MARCOS JR. VERSO LA VITTORIA
Filippine: secondo i sondaggi il figlio del dittatore potrebbe ottenere oltre la metà dei voti

Altro giro, altra cosa, nuovo Paese chiamato a votare. Anche nelle Filippine si aprono le urne: partono le votazioni per eleggere il nuovo presidente. Il rischio, perché mettendosi nei panni della popolazione di tale si tratta, è che Ferdinand Marcos jr. sia nettamente favorito. Il nome non dovrebbe dire nulla di nuovo, almeno non lo è per il popolo di Manila e dintorni: trattasi infatti del figlio del defunto dittatore Ferdinand Marcos. Il timore, dunque, è il possibile instaurarsi di un regime totalitario come già successo in passato. In un’epoca dove si combatte strenuamente per i diritti umani sarebbe l’ultima cosa da auspicarsi. Circa 67 milioni di filippini e filippine sono stati chiamati e state chiamate a votare, all’incirca tra le ore 6 e le ore 19 locali, anche per altre importanti cariche: vicepresidente, deputati, metà dei senatori, ottantuno governatori di provincia e alti funzionari locali. Oltre Marcos figlio sono nove i candidati ancora in corsa per succedere a Rodrigo Duterte come capo di Stato.
Il turno è unico, per cui è necessaria la sola maggioranza per vincere. Ferdinand jr. sembra sulla buona strada per riportare al potere la dinastia caduta quarant’anni dopo il suo esilio. La stima prevista è una maggioranza di ben 20-30 punti percentuali. Dalla padella alla brace, quindi? Forse. Il governo di Duterte è stato autoritario, ma chi potrebbe succedergli potrebbe andarci ancora più pesante con la forma di governo. Questa è legittimamente la paura più grande di attivisti per i diritti umani, capi della Chiesa cattolica e analisti politici. Anche perché la vittoria di Marcos jr., 64 anni, è prevista con più della metà dei voti. Il presidente uscente è impossibilitato alla rielezione in quanto la costituzione filippina prevede un solo mandato, ma il figlio di Ferdinand Marcos ha già dato prova che un suo regime potrebbe seriamente a rischio la già fragile democrazia filippina: gli anni di dittatura del padre, avvenuti tra gli anni Sessanta e Ottanta, sono stati presentati come un “periodo d’oro” per le Filippine.
La campagna elettorale è stata anche intelligente: Bongbong, soprannome di Marcos figlio, si è avvalso prevalentemente dei social media; in questo modo si è rivolto anche ai suoi concittadini più giovani, che non hanno esperito nulla della dittatura del padre. La candidata più accreditata per evitare che si torni al passato è l’attuale vicepresidente uscente Leni Robredo: avvocata per i diritti umani, con esperienza anche in organizzazioni non governative, si presenta alla corsa presidenziale come erede della parte di storia democratica del suo Paese, quella parte di storia che causò la destituzione di Marcos. Una storia che vuole rafforzare una democrazia che lotta sempre più disperatamente per la sua sopravvivenza.
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