Migranti: Competenza a Stato. Musumeci: "Andiamo avanti"(Altre News)

Carcere e ’diritto umano alla speranza’ - Donna scomparsa a Crema, corpo non è in cisterna liquami - Trento,carabiniere aggredito da un orso - Maltempo e allagamenti in Veneto

ITALIA_24_8_2020.jpg

Migranti, fonti Viminale: "Competenza a Stato". Musumeci: "Andiamo avanti"

cms_18780/lampedusa_ftg.jpg

L’immigrazione è "una materia di competenza statale". Lo precisano all’Adnkronos fonti del Viminale, interpellate sull’ordinanza firmata questa notte dal governatore siciliano Nello Musumeci, che prevede il trasferimento di tutti i migranti entro le 24 di domani e la chiusura degli hotspot dell’isola. In ogni caso, assicurano le stesse fonti, sulla situazione della Sicilia "l’attenzione è alta" e si lavora per "alleggerire la pressione" al massimo e "procedere ai trasferimenti" dei migranti.

"Rispetto per la Sicilia. Hotspot competenza dello Stato? Quindi anche la responsabilità... piuttosto che prendersela con le ordinanze, facciano sentire la loro voce in Europa. E facciano qualcosa..." replica Nello Musumeci su Facebook, rispondendo alle critiche ricevute e alla presa di posizione del Viminale.

"Tutti conoscono il mio rispetto per le istituzioni. - continua - Ma pretendo lo stesso rispetto per la mia gente. Da Roma non abbiamo avuto altro che silenzi: sullo ’stato di emergenza’ richiesto per Lampedusa due mesi fa, sui protocolli sanitari da applicare, sulle tendopoli da scongiurare, sui rimpatri che dovevano iniziare il 10 agosto e di cui non si parla più, sul ponte aereo per i negativi. Nulla. Solo silenzio. Il governo centrale è arrivato impreparato e non si è posto alcun problema sulla gestione di un numero enorme di sbarchi durante la pandemia".

"E adesso il problema è diventato la mia ordinanza? Il ministro dice che è nulla? Quindi la responsabilità è loro. Bene, sono usciti allo scoperto! Ma io, a differenza di quelli che parlano e straparlano da casa, sono entrato nell’hotspot di Lampedusa - sottolinea il presidente della Regione Siciliana - E so bene che quelle strutture non sono adeguate sotto il profilo sanitario. Sono un rischio costante per i migranti e per chi ci lavora. Piuttosto che prendersela con me o con i siciliani, provino a fare sentire la loro voce in Europa e si diano un piano serio per tutelare gli italiani. Facciano qualcosa... o meglio facciano quello che non hanno ancora fatto! Noi andremo avanti".

Poi a Rainews24 ribadisce: "La mia ordinanza serve a tutelare la salute dei siciliani, dei turisti e dei migranti". E, interpellato sulla presa di posizione del Viminale, spiega: "Io non ho rivendicato competenze che appartengono allo Stato. Ricordo che sono soggetto attuatore con delega dello Stato di competenze che attengono la materia sanitaria e solo di quello mi sto occupando".

"Credo che la mia ordinanza serva a tutelare non soltanto la salute di chi vive in Sicilia - sottolinea il governatore - ma anche la dignità dei migranti, ammassati in assoluta promiscuità, mentre poi io ai siciliani devo chiedere di mantenere il distanziamento, di indossare la mascherina, di essere cauti".

"Il Viminale avrà tempo e modo per far valere le proprie ragioni nelle sedi opportune. E’ chiaro che lo stesso faremo noi - dice Musumeci - Ho grande rispetto per le competenze del Viminale e per i rapporti istituzionali in generale", ma "la competenza sanitaria in tempo di epidemia è del presidente della Regione. Io mi sono mosso solo in funzione di questa mia competenza, vedremo cosa deciderà la magistratura qualora la mia ordinanza dovesse essere impugnata".

"Gli hotspot secondo le autorità sanitarie sono inadeguati sul piano igienico-sanitario" e all’interno di queste strutture "non si consente il mantenimento delle distanze" sottolinea ancora. "Lo Stato - aggiunge - avrebbe dovuto in tempo utile predisporre interventi per rendere idonei questi locali: si sapeva già da febbraio che le coste siciliane sarebbero state raggiunte da migliaia e migliaia di migranti".

