Muore la madre della cancelliera Merkel, lei non disdice i propri impegni

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Mercoledì mattina, il Bundestag tedesco era impegnato nell’impronunciabile Kanzlerfragenstunde, una sorta di question time tedesco attraverso il quale i parlamentari hanno la facoltà d’interrogare i membri dell’esecutivo su questioni riguardanti la politica nazionale. Tra le fila del governo sedeva immancabilmente anche Angela Merkel, oggetto costante di domande, provocazioni e critiche da parte dei deputati dell’opposizione, critiche alle quali ad ogni modo, coerentemente con il proprio stile asburgico, non ha mancato di rispondere con freddezza e lucidità. Consumato il dibattito, la Merkel si è quasi subito recata all’aeroporto più vicino per prendere un volo diretto a Bruxelles dove avrebbe dovuto affrontare l’ennesimo ed importante vertice relativo alla Brexit, e solo dopo avrebbe avuto la possibilità di ritornare finalmente a casa. Fin qui sembra solo la normale lista d’impegni della leader di un Paese europeo; peccato soltanto che, mentre tutto ciò accadeva, vi fosse un peso ad attanagliare il cuore della cancelliera. Un peso di cui nessuno tranne lei era a conoscenza, ma che non per questo era meno doloroso: sua madre Herlind era morta da poche ore.

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La sua storia è ben diversa da quella di molte donne della Germania dell’Est fuggite verso l’occidente in cerca di libertà e di riscatto sociale; in effetti, paradossalmente Herlind Kasner è stata una delle poche persone a compiere negli anni ‘50 il percorso inverso: abbandonare la democrazia per fuggire verso il mondo socialista. Fu così che nel 1957, insieme al marito Horst, un pastore protestante, si era trasferita a Templin, dove sarebbe vissuta fino alla propria morte. La sua missione era quella d’insegnare il latino a chiunque: anche ai più poveri o a coloro che solamente durante la propria senilità avevano deciso di completare i propri studi. “Anche a settant’anni si può imparare una nuova lingua” amava infatti ripetere a chiunque glielo chiedesse. Da parte sua, il marito aveva una missione non meno nobile e al tempo stesso non meno complessa: evangelizzare quelle regioni orientali, dove da ormai molti anni regnava l’ateismo di stato.

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C’è da essere sicuri che la loro vita non dev’essere stata priva di ostacoli e di momenti difficili, eppure i due rimasero insieme fino a quando la morte di Horst nel 2001 non li separò, divenendo noti in città per la propria determinazione e per un rigore morale tutt’altro che consueto. Forse sono stati proprio questi i valori che hanno provato tramite i propri insegnamenti ad inculcare alla figlia Angela, futura cancelliera e - aspetto non secondario - figlia devota e affezionata. Valori basati sulla modestia e sulla discrezione: sull’esigenza di non rivelare mai al mondo più di quanto non sia necessario rivelare, riuscendo sempre a discernere le tempeste emotive che spesso ci troviamo ad affrontare nella vita con quello che è il nostro dovere professionale. È stato anche a causa di tale mentalità se la cancelliera, dopo aver appreso la triste notizia relativa a sua madre, non ha esitato neppure un istante prima di confermare ciascuno degli impegni istituzionali presi, rinviando l’organizzazione dei riti funebri a quando avrebbe avuto abbastanza tempo libero.

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Come detto, la Merkel non è una donna che ama parlare dei propri genitori: non è uno di quei politici che svelano facilmente gli aspetti della propria vita privata o che pubblicano sui social network foto in compagnia dei propri cari. Eppure, ciò non toglie che fra lei e sua madre è sempre esistito un rapporto speciale. Herlind in fondo è sempre stata lì, accanto a lei: era lì quando la figlia, non più tardi di un anno fa, giurava per la quarta volta come cancelliera, era lì ogniqualvolta c’era una manifestazione importante o un evento solenne, ed era lì anche quando Angela venne nominata cittadina onoraria di quella Templin che tanto era cara ad entrambe, in quella che è stata l’ultima volta in cui l’insegnante, ormai novantenne, è stata vista in pubblico. È sempre stata lì, sorridente e piena d’orgoglio per la brillante carriera della figlia, ma non per questo meno umile o meno decisa a fare un passo indietro, a perdersi tra il pubblico come una persona normale, a godersi la soddisfazione di essere stata una brava madre in silenzio e senza mai farsi notare.

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Quando, nella giornata ieri, la luttuosa notizia è balzata agli onori della cronaca, sono stati in molti ad apprezzare la compostezza con cui tale perdita è stata sopportata dalla cancelleria. Una compostezza che ad alcuni potrà apparire sintomatica di una personalità fredda e distaccata, ma che in realtà è la naturale conseguenza dell’ambiente in cui essa è cresciuta nonché della disciplina appresa sin dall’infanzia. Non è un caso se perfino la stampa tedesca, spesso discordante sulle più svariate questioni, per una volta sembra essere stata compatta nel manifestare la propria stima verso la Merkel, o perlomeno verso la sua dignitosa morigeratezza: “Non bisogna versare lacrime per dimostrare il proprio dolore” ha scritto Franz Wagner, noto editorialista della Bild; ed in fondo, c’è da scommettere che su questo anche Herlind sarebbe stata d’accordo con lui.

Gianmatteo Ercolino

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