NELLA RUSSIA DI PUTIN PICCHIARE MOGLIE E FIGLI NON SARA’ PIU’ REATO

Approvato alla Duma la legge che rimuove dal Codice penale russo il reato di percosse in famiglia. Ora il testo passa al Senato e poi al presidente Putin

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La Camera bassa del Parlamento russo, la Duma, ha approvato in terza e ultima lettura un progetto di legge per depenalizzare i "maltrattamenti in famiglia" declassandoli a illecito amministrativo. Ieri, 380 deputati russi si sono espressi a favore della proposta di legge e solo tre hanno votato contro. Un progetto di legge che, a detta di chi lo difende, tutela il diritto dei genitori a educare i propri figli. Il disegno di legge deve ora essere presentato al Senato e quindi al presidente Vladimir Putin.

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Lo scopo della legge, proposta dalla parlamentare Yelena Mizulina, è quello di degradare da penali ad amministrativi i reati riguardanti abusi domestici che provochino lesioni considerate meno gravi, sia da parte di genitori nei confronti dei figli, che tra coniugi. La legge modifica l’articolo 116 del codice penale russo e vale per il rapporto di entrambi i genitori nei confronti dei figli e per il rapporto tra coniugi. Secondo la bozza, l’unica aggravante per la violenza domestica sarebbe la recidiva commessa entro un anno dal primo reato: la prima volta che una persona dovesse essere riconosciuta colpevole di un abuso domestico che non causa lesioni considerate gravi non verrebbe, dunque, condannata in base al codice penale, ma dovrebbe semplicemente pagare una multa o prestare un servizio socialmente utile. Nel caso in cui la violenza in famiglia dovesse ripetersi entro un anno dal primo episodio, allora diventerebbe reato penale. Ma tocca alle vittime dover riunire da sé tutte le prove dell’aggressione e andare a tutte le udienze in tribunale per dimostrarla. In pratica, dunque, l’aggredito deve indagare sul proprio caso.

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Una delle frasi che più ha dato fastidio a chi si oppone alla legge è quella della stessa deputata Mizulina, riportata dal Moscow Times:“Le pene per i reati non dovrebbero essere in contraddizione con il sistema di valori della società. Nella cultura tradizionale russa, le relazioni padre-figlio sono costruite in base all’autorità dei genitori. Le leggi dovrebbero sostenere queste tradizione famigliari”. Molte le proteste. Contro la legge, infatti, sono insorti tutti i gruppi che si occupano di protezione delle donne e dell’infanzia. La settimana scorsa Amnesty Internationalha lanciato un appello al parlamento russo perché non facesse passare il disegno di legge, che l’organizzazione ha condannato come un “tentativo nauseante di banalizzare la violenza domestica”. Sempre la settimana scorsa le autorità cittadine di Mosca hanno negato il permesso per una manifestazione che aveva come slogan “Stop alla violenza domestica: i mostri dovrebbero andare in prigione”.

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Le vittime della violenza domestica in Russia sono per lo più le donne: secondo statistiche del 2015, una donna su cinque ha subito violenze; solo il 12% di loro, però, si rivolge alla polizia. Secondo dati del 2013 pubblicati dal ministero dell’Interno russo, il 40% dei crimini violenti avvengono in casa e ogni anno sono 36.000 le donne che subiscono percosse dal marito. In 12.000 perdono la vita. Il 60-70% delle vittime non chiede aiuto; il 97% dei casi di violenza domestica non arriva in tribunale e più volte la stampa indipendente ha denunciato la mancanza di strumenti legali in grado di tutelare le donne.

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I promotori dell’iniziativa legislativa, due deputati e due senatori del partito Russia Unita del presidente Putin, sostengono, dal canto loro, che si intende depenalizzare solo le aggressioni che non provocano danni alla salute delle vittime. Di fatto, piuttosto, la Russia, in tema di diritti civili, è da sempre nell’occhio del ciclone e grazie a questa legge, ribattezzata “legge sugli schiaffi”, fa decisamente un ulteriore passo indietro.

Mary Divella

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