MILANO FASHION WEEK
COLLEZIONI PRET-A-PORTER FALL-WINTER ‘19/’20

Dopo New York e Londra il fashion system ha fatto tappa a Milano, la capitale italiana della moda e del made in Italy per poi raggiungere Parigi dove questo intenso fashion month dedicato alle collezioni e tendenze per il prossimo inverno avrà fine. Questa settimana milanese ha avuto numeri impressionanti che hanno fatto impallidire le precedenti fashion week, sessanta sfilate, ottant’uno presentazioni, quattro presentazioni solo su appuntamento e ben trentatré eventi per un totale di cento settantatré collezioni presentate. Sono tornati in calendario la maison Bottega Veneta e la maison più amata dai millennial Gucci. Molte le maison che hanno sfilato CO-ED, ossia hanno scelto di presentare le collezioni uomo e donna assieme in un’unica sfilata come ha fatto Giorgio Armani, Missoni, Moncler, Antonio Marras, Byblos, Salvatore Ferragamo, Roberto Cavalli e tante altre. Il presidente della Camera Nazionale della Moda Italiana, Carlo Capasa ha dichiarato di sentirsi pienamente soddisfatto di questa fashion week che ha portato alla ribalta internazionale il meglio del made in Italy dando anche un importante spazio e sostegno ai nuovi designer.
Il ritorno più atteso, dopo lo stop della scorsa edizione, è stato quello della maison Gucci che apre la fashion week meneghina all’insegna del gotico con sfumature dark. Il designer Alessandro Michele porta in passerella modelle e modelli con maschere inquietanti e senza espressione decorate da borchie appuntite, metafora delle maschere che decidiamo di indossare nella vita per l’inera esistenza o solo per brevi momenti. Anche la location è stata inquietante, il soffitto e il pavimento sono stati interamente rivestiti da specchi riflettenti con delle luci fortissime che si accendevano ad intermittenza. Per quanto riguarda la collezione vera e propria si vede il “solito” Michele che evidentemente piace ai millennial e quindi non si cambia, sfilano capi dissacranti, contraddittori senza un fil rouge se non una labile eco agli anni ’80 che si percepisce nelle giacche oversize dalle spalle strutturate, le nuance fluo da mescolare tra loro. Sulla passerella Gucci i capi iconici sono stati la stampa rettile in tessuto spalmato, il tanto velluto soprattutto negli accessori, i pantaloni a vita alta, ampi e con polsino sul fondo. L’accessorio più inquietante è stato il choker in pelle nera con borchie appuntite come spilli, quello più chic il cappello in velluto stile Robin Hood. Come ho sempre scritto la moda del Alessandro Michele va assunta sempre a piccole dosi altrimenti si rischierebbe di andare in overdose da too much.
Anche se il mood di partenza è lo stesso, gli anni ’80 sulla passerella della designer Alberta Ferretti si respira tutt’altra atmosfera rispetto a quella respirata da Gucci. La collezione quasi tutta giocata sul total black e sul total white con i bagliori del lurex e del lamé cerca di stravolgere il concetto di romanticismo da sempre ingabbiato in tessuti impalpabili, stampe floreali e ruches portando in passerella una cow girl sofisticata e super chic. La stessa designer al termine della sfilata ha dichiarato che continua ad amare la donna romantica da sempre rappresentata dalle sue collezioni, ma oggi la donna non è solo romanticismo, ma anche forza e determinazione. E’ stata una collezione glamour, sorprendente e che ha voluto superare il cliché che da sempre etichetta la designer: Alberta Ferretti uguale long dress preferibilmente floreale, dal prossimo inverno non sarà più così.
Sulla passerella della maison Max Mara va in scena una boss lady, sicura di sé, ma estremamente glamour, anche per il designer Ian Griffiths il fil rouge sono gli anni ’80 per i suoi capi dalle spalle importanti, i tagli oversize e il piglio deciso che avevano le donne in carriera di quegli anni. In passerella sfilano tutti i codici della maison come la sua amatissima nuance cammello, i long coat modello vestaglia, ma anche per Max Mara vince il look monocromatico (che si sta prepotentemente affermando come trend per il prossimo inverno). L’outfit rivoluzionario che tutte le fashion addicted adoreranno sarà quello di indossare il cardigan sul cappotto corto, in passerella c’è stata tanta pelle in stampa cocco come i meravigliosi cuissardes in nuance con i capi della collezione, morbidi maxi pull in lana mohair di stampa animalier, tanta stampa tartan e una palette colori vivida e originale che indossata in total look è un vero spettacolo per gli occhi. Finalmente si vede in passerella una collezione per vere signore fashioniste e non solo capi da millennial, una collezione più “matura”, ma mai banale.
La location più chic di questa settimana della moda meneghina è stata senza alcun dubbio quella allestita dalla maison Fendi che ha ricreato l’interno di una clutch con le pareti che danno vita agli spalti per gli spettatori e l’intera passerella tappezzata di moquette beige con la doppia effe incisa su tutta la passerella. E’ stata una sfilata emozionale e una collezione testamento del designer Karl Lagerfeld da poco scomparso e omaggiato da una standing ovation e un inchino sincero e commosso al termine della sfilata da parte della designer Silvia Venturini Fendi. L’ultima collezione del designer rispecchia le sue predilezioni stilistiche come le spalle a pagoda dei capispalla, i grandi fiocchi, le gonne midi a pieghe in organza e le camicie dai colli alti e rigidi proprio come amava indossarle lui stesso. Il tocco della designer Fendi si ritrova nei colori accessi, negli stivali white in pelle lucida, nei capispalla in vinile super glossy e negli occhiali con lenti colorate modello mascherina, modello peraltro già un must have per questa primavera-estate.