"Qualcuno deve mettere ordine in questa materia. Non intendo più essere complice e corresponsabile di un trattamento riservato ai migranti che è assolutamente amorale, e al tempo stesso mettere a rischio la salute della gente che vive nella mia terra", scandisce Musumeci. L’assessore alla Salute Ruggero Razza sta preparando una circolare "per rendere concreta l’applicazione della mia ordinanza. Quindi noi andiamo avanti".

Carcere e ’diritto umano alla speranza’, il ’viaggio’ di Nessuno tocchi Caino

cms_18780/Carceri_sbarre_Fg_ipa21.jpg

Si intitola "Il viaggio della speranza" ed è il racconto dell’VIII congresso di Nessuno tocchi Caino, la lega internazionale di cittadini e di parlamentari per l’abolizione della pena di morte nel mondo, che si è tenuto a Milano, nel carcere di Opera, lo scorso dicembre. Il volume (ed. Reality Book) è stato distribuito agli iscritti dell’associazione ed è anche acquistabile sul sito: è un viaggio ideale che esplora la traversata dal dolore al cambiamento, che va a fondo nel sistema carcerario alla luce delle sentenze dei giudici della Corte Europea dei Diritti dell’Uomo e della Corte Costituzionale sull’ergastolo ostativo.

Immagini, parole (una sessantina di interventi) e atti che raccontano le carceri italiane e le loro contraddizioni, una sorta di "non luogo" in cui "finiscono i diritti", nonostante il dettato dell’articolo 27 della Costituzione ("Le pene non possono consistere in trattamenti contrari al senso di umanità e devono tendere alla rieducazione del condannato"). E sono testimonianze nelle quali ricorrono due motti: "nessuno tocchi Caino", che dà il nome all’associazione, e "spes contra spem".

Il primo, dice Sergio D’Elia, segretario dell’associazione, "è rivolto allo Stato, al Potere che cede, degrada alla aberrante, violenta logica dell’emergenza per la quale, nel nome di Abele, per difendere Abele, diventa esso stesso Caino, uno Stato-Caino che pratica la pena di morte, la pena fino alla morte e la morte per pena". Il secondo, aggiunge D’Elia, "è rivolto a Caino, al condannato che decide di cambiare se stesso, convertire la sua vita dal male al bene, dalla violenza alla non violenza, perché sia appunto il cambiamento del suo modo d’essere profetico del cambiamento del mondo in cui vive, dell’ambiente in cui vive, del carcere in cui vive, del magistrato da cui dipende".

Si dibatte sul futuro del sistema carcerario, nella speranza che un giorno si arrivi ad avere "non un diritto penale migliore, ma qualcosa di meglio del diritto penale", come auspicava Aldo Moro. "Io sono profondamente convinto che il carcere non abbia nessuna ragione di esistere - dice nel suo intervento Roberto Rampi, senatore del Pd - ne sono profondamente convinto, sono convinto che il carcere sia un’invenzione degli uomini e che nasce in un tempo e che, come è nata in quel tempo, ci sarà un tempo in cui finirà. Verrà un giorno in cui guarderemo al fatto che delle persone tenevano altre in un carcere esattamente come potremmo guardare oggi a certe forme di tortura, a certe forme di schiavitù. Come qualcosa di lontano che appartiene al passato e che è incomprensibile".

Immaginare uno Stato senza carcere è già possibile. Ne è convinto Giuseppe Morganti, parlamentare di San Marino che ha proposto di fare della piccola repubblica il primo Stato che abolisce la prigione: "L’obiettivo di uno Stato senza carcere prevede l’attivazione di politiche che richiedono investimenti in posti di lavoro, istruzione, alloggi, assistenza psicologica e sanitaria, tutti elementi indispensabili in una normale società che intende liberarsi dalla violenza".

