MURI ANTI-MIGRANTI IN UE: PRESTO REALTÀ?
Dodici Paesi dell’Unione chiedono di costruire barriere fisiche alle frontiere
Dodici paesi Ue, di comune accordo, hanno chiesto alla Commissione europea la possibilità di ricevere dei finanziamenti con lo scopo di edificare dei veri e propri muri alle loro frontiere, così da evitare l’entrata irregolare dei flussi migratori provenienti da Africa, Medio Oriente e dalla Bielorussia, soprattutto considerato il notevole aumento, dopo l’insediamento talebano, di sfollati in fuga dall’Afghanistan.
Austria, Cipro, Danimarca, Grecia, Lituania, Polonia, Bulgaria, Repubblica Ceca, Estonia, Ungheria, Lettonia e Slovacchia hanno dichiarato: "Le barriere fisiche sembrano essere un’efficace misura di protezione che serve gli interessi dell’intera Ue, non solo dei Paesi membri di primo arrivo. Questa misura legittima dovrebbe essere finanziata in modo aggiuntivo e adeguato attraverso il bilancio Ue come questione prioritaria".
Ylva Johansson, commissaria agli affari interni della commissione Von Der Leyen, al suo arrivo all’incontro in Lussemburgo ha invitato la Grecia a svolgere indagini approfondite viste le accuse relative ai respingimenti violenti avvenuti al confine croato e anche alla frontiera greca: “Nella mia discussione con il primo ministro della Grecia ho chiarito che non accetterò che il Paese non svolga indagini su tali accuse. Dobbiamo proteggere le nostre frontiere esterne ma dobbiamo anche preservare i nostri valori e i diritti fondamentali. Tutti gli Stati membri hanno la responsabilità di agire in linea con la reputazione di tutta l’Europa. La Croazia ha fatto la cosa giusta aprendo le indagini e mi aspetto che la Grecia faccia la stessa cosa”.
Da Atene ha replicato il ministro alla Migrazione, Notis Mitarachi, dicendo che sono molto preoccupati per la situazione in Afghanistan e per le possibili migrazioni. Il Paese, infatti, ha dato sostegno e accoglienza su base volontaria, ma sostiene fermamente che bisogna trovare una soluzione comune a livello europeo, sollecitando anche un Patto su migrazione e asilo. “I flussi sono una sfida per tutta l’Unione e devono essere condivisi in modo equo da tutti gli Stati membri” ha fatto sapere. Innegabile è il fatto che l’Europa "ha bisogno di adeguare il quadro giuridico esistente alle nuove realtà".
La Johansson ha poi ribadito più volte: "Bisogna rafforzare la protezione dei nostri confini esterni, alcuni Stati membri hanno costruito recinzioni e strutture di protezione e ne hanno il diritto. Se occorre utilizzare i fondi Ue per fare questo, devo dire no". Della stessa idea il ministro svedese alla Giustizia e Immigrazione, Morgan Johansson, che non ha firmato la lettera: “Non ci sono norme che impediscano agli Stati Ue di aumentare la propria protezione fisica alle frontiere. Se i governi lo vogliono fare, sta a loro decidere”, ha dichiarato apertamente.
Il ministro dell’Interno spagnolo, Fernando Grande-Marlaska, ha sottolineato la necessità che ha l’Europa di “una cooperazione trasversale, dove non sia solo considerato l’ambito della sicurezza”.
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