MATTARELLA-MELONI SU PNRR - Fisco - Maternità surrogata - Difesa lingua italiana

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Incontro Mattarella-Meloni al Quirinale: riflettori su Pnrr

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"Una lunga conversazione svoltasi in un clima di cordialità e collaborazione". Fonti del Quirinale definiscono così l’incontro a pranzo tra il Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, e quello del Consiglio, Giorgia Meloni. Un colloquio programmato, in agenda, anche alla luce del Consiglio europeo della settimana scorsa, e non fissato all’ultimo minuto, benché la stampa non ne fosse a conoscenza, aggiungono a palazzo Chigi, confermando che si è trattato di un confronto "molto positivo". Più lungo del previsto, tuttavia, tanto da far saltare la presenza del premier a Udine -per la chiusura della campagna elettorale di Massimiliano Fedriga a governatore-: Meloni ci sarà ma in collegamento, sfuma il ’tridente’ che la vedeva sul palco con i due vicepremier, Matteo Salvini e Antonio Tajani.

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Mattarella e Meloni hanno affrontato un ampio "giro d’orizzonte" per "il punto sull’azione del Governo e sui lavori del Parlamento". Particolare attenzione naturalmente è stata riservata al dossier Pnrr, dopo il mese ’supplementare’ concesso da Bruxelles all’Italia. Più volte il Capo dello Stato ha sottolineato che "il Piano nazionale di ripresa e resilienza è un appuntamento che l’Italia non può eludere" e che quindi "non possiamo permetterci di perdere questa occasione". Di qui l’invito "per tutti", rimarcato da ultimo la settimana scorsa, a "mettersi alla stanga".

A Palazzo Chigi, nel condividere quanto questo tema sia centrale per il Paese, parlano di una "cooperazione virtuosa" con il Colle, così come sugli altri dossier, vale a dire costi dell’energia, codice degli appalti (lasciando fuori, assicurano comunque dalla presidenza del Consiglio, il polemico botta e risposta delle ultime ore tra Lega e Anac) e questione migranti, in "un’ottica di governo di lungo periodo", vale a dire "fine legislatura".

D’altra parte, è noto che al Quirinale la difesa delle proprie prerogative costituzionali è sempre stata accompagnata dal rispetto per quelle di Governo e Parlamento, senza tralasciare in ogni caso un’azione di moral suasion, considerata comunque più efficace se esercitata lontano dai riflettori.

Il via libera di ieri da parte del Capo dello Stato al decreto legge sulle bollette contenente anche le norme sul cosiddetto scudo fiscale, non può quindi far dimenticare, ad esempio, le preoccupazioni che manifestò qualche settimana fa promulgando la legge di conversione del decreto legge ’Milleproroghe’, quando espresse rilievi sulla proroga per le concessioni balneari e sulla tendenza, soprattutto in sede di esame parlamentare, "a soddisfare esigenze normative eterogenee rispetto al contenuto originario dei singoli provvedimenti" varati dal Governo.

Di qui anche l’apprezzamento per "l’iniziativa che il presidente del Consiglio dei ministri ha di recente assunto, in dialogo con i presidenti delle Camere, sottolineando l’abuso della decretazione d’urgenza e la circostanza che i decreti-legge siano da tempo divenuti lo strumento di gran lunga prevalente attraverso il quale i Governi esercitano l’iniziativa legislativa. Come ha osservato il presidente del Consiglio, un’inversione di tendenza -notava in quell’occasione Mattarella- potrà aversi con il recupero di un’adeguata capacità di programmazione legislativa da parte del Governo e di una corrispondente attitudine del Parlamento a consentire l’approvazione in tempi ragionevoli dei disegni di legge ordinaria".

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Fisco, Meloni: "Noi non facciamo condoni"

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"Il modo più efficace per combattere è avere tasse giuste, da uno Stato che si dimostra amico. La repressione da sola non basta". Così Giorgia Meloni, in una diretta social per ’gli appunti di Giorgia’. "L’opposizione dice cha abbiamo previsto un condono, ma noi condoni non ne facciamo", spiega Meloni parlando delle norme sull’omesso versamento in una diretta social per ’gli appunti di Giorgia’.