Si va poi dall’intervento di Gherardo Colombo, che solleva dubbi sulla compatibilità di un diritto penale sorto durante il fascismo con i principi costituzionali, fino a quello di Francesca Mambro: "Uno Stato che riaccoglie e pacifica è uno Stato che non ha bisogno di dimostrare la sua forza perché è Giusto e Libero e in tal modo questo esercita la sua Signoria, tanto che può permettersi di non abbandonare nessuno. Un concetto a me molto chiaro, sia per esperienza personale che per la mia attività con Nessuno tocchi Caino, è che ogni essere umano se trattato male e lasciato senza speranza non può che peggiorare. Noi tutti, e non solo antropologicamente, siamo trasmissione di valori che si sono sedimentati nel tempo. Riconoscere la dignità della persona vuol dire riconoscere l’altro ed essere in una forma continua di dialogo come esseri umani. Questo dialogo fa sì che il mondo sia umano non perché la voce degli uomini risuona in esso, ma per esserne divenuto l’oggetto. Essere speranza, migliorare le condizioni di detenzione, non diminuisce la gravità della colpa, la pena comminata e quella espiata".

"La vendetta che sembra incantarci - ha aggiunto Mambro - è una punizione eterna per chi la riceve e per chi la pratica e non c’è difesa che possa mettere al riparo l’individuo e la comunità da una sorte che fa rivivere il male e cristallizza il dolore, come non vi è riparo dalle tetragone certezze che nemmeno per un attimo fanno balenare l’esistenza del dubbio".

Ai contributi di questo fronte trasversale che si interroga su un carcere in cui possa entrare "il diritto umano alla speranza" si alternano le testimonianze dei detenuti di Opera, artefici del proprio cambiamento, e di altri ex detenuti. Emozionante è l’incontro tra Stefano Castellino, sindaco del comune siciliano di Palma di Montechiaro, che a 18 anni perse lo zio assassinato dalla criminalità organizzata, con quattro concittadini in carcere a Opera per delitti mafiosi.

Fino all’esperienza di Antonio Aparo, che è stato in regime di 41-bis per 28 anni, il ’carcere duro’ che finisce per creare altre vittime, i familiari dei detenuti: "In trent’anni il trattamento nel regime penitenziario per me che mi trovavo al 41-bis è stato di poter usufruire di 15 giorni, che significa 360 ore, con i familiari. Visto che spesso si è detenuti a mille chilometri, non tutti possono usufruire di un’ora di colloquio mensile, quindi al massimo si fanno due o tre ore di colloquio all’anno. Quindi da 360 scendiamo a circa 90 ore di colloquio in 30 anni, pari a circa 4 giorni di colloquio in trent’anni... Qui ci viene in soccorso il telefono: dal 1986 fino al 2000 erano 6 minuti al mese che sostituivano il colloquio impossibile. Così si baratta un po’ la situazione. Poi sono diventati 10 minuti al mese. In un anno si raggiunge la famiglia per un’ora e mezzo. Quindici ore di telefonate, dieci anni. In trent’anni più o meno 45 ore perché se non si fa colloquio, c’è la telefonata. Quindi in trent’anni ci viene concesso di avere i contatti con gli affetti circa 6 giorni. Cos’è la rieducazione in questo senso? Mi chiedo come ex 41-bis...".

Poi ha concluso: "Quando sono stato arrestato avevo vivi alcuni miei familiari - si commuove - anche qualche mia sorella. Oggi non ci sono più - fatica a parlare per l’emozione - non mi hanno dato nemmeno il permesso per andarli a vedere. Sarà una mia colpa, è vero, io ho sbagliato, l’ho sempre ammesso e sono qua. Però che c’entra trattare i familiari in modo disumano?".

Donna scomparsa a Crema, corpo non è in cisterna liquami

cms_18780/beccalli_sabrina_fb.jpg

Il corpo di Sabrina Beccalli non era all’interno nella cisterna di liquami di Vergonzana (Cremona) dove nelle ultime 24 ore si sono concentrate le ricerche degli investigatori. Lo svuotamento della vasca si è concluso oggi senza pertanto risolvere il giallo del cadavere della 39enne di Crema, scomparsa dal giorno di Ferragosto. Al momento non ci sono ulteriori novità sul fronte dell’indagine, spiegano gli inquirenti, che nelle prossime ore faranno il punto della situazione con il pm Lisa Saccaro e poi vedranno il da farsi.

