MRAN KHAN ACCUSATO DI TERRORISMO
L’ex premier pakistano rischia l’arresto dopo essersi scagliato contro la polizia durante un comizio
Quando si suole dire “una parola è poca, ma due sono troppe”. Imran Khan l’ha scoperto sulla sua pelle, completando una tripletta poco onorevole: ad aprile gli è stata ritirata la fiducia dal Parlamento, dopo di che è gli è stato tolto il trono di Primo ministro, e adesso sulla sua testa pende l’accusa di violazione delle leggi antiterrorismo. Un altro adagio recita che “un indizio è un indizio, due indizi sono una coincidenza ma tre sono una prova”. Quale prova? Che le intenzioni dell’ex premier di riconquista del potere in Pakistan si scontrano con la realtà dei fatti. Ma prima di continuare con la nostra storia riavvolgiamo il nastro, tracciando anche un profilo del protagonista odierno. Irman Ahmed Niazi Khan, nato a Lahore il 5 ottobre 1952, è uno dei più importanti politici pakistani. Ha ricoperto, come ventiduesimo nella successione, la carica di Primo ministro della Repubblica Islamica del Pakistan dal 18 agosto 2018 ad appunto il 10 aprile del 2022. L’altra posizione che lo delinea come profilo pubblico è quello di Presidente del Movimento per la Giustizia del Pakistan, creata il 25 aprile 1996 e il cui mandato non si è ancora estinto.
Le sue peculiarità sono essenzialmente due: è entrato in politica, anche se questo si è già visto con alcuni calciatori, dopo essersi ritirato dal cricket e promuove anche attività filantropiche attraverso l’Università di Bradford di cui è anche rettore. Che cosa è successo, quindi, ad un personaggio che a prima vista può sembrare rispettabile? Nella giornata di sabato, durante un comizio tenuto a Islamabad, ha rivolto parole molto poco lusinghiere nei confronti della polizia e di una giudice. Per lui sono colpevoli di aver “arrestato e torturato” un suo stretto collaboratore: “prenderemo provvedimenti contro di voi”. Le forze dell’ordine, nel loro rapporto, non ci vanno neanche loro leggere: “lo scopo del discorso era diffondere il terrore tra la polizia e la magistratura, impedendo loro di fare il proprio dovere”.
Le conseguenze sono ancora da definire, in quando Khan non è stato arrestato e quantomeno fino a giovedì dovrebbe avvalersi della libertà vigilata. L’ora messa in dubbio rispettabilità dell’ex premier non vacilla tra i suoi sostenitori: “se Imran Khan viene arrestato prenderemo il controllo di Islamabad con il potere del popolo, lui è la nostra linea rossa”, avvertono minatori Ali Amin Gandapur e Fawad Chaudry, ex ministro del Gabinetto e precedente capo del ministero dell’Informazione. Da quella mozione di fiducia che gli è costata il tetto del suo Paese, Khan ha ricevuto una serie di manifestazioni di sostegno, tra cui una protesta del suo popolo. E ora con i suoi comizi non esattamente tranquilli si è posto l’obbiettivo di riprendersi ciò che sente suo. Appuntamento alle elezioni, dunque, agosto 2023.
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