L’ultima Regina del Regno di Napoli

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cms_21667/1.jpgLa strenua e commovente difesa di Gaeta (le fu tributato l’onore delle armi) durante la guerra per l’Unita’ d’Italia fu indissolubilmente legata alla bella Regina Maria Sofia.

Gaeta era l’ultimo baluardo del Regno di Napoli e la Regina decise di vender cara la pelle: pur avendo esercitato il potere assoluto, insieme al marito, difese il proprio regno con grande umanita’.

cms_21667/2.jpgCosì cominciò a far visita ai malati, tutto il giorno, a suo rischio e pericolo, mentre le pallottole le fischiavano intorno. I malati sapevano che lei poteva arrivare da un momento all’altro sbucando come un angelo in quell’inferno.

La vecchia educazione anticonformista impartitale dai suoi, specie, da suo padre, esplose in barba al cerimoniale spagnolo e a sua suocera.

Si era mai visto una Regina in persona che andava in giro tra i malati più gravi e meno gravi per una parola di conforto a tu per tu? Ma se decideva una cosa era quella.

Naturalmente quando arrivò a Napoli, si rese conto che la sua mentalità era ben diversa da quella napoletana.

Se da un lato ci si dovette adattare, dall’altro non resisteva a provocare il conformismo della suocera: per esempio si metteva comoda e si fumava un sigaro oppure praticava vari sport: il più “peccaminoso” era senza dubbio il nuoto. Come poteva mai essere vestita per nuotare? Di certo non poteva indossare molto. Eppure andava regolarmente a tuffarsi.

Ormai erano in tanti, sparsasi la voce, assiepati là intorno, ad aspettare "o zuomp"..E così, allo stesso modo, si "tuffò" in quest’ultima impresa: lei era la sorella della famosissima Sissi, quella dei film, per intenderci. Né a lei, né alle altre sorelle mancarono mai bellezza e coraggio…

cms_21667/3.jpgLei era la quinta degli otto figli del Duca Massimiliano Giuseppe in Baviera e della moglie Ludovica la quale, sapendo che un futuro importante aspettava alcune delle sue figlie, cercava disperatamente di far conoscere loro un minimo di etichetta e di contegno che avrebbero poi dovuto osservare. Ma, alle figlie, queste raccomandazioni da un orecchio gli entravano e dall’altro gli uscivano.

Anche Maria Sofia ricorderà, come le sorelle, la loro infanzia felice in totale libertà insieme ad un personaggio straordinario: il loro padre. Egli educò i propri figli e specialmente le figlie in modo del tutto anticonformista. Andava a caccia con le figlie per cui avevano imparato a cavalcare sia con la luce che col buio. Aveva insegnato loro vari sport: equitazione appunto, scherma, nuoto e lunghe passeggiate in montagna.

Avevano sempre un’opinione personale su tutto e non se ne stavano in un angolino come le altre nobildonne che si interessavano solamente di canto e di pianoforte.

Quando, nel 1858, Maria Sofia si fidanzò ufficialmente con Francesco di Borbone, chiese al padre se avesse sue notizie e cosa ne pensasse. E quello spirito libero del padre rispose: Francamente? E’ un imbecille!”

cms_21667/44.jpgDiciamo che l’educazione del futuro sovrano gli era stata impartita dalla bigotta e severissima madre, Maria Teresa ed era stata l’esatto opposto di quella di Maria Sofia.

Da ragazzo il povero Francesco, doveva dormire nella stessa stanza con un prete che aveva il compito di controllare che non facesse ..autoerotismo!!! Naturalmente crebbe timido, sempre insicuro, inadeguato e persino superstizioso.

cms_21667/5.jpgQuando, sposati per procura, nel 1859, finalmente vide la moglie, rimase pietrificato: lui non era granché, invece lei era bellissima, lucenti capelli castani ed occhi blu intenso!!!!!

Da quella stessa sera in poi, per anni, egli si coricò sempre tardissimo onde evitare “i doveri coniugali” perché si vergognava infinitamente e poi scappava come un ladro all’alba.

Finchè molti anni dopo lei non visse una grande storia d’amore con un ufficiale straniero dal quale ebbe due gemelle che furono poi separate. Le persone più vicine al Re gli dissero “Ti sta bene”. Fu così che il Re si dette da fare: ma nacque una bimba che poi persero piccolissima.

cms_21667/7.jpgIl regno era già perso anche quello, e la Regina, conosciuta come “l’eroina di Gaeta”,.rimase famosa per essere rimasta fino alla resa della città. Restò, incitando i soldati con medaglie e coccarde preparate da lei stessa e confortò i malati, sfidando ogni sorta di pericoli, passando impavida ovunque, anche dove infuriavano i combattimenti e, sia per mettere a proprio agio la gente e sia per muoversi con disinvoltura, indossava semplici vestiti popolani di taglio maschile.

“Franceschiello ,”ora avvertiva che questo vezzeggiativo era, da parte del popolo, affettuoso, mentre alla corte, era sempre stato uno sfotto’. Commosso dalla gente e dalla moglie, scrisse a Napoleone che la Regina era irremovibile: non voleva fuggire, voleva condividere la sorte con i suoi soldati fino alla fine. Fu forse l’unico momento in cui i reali si sentirono uniti. Gaeta, ultima roccaforte del regno e delle loro speranze, stremata e colpita al cuore, si arrese finalmente, e loro, con lei.

Moltissimi anni dopo, nel 1984, mio padre, settentrionale al 100% ma gaetano di adozione, fu invitato da Ferdinando di Borbone, alla cerimonia religiosa in seguito alla quale, gli ultimi reali del regno di Napoli, vennero riportati, da terra d’esilio, nella loro vecchia capitale. Mio padre ed altri quattro soci fondatori del Centro Storico Culturale di Gaeta, furono scelti perché, con l’aiuto degli altri amici, resero possibile parecchie mostre d’arte e di storia (andando su e giù tra Napoli e Gaeta e non solo), legate indissolubilmente a Gaeta ed ai suoi antichi regnanti.

Rossella Fioravanti

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