Non sembrano esserci dubbi, invece, sulla pista seguita, ossia quella dell’omicidio volontario. Una delle ipotesi in campo è che Sabrina possa essere stata uccisa per aver rifiutato delle avance sessuali del suo amico Alessandro Pasini, il 45enne fermato che si trova tuttora in carcere con l’accusa di omicidio e di distruzione del cadavere. Gli inquirenti sono convinti che la donna sia morta a seguito di un atto violento nell’abitazione dell’ex convivente di Pasini, che era in vacanza in Sicilia ed è estranea ai fatti. Nell’interrogatorio di garanzia il 45enne ha detto invece che l’amica sarebbe morta per un malore o di overdose.

I Ris nei giorni scorsi hanno effettuato dei sopralluoghi e rilievi scientifici nell’appartamento dell’ex convivente di Pasini e i risultati sono attesi nei prossimi giorni. Nella stessa abitazione gli inquirenti hanno trovato un tubo del gas tagliato. "Poteva essere una strage, poteva saltare tutto" ha spiegato ieri il tenente colonnello Lorenzo Carlo Maria Repetto, a capo del comando operativo dei carabinieri di Cremona.

Quando i vigili del fuoco e i carabinieri sono entrati il 19 agosto, infatti, il gas era in circolazione già da quattro giorni. Un interruttore acceso, quindi, sarebbe bastato a far saltare in aria l’intera palazzina dove vivono altre persone. Al giallo del cadavere ancora non trovato si aggiunge poi la testimonianza di una vicina di casa dell’ex convivente di Pasini che ha riferito agli investigatori di avere udito, all’alba di Ferragosto, delle urla di donna che chiedeva aiuto.

Trento,carabiniere aggredito da un orso

cms_18780/Orso_marsicano_fg.jpg

Un carabiniere di 24 anni, in servizio nella Stazione di Andalo, in provincia di Trento, è stato aggredito da un orso ieri sera, intorno alle 23, mentre passeggiava in compagnia di un’altra persona. Il militare è stato soccorso inizialmente da un’ambulanza, e poi portato al pronto soccorso.

"Il carabiniere ha riportato tante ferite, dalla testa ai piedi, ma per fortuna non sono profonde. - spiega il sindaco di Andalo, Alberto Perli, all’Adnkronos - L’orso, che già da tempo pare si facesse vedere vicino alle abitazioni, avrebbe attaccato il ragazzo senza motivo. Grazie alla grande professionalità e capacità di intervenire dei tecnici della Forestale locale è stato possibile fermare l’orso, portato presso il Centro di Casteller", conclude Perli.

"Un esemplare di giovane orso, con ogni probabilità M57, si è reso protagonista nella serata di ieri di un attacco a un uomo ad Andalo, nei pressi del laghetto alle porte del paese, buttandolo a terra e provocandogli diverse ferite. Il presidente della Provincia ne ha quindi disposto la cattura, eseguita dal personale del Corpo forestale coadiuvato anche dai Vigili del fuoco e dai carabinieri di Andalo, che nel corso della notte hanno individuato l’esemplare di 121 chili, mentre si alimentava in alcuni cassonetti, incurante delle luci e della presenza di persone, sempre all’ingresso del paese di Andalo, in direzione Fai, e ha provveduto a narcotizzarlo. L’orso è stato quindi trasportato al Casteller", fa sapere in una nota la Provincia Autonoma di Trento.

L’esemplare, dunque, sarebbe M57, che nei mesi scorsi aveva già manifestato una indole estremamente confidente nei confronti dell’uomo, destando preoccupazione e venendo quindi monitorato nelle sue azioni. L’orso aveva infatti seguito molto da vicino degli escursionisti nei boschi dell’altopiano della Paganella, aveva fatto incursione nei centri abitati e aveva più volte rovistato nei cassonetti in cerca di cibo.

"L’aggressione - si legge ancora nella nota - secondo le testimonianze raccolte dai due, è stata improvvisa, senza provocazione: è avvenuta nei pressi del lago-biotopo che d’inverno è anche utilizzato come pista di fondo. L’area è adiacente a diverse attrezzature sportive ed è un punto di attrazione molto frequentato dai turisti. La cattura è avvenuta quando l’orso era ancora intento a rovistare nei cassonetti della spazzatura, in free ranging (sparando il narcotico all’orso libero) verso le 4 del mattino, con il supporto del personale veterinario specializzato. Le operazioni sono state seguite anche dal sindaco di Andalo, oltre che dal presidente della Provincia che è rimasto in collegamento costante con i forestali. Nei prossimo giorni verranno effettuate le analisi genetiche a partire dai vestiti che indossava la persona aggredita, al fine di stabilire con certezza l’identità dell’orso".