E’ il grande spazio della Fondazione Prada ad ospitare il fashion show della maison, stessa location e stesso spazio che aveva già usato per la presentazione della collezione maschile, anche la collezione donna per molti versi ricorda quella maschile dello scorso gennaio. Anche per Prada come è stato per Gucci il mood della collezione è un mix di gotico, dark, military chic e bad romanticismo che si palesano nelle trecce alla Mercoledì della famiglia Addams sfoggiate dalle modelle, nei total look militari, ma anche nel pizzo e nelle stampe floreali per rendere (forse) meno pauroso e più glamour l’outfit. Questa è stata la collezione meno riuscita della designer Miuccia Prada perché troppo simile alle precedenti senza alcun elemento di novità, una collezione che non ha suscitato entusiasmo e che non è riuscita a portare in passerella nessun accessorio-feticcio per cui una fashion addicted potrebbe anche uccidere come sta accadendo per il cerchietto bombato in velluto proposto nella scorsa collezione dedicata alla prossima primavera-estate.
La location di cui tutti hanno parlato è stata quella del fashion show della maison Moschino e del suo geniale designer Jeremy Scott. E’ stato riprodotto un clone perfetto dello studio televisivo del popolare quiz show OK, il prezzo è giusto! nel quale le modelle presentano gli oggetti messi in palio che andavano da un aspirapolvere ad una fiammante Ferrari. Il designer ha dichiarato che la sua è stata una voluta riflessione sulla cultura di massa, sul gusto popolare, sul consumismo e sull’edonismo del superfluo senza però mai dimenticare che la moda è un gioco e tale deve restare e giusto per non prendersi troppo sul serio Jeremy Scott porta in passerella una mantella fatta da verdure, hamburger e purè. Tanto puro show, poca pura moda come già da tempo siamo soliti vedere nelle collezioni dello stravagante designer, non sono certa però che il compianto designer Franco Moschino sarebbe stato d’accordo con la direzione creativa imposta da Jeremy Scott alla maison da lui fondata.
Anche per la maison Versace come si è già visto sulle passerelle di Max Mara, Ferretti, Blumarine e tante altre la moda è finalmente cosa da donna e non esclusivamente cosa da millennial. Ad aprire la sfilata è stata l’ex top Shalom Harlow di anni quarantasei mentre a chiudere la sfilata è stata l’ex top Stephanie Seymour di anni cinquanta. Per la designer Donatella Versace continua il tuffo nell’archivio storico della maison riportando in passerella le iconiche spille da balia che hanno decorato anche la location, questa collezione è un perfetto mix and match tra grunge e puro lusso, tra passato e presente restando sempre in perfetto equilibrio tra trasgressione e normalità proprio come da sempre ama essere la donna Versace. Una collezione che punta su una palette forte caratterizzata da colori fluo mixati con l’iconica stampa barocca e la stampa tartan. Il capo da avere per tutte le fashioniste sarà la t-shirt che raffigura la designer immortalata dal grande fotografo, Richard Avedon nel 1995 per la campagna pubblicitaria per il lancio del profumo Blonde.
Nelle ultime collezioni della maison Roberto Cavalli non c’è più niente o quasi del mood imposto dal suo fondatore fatto di esibizione sfrontata, di stampe pitonate, maculate, stampe di flora e fauna sempre caratterizzate da colori sgargianti. La nuova direzione creativa del designer Paul Surridge è minimal, femminile, ma non sfrontata, oggi non è più un requisito indispensabile, mentre le ingombranti stampe cedono il passo, ma senza scomparire ad una stampa più astratta. La maison guarda al futuro cercando di tenere il passo con i cambiamenti dei tempi che inevitabilmente influenzano gusti e richieste del mercato del fashion.
Per re Giorgio quest’anno è la prima volta che fa sfilare le collezioni uomo e donna contemporaneamente scegliendo uno spazio più “intimo” come quello dell’Armani Silos, lo spazio espositivo della maison e non nel grande spazio Armani Teatro come da svariati anni è solito fare. E’ un momento di cambiamenti per Giorgio Armani che passa soprattutto attraverso i colori, se nella scorsa collezione di haute couture ci ha piacevolmente sorpresi con il connubio di colori vibranti come il rosso lacca e il blu royal, in questa collezione punta tutto sul connubio più discusso del fashion system, blu e nero. Se per tanti questo è un matrimonio che non sa da fare per re Giorgio è un matrimonio perfetto e reso sublime dal suo tessuto d’elezione, il velluto. Davvero chic i pantaloni alla cavallerizza anche per la jumpsuit ed anche re Giorgio cede all’ossessione che ormai hanno tutti i designer, la monospalla che non solo sarà la protagonista assoluta di quest’estate, ma anche del prossimo inverno…parola di Giorgio Armani e se lo dice lui c’è da crederci.
La maison Laura Biagiotti è una piacevole sorpresa perché con questa collezione non cerca di vincere facile puntando tutto sul total white da sempre il suo tratto distintivo, ma cerca nuovi tormentoni iconici come la logomania e le stampe paisley in versione total look e dai colori vibranti. Per le fedeli clienti però non tutto è perduto, il finale di sfilata è tutta dedicata al total white sempre di forte impatto visivo e di grande sapienza sartoriale. Per la designer della maison, Lavinia Biagiotti le fashion addicted nel prossimo inverno saranno ossessionate dal logo ostentato, dai colori fluo, dalle spalle strutturate, dal satin, ma anche dall’ipnotico total white.
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