa dalla polizia, semplicemente perché gli islamici stavano lamentandosi dei copti. Il 27 ottobre 2017, la Chiesa di San Giorgio a pochi passi da una Moschea, dopo essere stata attaccata e distrutta dai jihadisti due anni prima, viene attaccata da una folla di islamici che tenta di impedire l’accesso ai fedeli copti convenuti da più parti insieme al vescovo per celebrarne l’apertura dopo una lenta e lunga ristrutturazione. Quella stessa sera, i jihadisti attaccano le case e i negozi dei copti.

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Si ricorderà che durante la presidenza di Morsi e la vittoria della ‘Fratellanza Musulmana’,80 chiese cristiane furono incendiate e distrutte. Da quanto riportato nel sito della Voce dei Copti, si comprende quanto amara e difficile sia la vita di questa grande comunità, costretta a coesistere con gli islamici sempre in un continuo clima di tensione per i frequenti attacchi da parte degli stessi islamici. Il Vescovo Makarius, amaramente ammette: “Quando c’è un’aggressione, la prima azione che le autorità intraprendono è quella di chiudere la chiesa e di mettere sotto pressione soltanto i copti senza mai punire gli aggressori… Il nostro diritto fondamentale alla preghiera è garantito dalla Costituzione e noi non ci fermeremo fino a che questo diritto non verrà rispettato. Quello che è accaduto in due settimane - continua sconsolato il vescovo Makarius - non è accaduto in un anno e quattro chiese sono state chiuse una dietro l’altra. Il nostro silenzio che pensavamo dovesse far riflettere le autorità a riconoscere la colpevolezza degli islamici, ha invece avuto un effetto contrario.” Sopraffatto dallo sconforto, anche Ramelah si chiede chi governi veramente l’Egitto. Se sia Al Sisi o Al Tayeb (il grande Imam dell’Università Al Hazar). Le cause del terrorismo, secondo l’imam, sono dovute alle polemiche internazionali ingiuste dove le nazioni che fabbricano le armi e le esportano per combattere i conflitti nei paesi musulmani non conoscono nulla della fratellanza umana. Potrebbero essere parole sagge ma che non trovano conferma nelle ripetute azioni di odio e di vendetta contro i fratelli copti, che pur essendo i veri egiziani, sono divenuti ostaggio di una forza religiosa che ignora del tutto il vero amore per i fratelli. Secoli di persecuzioni hanno ridotto i copti ad una quasi minoranza che ancora resiste per rimanere fedele ad un messaggio di verità, pace e amore quale nessun altro maestro ha saputo lanciare al mondo fino al sacrificio estremo della sua vita. Un confronto diretto tra il Profeta Maometto e il Maestro Gesù metterebbe subito in luce due concezioni contrastanti, poiché il primo sogna il paradiso come un luogo pieno di belle fanciulle che attendono i martiri, l’altro come un luogo di comunione spirituale ed eterna con il ‘Padre’, ossia l’immersione totale ed eterna in quell’Uno’ che tutto comprende.

Si deve comunque convenire che il presidente Al Sisi è salito al potere con la buona volontà di creare un paese democratico, non sottoposto alle leggi dell’Islam e che egli stia davvero tentando di farlo, lo si evince dalle raccomandazioni fatte agli studiosi dell’istituto AL Hazar perché si aprano al dialogo e al confronto ma ancor più perché reinterpretino quei libri dottrinali che sono gli Hadith e Sera.

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Secondo Ashraf Ramelah, la comunità copta è certa che l’Università sunnita Al-Azhar - quella che anche papa Francesco ha visitato durante il suo incontro pastorale con il grande Imam Al Tayeb lo scorso anno - costituisca un enorme ostacolo all’uguaglianza sociale e al progresso dei diritti umani in Egitto: il paese è governato da norme oppressive, regolamenti discriminatori, illegalità e violenza contro tutte le minoranze che non siano islamiche e tutto questo è determinato da un indottrinamento del corano che toglie libertà di opinione e predica la punizione per coloro che punibili non sono.

Da quanto suddetto emerge chiaro che se le istituzioni italiane ed europee, non ritenendo prioritaria l’educazione degli islamici secondo modelli pedagogici moderni che diano valore all’insegnamento olistico, continueranno ad ignorare una necessaria quanto vitale programmazione scolastica olistica, interdisciplinare e transdisciplinare tale da permettere lo studio e il confronto aperto e leale sulle diverse filosofie religiose. E, nel tempo, l’Italia e l’Europa tutta si troveranno a dover subire le stesse situazioni che oggi subiscono ancora i copti nel loro paese, creando quelle terribili divisioni che sfociano nei conflitti e nelle pericolose escalation di violenze. Se non si riformerà la scuola sulla base delle nuove scoperte scientifiche e della moderna pedagogia, le probabilità che l’Italia e l’Europa diventino solo contenitori di esseri umani allo sbaraglio, portatori di convinzioni e tradizioni religiose anacronistiche, allora il caos e la violenza potrebbero diventare di casa come lo sono in Egitto, senza che nessuno se ne accorga.

Elena Quidello

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