Maltempo e allagamenti in Veneto, Verona la più colpita

cms_18780/Veneto_maltempo_fi_23ago_2.jpg

Oltre 220 le chiamate di soccorso alle sale operative dei vigili del fuoco di Verona, Vicenza e Padova per il forte nubifragio che nel tardo pomeriggio ha colpito le tre province, provocando enormi danni per allagamenti, cadute di rami e piante .

Il personale in servizio nei tre comandi è stato al momento raddoppiato con la chiamata di personale libero dal servizio e il trattenimento di quello smontante e supportato dalle colonne mobili dei comandi limitrofi non interessati dal maltempo. A Verona sono state registrate 110 richieste, a Vicenza 50, e a Padova 60.

cms_18780/1.jpgLa provincia di Verona la zona più colpita per la caduta di alberi e allagamenti, a supporto dei vigili del fuoco scaligeri anche squadre delle colonne mobili dei comandi di Venezia e Rovigo. Oltre alla città di Verona interessati i comuni di Pietro in Cariano, Castelnuovo del Garda, Lazise, Pescantina, Bussolengo, Sant’Ambrogio di Valpolicella.

Nella provincia di Vicenza interventi dei vigili del fuoco dovuti al forte vento e pioggia per la caduta di rami, alberi e allagamenti. Oltre alla città berica interessati i comuni di Thiene, Pojana Maggiore, Torri di Quartesolo, Orgiano, Thiene, Costabissara, Zanè, Altavilla, Piovene Rocchette, Orgiano, Costabissara. Nella provincia di Padova i vigili del fuoco stanno operando sempre per danni da vento e pioggia a Pernumia, Villafranca Padovana, San Pietro in Gu, Carmignano del Brenta, Fontaniva, Monselice, San Giorgio delle Pertiche, Limena, Gazzo, Saletto Euganeo.

cms_18780/2.jpgLa Ss 51 di Alemagna, chiusa in seguito a una frana che aveva interessato il km 98,100, all’altezza di Cortina d’Ampezzo, è stata riaperta a senso unico alternato.

Il presidente del Veneto Luca Zaia sta per firmare la dichiarazione dello stato di crisi per il comune di Verona e altri comuni del Veronese, colpiti dal maltempo che ha causato danni a infrastrutture e opere pubbliche, imprese industriali e agricole e causato danni ai privati.

La situazione è in evoluzione e costantemente monitorata dalla Protezione Civile regionale che, in stretto collegamento col sindaco di Verona, ha mobilitato i propri volontari sul posto e fatto affluire nel capoluogo scaligero anche squadre da Vicenza e Rovigo. Non si esclude che nelle prossime ore, constatati i danni provocati dall’ondata di maltempo, il decreto sullo stato di crisi possa essere esteso anche ad altri comuni del Veneto.

Redazione

Tags:

Lascia un commento



Autorizzo il trattamento dei miei dati come indicato nell'informativa privacy.
NB: I commenti vengono approvati dalla redazione e in seguito pubblicati sul giornale, la tua email non verrà pubblicata.

International Web Post

Direttore responsabile: Attilio miani
Condirettore: Federica Marocchino
Condirettore: Antonina Giordano
Editore: Azzurro Image & Communication Srls - P.iva: 07470520722

Testata registrata presso il Tribunale di Bari al Nrº 17 del Registro della Stampa in data 30 Settembre 2013

info@internationalwebpost.org
Privacy Policy

Collabora con noi

Scrivi alla redazione per unirti ad un team internazionale di persone dinamiche ed appassionate!

Le collaborazioni con l’International Web Post sono a titolo gratuito, salvo articoli, contributi e studi commissionati dal Direttore responsabile sulla base di apposito incarico scritto secondo modalità e termini stabiliti dallo stesso.


Seguici sui social

Newsletter

Lascia la tua email per essere sempre aggiornato sui nostri contenuti!

Iscriviti al canale Telegram