Nel decreto approvato in Cdm "c’è anche una norma che proroga i termini per regolarizzare la propria posizione a chi ha un contenzioso", ricorda la premier. "C’è una norma che adegua alla nostra tregua fiscale le norme penali, si è fatta molta confusione, l’opposizione dice che abbiamo introdotto un condono tributario penale, è falso, noi condoni non ne facciamo", insiste Meloni. "Con la tregua fiscale è prevista la rateizzazione e noi adeguiamo questa norma, stabilendo che il processo rimane sospeso fino a quando l’Agenzia delle entrate non dice che le rate le stai pagando regolarmente".

"Alla fine di questo lavoro avremo un fisco nuovo, dopo 50 anni, l’ultima riforma è stata fatta prima che io nascessi", sottolinea. "Il primo obiettivo è quello di abbassare le tasse", aggiunge.

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Maternità surrogata, Tajani: "Corpo donna non è forno sforna patate"

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"Non si può sfruttare la donna: non è una macchinetta delle sigarette. L’utero di una donna non deve essere utilizzato per sfornare figli come se fosse un forno dove si sfornano le patate arrosto. Le donne non è che possono decidere sull’utero in affitto, non si può mercificare il proprio corpo”. Così il vicepremier Antonio Tajani, a margine della chiusura della campagna elettorale di Massimiliano Fedriga. "Al Parlamento Ue rispondo che le regole si scrivono in Italia: non è una questione di competenze europee. Il parlamento non stava legiferando, ha dato un’opinione a maggioranza: se si vogliono cambiare le regole bisogna cambiarle in Italia".

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’Difesa della lingua italiana’, la proposta di legge: multe fino a 100mila euro

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Multe da 5.000 a 100.000 euro per chi non utilizza la lingua italiana nella fruizione di beni e di servizi, nell’informazione e nella comunicazione, nelle attività scolastiche e universitarie, nonché nei rapporti di lavoro e nelle strutture organizzative degli enti pubblici e privati. Lo stabilisce la proposta di legge di Fratelli d’Italia, a prima firma Rampelli, ’Disposizioni per la tutela e la promozione della lingua italiana e istituzione del Comitato per la tutela, la promozione e la valorizzazione della lingua italiana’. Otto articoli per garantire tutela, valorizzazione e utilizzo della lingua italiana, sanzioni comprese.

Obbligo, a partire dagli enti pubblici, ma anche i privati non fanno eccezione: sigle e denominazioni delle funzioni ricoperte nelle aziende che operano nel territorio nazionale devono essere in lingua italiana (è ammessa l’eccezione solo in assenza del corrispettivo in lingua italiana) così come regolamenti interni e documenti destinati ai dipendenti. Insomma: "Gli enti pubblici e privati sono tenuti a presentare in lingua italiana qualsiasi descrizione, informazione, avvertenza e documentazione relativa ai beni materiali e immateriali prodotti e distribuiti sul territorio nazionale" e "ogni tipo e forma di comunicazione o di informazione presente in un luogo pubblico o in un luogo aperto al pubblico ovvero derivante da fondi pubblici e destinata alla pubblica utilità è trasmessa in lingua italiana", stabilisce l’articolo 2.

A motivare la necessità di questa proposta, il ’rischio estinzione della lingua italiana: "Secondo le ultime stime - si legge nel testo della pdl - dal 2000 ad oggi il numero di parole inglesi confluite nella lingua italiana scritta è aumentato del 773 per cento", un dato che viene giudicato dai proponenti come una "infiltrazione eccessiva di parole mutuate dall’inglese, che negli ultimi decenni ha raggiunto livelli di guardia", "forestierismi ossessivi" che rischiano "nel lungo termine, di portare a un collasso dell’uso della lingua italiana fino alla sua progressiva scomparsa".

Non solo: "Chi parla solo l’italiano oggi rischia il fallimento dell’incomunicabilità", si legge ancora nel la proposta."Non è più ammissibile che si utilizzino termini stranieri la cui corrispondenza italiana esiste ed è pienamente esaustiva". A controllare, ci sarà il Comitato per la tutela, la promozione e la valorizzazione della lingua italiana, concepito come un organismo di ausilio al Governo nazionale e "la violazione degli obblighi di cui alla presente legge comporta l’applicazione di una sanzione amministrativa consistente nel pagamento di una somma da 5.000 euro a 100.000 euro".

Daniela Diaferio

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